Il renziporcellum della vergogna
Scontro al vertice del PD per
l'approvazione del disegno di nuova legge elettorale - Cuperlo minaccia di
lasciare la presidenza del partito - Riparte sotterranea le guerra delle
correnti - Una legge da emendare in aula su vari punti - L'ala minoritaria del
PD dice no alle liste bloccate
Martedì, 21 gennaio 2014
Compito di chi scrive e s'occupa
di cronaca politica è innanzitutto riferire e, successivamente, esprimere una
critica che tiene conto di ciò che la gente, i cittadini, pensa in ordine
alle proposte o le decisioni assunte da coloro da cui è rappresentata.
Certamente non rientra nelle prerogative di chi fa informazione fornire formule,
anche se la critica di per sé costituisce un passo significativo affinché possano
essere assunte opportune correzioni nelle sedi deputate in cui le decisioni
vengono prese.
Con queste premesse entrare nel
merito del dibattito e delle proposte emerse sull'elaborazione della legge
elettorale, ieri discussa ed approvata nella direzione del PD, è fatto
importante, considerato che il disegno di legge è da oggi passato alla Commissione
della Camera per l'esame e l'introduzione di eventuali correzioni al testo da
sottoporre al dibattito e all'approvazione dell'Aula.
In prima battuta non può non
rilevarsi che al progetto legislativo, nato da un'intesa tra Matteo Renzi e
Silvio Berlusconi, rispettivamente segretario del PD e patron di Forza Italia,
manca un requisito di legittimità fondamentale, rappresentato dall'approvazione
della base del partito che da sempre si spaccia per democratico e, dunque,
un apertura al confronto con i vari livelli della sua organizzazione: Questo
passaggio a proposito della travagliatissima legge in questione non può affatto
ritenersi assolto dal confronto animato sviluppatosi nell'ambito della
direzione del PD, non fosse per la presenza di un peccato originale di
rilevante importanza nella sua composizione e per il risultato consuntivato dal
confronto con il quale il disegno è stato approvato.
In prima battuta, infatti, non va
dimenticato che sul piano squisitamente etico i parlamentari componenti quella
direzione sono figli di un Porcellum dichiarato illegittimo ed inviso ai
cittadini e, quindi su questo tema dare per rappresentativo quel consesso è
equivalso a infliggere l'ennesima pugnalata dirigista alla democrazia effettiva. In
seconda battuta, non può passare inosservato che il progetto è passato con il
voto di 111 componenti della direzione e l'astensione di 34 membri, cioè con una
percentuale prossima al 75% dei votanti, che la dice assai lunga sull'unitarietà d'intenti
presente all'interno del maggior partito nazionale.
Ma ciò che sconcerta maggiormente
sono il modo con il quale s'è pervenuti alla proposta approvata ed i
meccanismi previsti della legge medesima, che, senza mezzi termini, sebbene certamente
migliorativa del sistema precedente, puzza ancora di Porcello, più magro e con
un ombra di make-up per renderlo più presentabile.
Sulle modalità con le quali s'è
giunti alla sua formulazione già tanto è stato detto, e rimane del tutto
inoppugnabile che una riforma della legge elettorale è scandaloso sia stata
affidata al placet di quel Silvio Berlusconi, inquisito e in attesa di andare
in gattabuia, padre del Porcellum e da sempre fautore di un meccanismo
rappresentativo fondato sulla cooptazione dei candidati, sottoposti in tutta
evidenza al ricatto bieco dell'allineamento forzoso o all'ostracismo. Non può
non risultare sospetto a questo proposito che si riparli di liste bloccate, con
candidati-lacché asserviti alla volontà di colui che si riserva il diritto
assoluto di imporli. Poco rileva che lo spocchiosetto Renzi, per far digerire il
progetto al suo partito, abbia parlato di primarie con le quali individuare i
candidati del PD: il suo non è il solo partito che parteciperà ad una
competizione elettorale e, pertanto, la regola dovrebbe divenire cogente per
tutto il quadro politico, pena la cancellazione del sistema delle liste o
dei listini bloccati che dir si voglia.
Un altra inquietante ombra è
rappresentata dal previsto premio di maggioranza del 18%
per quella coalizione che dovesse acquisire almeno il 35% dei consensi
elettorali, sì da garantire la cosiddetta governabilità.
Francamente un premio così elevato,
sebbene regolamentato da una soglia minima di consensi rispetto al Porcellum,
ci pare azzardato, anche alla luce del precedente rilievo; mentre potrebbe
essere maggiormente digeribile qualora l'asticella della soglia fosse
ragionevolmente spostata più in alto. L'unica ragionevolezza, comunque, appare
essere il ricorso ad un ballottaggio qualora nessuno dei due partiti che hanno conseguito
il maggior numero di voti non raggiunga la percentuale prevista in soglia
minima.
Con queste premesse, gli sviluppi
sono un'incognita, poiché l'astensione registratasi all'interno della direzione
del PD lascia prevedere strascichi dagli esiti incerti. Senza contare, poi, lo
scontro tra Renzi e Cuperlo, proprio in quella sede, che, dovesse portare alle
dimissioni proprio del secondo dalla carica di presidente del partito,
aprirebbe sicuramente un pericolosissima frattura politica e potrebbe rappresentare l'epilogo di quella
diatriba divenuta palese con l'elezione del capo dello stato e,
apparentemente, andata in sonno con la conclusione delle primarie.
Rimane, infine, la questione
Grillo e M5S, che ha sparato a zero su tutte le proposte di Renzi ed ha
rifiutato di aprire un tavolo di negoziato sulla legge elettorale. Questo senza
alcun dubbio è l'ennesimo errore di un movimento privo di progetto ed incapace
di cogliere le opportunità per dimostrare al proprio elettorato che non è
andato in parlamento per occupare poltrone e garantire uno stipendio ai suoi
cittadini-onorevoli. Ma questo è un altro tema, sebbene quel comportamento
assottigli giorno dopo giorno il gradimento dell'elettorato e metta a nudo la
vocazione alle smargiassate e la scarsa dimestichezza con la politica del duo
Casaleggio-Grillo.
Noi ci auguriamo che in sede
d'esame e d'approvazione la Camera sappia trovare i giusti correttivi a quella
che si paventa come l'ennesima legge burla e antidemocratica, affinché non si
consumi nell'ennesimo trionfo di una legge mentecatta realizzata ancora una
volta per spartire poltrone in barba gli interessi del Paese.
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