lunedì, novembre 25, 2013

Iene, sciacalli e pantegane



A poche ore dalla decadenza di Berlusconi si mobilita l'eversione - Lo zoo della destra irriducibile e golpista scende in campo in difesa del suo capobastone e minaccia le istituzioni - Oltre ai falchi e ai falchetti giunge l'ora delle pantegane

Lunedì, 25 novembre 2012
Mancano poche ore alla conclusione dell'ennesima puntata della fiction "Silvio Berlusconi: il caimano" e così, come in un qualsiasi sceneggiato, non mancano le sorprese a rendere più intensa l'ansia degli spettatori ed il confronto persino animoso tra chi s'attende una conclusione scontata e chi ipotizza scenari di riscossa per il personaggio chiave di questo serial ventennale.
Sì, perché la vicenda di Silvio Berlusconi ricalca in larga misura l'avvincente serial televisivo Dallas e del cattivo J. R. Ewing, potentissimo e perfido imprenditore nel campo petrolifero e maestro di intrighi d'ogni sorta, attaccato al potere come carta moschicida, al punto da escogitare qualunque trucco pur di non vederlo compromesso e di mettere in atto ogni sorta di nefandezza morale nei confronti dei propri familiari per raggiungere lo scopo.
J. R. Ewing è solo un modello di riferimento, ma la storia di Silvio Berlusconi, sceso in campo - come ama dire - nel lontano 1992 dopo l'ingloriosa fine del suo padrino Bettino Craxi per salvare l'impero mediatico che aveva costruito in poco meno di un quindicennio, ha molti risvolti in comune con i contenuti della soap opera; e le numerose volte in cui lo si è dato sul punto di cadere o addirittura per spacciato sono la conferma di una parabola di vita che accomuna l'immaginario e la realtà.
Cosa succederà adesso, dopo il prossimo 27 novembre, quando il Senato si riunirà per decretare la decadenza del tycoon di Arcore, è prematuro darlo per scontato, in quanto l'uomo ci ha dimostrato d'avere a disposizione risorse inimmaginabili per risorgere e restare saldamente al suo posto di leader politico indiscusso di una destra eversiva e nostalgica, capace di catalizzare le simpatie di una vastissima fetta di un elettorato variegato, in cui convivono anime contraddittorie.
Tuttavia e comunque vadano, la piega che  stanno assumendo le cose non lascia presagire nulla di buono. Non siamo di fronte solo ad un animato confronto tra quanti vorrebbero che Berlusconi s'inchinasse alla legge ed accettasse di farsi da parte in modo obiettivo e quanti criticano le risultanze di una sentenza definitiva  con toni da guerra civile. Lo scontro si fa di ora in ora sempre più cruento, alimentato dalle incredibili parole al vetriolo di un Berlusconi, che sembra aver perso la testa, e dagli interventi del solito drappello di sciagurati di cui si circonda.
«La decadenza è un colpo di stato, io non chiedo la grazia. Me la dia Napolitano», aveva affermato tra tante altre cose sabato un Berlusconi sull'orlo di una crisi di nervi alla convention dei giovani di FI, per poi aggiungere un minaccioso quanto inquietante «Reagiremo!». Ma se a parte qualche pungente battuta sui social, la vicenda sembrava si fosse chiusa ad esclusivo beneficio della platea dei giovani falchetti, in delirio per le rinnovate stupidaggini provocatorie del leader di FI, a distanza di qualche ora è arrivata la risposta del Quirinale, tirato in ballo proprio sulla questione di un provvedimento di grazia che, secondo l'arrogante interessato, dovrebbe essere concessa motu proprio dal Capo dello Stato.
 «Non ci le condizioni per l’intervento del Capo dello Stato» è stato il commento di Napolitano fatto pervenire per mezzo di un comunicato stampa. E ancora: «Non solo non si sono create  le condizioni per un eventuale intervento del Capo dello Stato sulla base della Costituzione, delle leggi e dei precedenti, ma si sono ora manifestati giudizi e propositi di estrema gravità, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni». Quanto poi alle possibili manifestazioni di dissenso anticipate da quel "reagiremo", che dovessero seguire il voto sulla decadenza, il Colle ha invitato «a non dar luogo a comportamenti di protesta che fuoriescano dai limiti del rispetto delle istituzioni e di una normale, doverosa legalità».
Questo comunicato è stato sufficiente a scatenare una mai vista reazione d'attacco al Presidente della Repubblica, che nei toni e nella volgarità delle insinuazioni è augurabile non rimanga senza conseguenze.
In questa latrina di dichiarazioni contro Napolitano -ben s'intenda, non difendiamo l'uomo, ma il ruolo che assolve, che in questa circostanza appare ineccepibile - sconcerta l'attacco a dir poco scomposto di Alessandro Sallusti, che in un editoriale su il Giornale di oggi, nel riassumere il suo punto vista, si fa portavoce del disgustoso e cieco livore che nutre una certa destra canaglia nei confronti delle istituzioni. Per comprendere a pieno di cosa si parli basterà leggere le velenose idiozie che il pennaiolo ha vergato in prima pagina: «Se qualcuno vorrà manifestare contro la decadenza di Berlusconi - aggiunge l'inquilino del Quirinale - stia ben attento ai modi e alle parole. Siamo all'avvertimento, all'intimidazione. Perché, presidente, a che cosa dovremo stare attenti? Chi scenderà in piazza mercoledì e magari nei giorni successivi che cosa rischia? La galera, il fermo di polizia, la schedatura come sovversivo? Ecco, allora si accomodi fin da subito perché le dico già ora che lei è il capo di una cospirazione che sta cercando di sovvertire la volontà popolare. Lei è un vecchio inacidito e in malafede indegno di occupare la più alta carica dello Stato. Lei vuole zittire milioni di italiani come ha zittito la Procura di Palermo che aveva trovato le prove delle sue malefatte. Lei ha il pallino di zittire i cittadini che manifestano per la libertà (le ricordo che ha sulla coscienza migliaia di ungheresi trucidati dai russi con il suo consenso morale e politico). Lei per scalzare Berlusconi ha comperato prima Mario Monti con la carica di senatore a vita, facendolo pagare a noi fin che campa. Fallita la missione ci ha riprovato comperando un pezzo della dirigenza PdL, quello più debole, compromesso e ricattabile. Ha taciuto sulle nefandezze della magistratura, ha venduto il Paese a Stati esteri, Germania in primis. Noi non ci faremo intimidire dalle sue minacce. Lei è un golpista, perché usa il suo potere al servizio della vecchia causa comunista oggi rivista e corretta in salsa lettiana. Noi scenderemo in piazza, contro la magistratura, contro la sinistra e contro di lei che rappresenta il peggio di questo Paese. Che le piaccia o no dovrà ascoltare. Come ai tempi dell'ascesa di Grillo, dirà che non ha sentito. E allora urleremo più forte. Perché noi, a differenza sua e dei suoi tristi cortigiani, siamo uomini liberi», . di dire immonde stronzate, aggiungeremmo noi.
Ah se Napolitano si fosse astenuto dal graziarlo dalla galere poco meno di un anno fa! Avremmo avuto agli arresti un uomo in più punito in nodo eccessivo per il reato commesso, ma almeno quell'uomo protervo oltre misura avrebbe pagato a duro prezzo le conseguenze di quelle leggi fasciste che il suo miserabile pensiero blandisce costantemente. Con l'augurio che questa volta la magistratura calchi la mano per chi non ha argomenti migliori che il vilipendio pur di difendere l'indifendibile.
 

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