domenica, gennaio 19, 2014

Il metodo Renzi per la legge elettorale



Inizia l'iter di preparazione della nuova legge elettorale - Renzi convoca Berlusconi nella sede del PD e s'intrattiene a colloquio con lui - Nel suo partito monta il dissenso e il malumore - La maggioranza pieddina condanna la scelta di aprire una trattativa con Berlusconi


Domenica, 19 gennaio 2014
Chissà che effetto gli avrà fatto varcare la soglia della caserma in cui svernano i fucilieri del PD, quelli che hanno composto il plotone d'esecuzione che l'ha impallinato quand'era  ancora spavaldo senatore di questa Repubblica decotta. E chissà se avrà finalmente trovato conferma il sospetto che mamma Rosa gli aveva inculcato fin da giovanetto sui comunisti che mangiano i bambini. Avrà sorpreso in un angolo Fassina intento a consumare un maritozzo con un neonato in bocca? O sarà passato davanti allo sgabuzzino in cui s'accatastano le tonache dei sacerdoti finiti nel ragù preparato per le feste dei feroci compagni, notoriamente ghiotti anche di carne di prete?
C'è chi sostiene che pur di guadagnarsi un immagine nella prima pagina di quei giornali da cui da troppo tempo manca sarebbe sceso pure al palazzo di Belzebù, dato che persino Soldini gli aveva negato l'imbarco come barzellettiere o mozzo su qual Maserati con cui ha trionfato nell'epica traversata da Città del Capo a Rio.
Certo è che, comunque si giri la frittata, l'indomito Silvio Berlusconi, l'avanzo di galera che non si decidono ancora a richiamare per fargli scontar la pena già incassata, ha vissuto ieri uno dei giorni più gloriosi della sua turbolenta esistenza. E di questa spampinata corona d'alloro che s'è ritrovato sul capoccione dal piumaggio posticcio deve ringraziare non un manipolo qualunque di compagni pentiti, ma il loro generale in testa, quel Matteo Renzi, un po' sbruffone e un po' guascone, che da qualche ora s'è insediato alla guida del PD e già di Copernico e delle sue rivoluzionarie teorie dichiara d'avere appreso tutto e si dichiara pronto a tradurle in realtà..
Così il vero padre dell'infame Porcellum, quell'immonda legge elettorale grazie alla quale l'Italia ha trasformato le istituzioni in ricettacoli di canaglie selezionate dai capi bastone dei singoli partiti, ha assunto ufficialmente da ieri il ruolo di statista d'alto rango con cui quella grossa fetta del Paese che a quel sistema s'era opposta s'è ritrovata costretta a contrattare, grazie al sindaco-segretario  Matteo Renzi.
Ma che Berlusconi abbia profittato del pallonetto improvvido di don Matteo per assestare lo smash, non sconcerta affatto: era lì a trastullarsi con Dudù e a sperimentare nuove posizioni per la redigenda nuova edizione aggiornata del Kāma Sūtra, negli intervalli in cui raccoglieva idee per il prologo a Le mie Prigioni e l'invito di Renzi è giunto come manna dal cielo. Potersi ripresentare al mondo e con un occhio ai suoi detrattori proferendo le famose parole del Marchese del Grillo: «Io so' io e voi non siete un cazzo» è stata un occasione senza prezzo.
Sull'altro versante il neo segretario del PD, un quasi quarantenne ambizioso dotato di un'arte oratoria simile a quella di Papa Francesco, - con la differenza che la sua si contraddistingue per la vuotaggine e il velleitarismo, - che spiazzando i suoi compagni di partito, il governo, cui il PD ha dato il presidente del Consiglio, e gli alleati, che con quel Primo Ministro condividono le scelte politiche,  che ha rivolto richiesta d'incontro al leader di FI per esaminare le proposte percorribili di modifica della legge elettorale bocciata dalla Consulta.
Naturalmente il segretario del PD non ha accolto l'ospite con una boccia di trielina in mano, ma con uno dei suoi sorrisi alla Bunny, scatenando così la contestazione del solito gruppo di sparuti contestatori, utili quando a mobilitarli è la nomenklatura, cialtroni quando assumono iniziative non concertate con i vertici.
Il risultato è stato di "forte convergenza sui criteri con cui riformare la legge elettorale e sulle riforme accessorie riguardanti il senato e il suo ruolo, le percentuali di sbarramento, la soppressione delle provincie, l'autonomia delle regioni e quant'altro il duetto ha individuato utile al funzionamento moderno dello stato. Due ore e passa di un cheek to cheek,  che adesso dovrà venir formalizzato nell'apposita direzione del partito e poi inviato al parlamento per la discussione.
Al momento non sono noti i particolari sull'argomento dell'incontro, ma il fatto che sia stato ammesso dallo stesso Renzi nella breve conferenza stampa tenuta a margine dell'incontro che le liste bloccate siano ritornate d'attualità, pur se con un numero di candidati assai più limitato rispetto ai listoni previsti nell'indecente legge abrogata dalla Corte Costituzionale lascia intuire un papocchio che ha già provocato qualche mal di pancia tra i piddini.
Fassina, certamente tra i più critici del neo segretario, non ha esitato ad affermare: «Non mi convince, è un Porcellum truccato, le liste restano bloccate. Noi vogliamo una legge elettorale con le preferenze e il doppio turno. Lunedì in direzione ci pronunceremo», dichiarazioni alle quali s'è associato lo stesso presidente del partito, Gianni Cuperlo, che nel prendere le distanze da una legge elettorale che preveda ancora l'ipotesi di liste bloccate, ha ritenuto opportuno sottolineare chiaro: «Il metodo non mi convince affatto».
E così per lo spavaldo sindaco di Firenze, che si ritrova a dover fare i conti anche in casa propria, i prossimi giorni non si presentano sereni, stretto com'è dal fuoco di sbarramento di Angelino Alfano ed il suo seguito e da una fronda interna che giorno dopo giorno accumula sempre più motivi di rancorosa vendetta.
Cosa farà il funambolo Renzi per superare la tempesta all'orizzonte? Una prima risposta verrà dalla direzione in programma il prossimo lunedì. Ma è certo che giungerà il momento in cui gli slogan altisonanti, le promesse di berlusconiana memoria, gli slalom verbali per evadere le risposte precise che gli richiede non solo chi gli ha dato fiducia alle primarie, ma anche gran parte del Paese, stanca delle farse e delle baruffe chiozzotte che hanno avvelenato il rapporto cittadino-politica in questi anni, dovranno lasciare il posto alla concretezza delle iniziative, pena la definitiva scomparsa anche del PD, già sfigurato da revisionismi e imborghesimenti oltre ogni limite consentito per poter continuare a dichiararsi di sinistra.



1 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

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