martedì, gennaio 21, 2014

Il renziporcellum della vergogna



Scontro al vertice del PD per l'approvazione del disegno di nuova legge elettorale - Cuperlo minaccia di lasciare la presidenza del partito - Riparte sotterranea le guerra delle correnti - Una legge da emendare in aula su vari punti - L'ala minoritaria del PD dice no alle liste bloccate


Martedì, 21 gennaio 2014
Compito di chi scrive e s'occupa di cronaca politica è innanzitutto riferire e, successivamente, esprimere una critica che tiene conto di ciò che la gente, i cittadini, pensa in ordine alle proposte o le decisioni assunte da coloro da cui è rappresentata. Certamente non rientra nelle prerogative di chi fa informazione fornire formule, anche se la critica di per sé costituisce un passo significativo affinché possano essere assunte opportune correzioni nelle sedi deputate in cui le decisioni vengono prese.
Con queste premesse entrare nel merito del dibattito e delle proposte emerse sull'elaborazione della legge elettorale, ieri discussa ed approvata nella direzione del PD, è fatto importante, considerato che il disegno di legge è da oggi passato alla Commissione della Camera per l'esame e l'introduzione di eventuali correzioni al testo da sottoporre al dibattito e all'approvazione dell'Aula.
In prima battuta non può non rilevarsi che al progetto legislativo, nato da un'intesa tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, rispettivamente segretario del PD e patron di Forza Italia, manca un requisito di legittimità fondamentale, rappresentato dall'approvazione della base del partito che da sempre si spaccia per democratico e, dunque, un apertura al confronto con i vari livelli della sua organizzazione: Questo passaggio a proposito della travagliatissima legge in questione non può affatto ritenersi assolto dal confronto animato sviluppatosi nell'ambito della direzione del PD, non fosse per la presenza di un peccato originale di rilevante importanza nella sua composizione e per il risultato consuntivato dal confronto con il quale il disegno è stato approvato.
In prima battuta, infatti, non va dimenticato che sul piano squisitamente etico i parlamentari componenti quella direzione sono figli di un Porcellum dichiarato illegittimo ed inviso ai cittadini e, quindi su questo tema dare per rappresentativo quel consesso è equivalso a infliggere l'ennesima pugnalata dirigista alla democrazia effettiva. In seconda battuta, non può passare inosservato che il progetto è passato con il voto di 111 componenti della direzione e l'astensione di 34 membri, cioè con una percentuale prossima al 75% dei votanti, che la dice assai lunga sull'unitarietà d'intenti presente all'interno del maggior partito nazionale.
Ma ciò che sconcerta maggiormente sono il modo con il quale s'è pervenuti alla proposta approvata ed i meccanismi previsti della legge medesima, che, senza mezzi termini, sebbene certamente migliorativa del sistema precedente, puzza ancora di Porcello, più magro e con un ombra di make-up per renderlo più presentabile.
Sulle modalità con le quali s'è giunti alla sua formulazione già tanto è stato detto, e rimane del tutto inoppugnabile che una riforma della legge elettorale è scandaloso sia stata affidata al placet di quel Silvio Berlusconi, inquisito e in attesa di andare in gattabuia, padre del Porcellum e da sempre fautore di un meccanismo rappresentativo fondato sulla cooptazione dei candidati, sottoposti in tutta evidenza al ricatto bieco dell'allineamento forzoso o all'ostracismo. Non può non risultare sospetto a questo proposito che si riparli di liste bloccate, con candidati-lacché asserviti alla volontà di colui che si riserva il diritto assoluto di imporli. Poco rileva che lo spocchiosetto Renzi, per far digerire il progetto al suo partito, abbia parlato di primarie con le quali individuare i candidati del PD: il suo non è il solo partito che parteciperà ad una competizione elettorale e, pertanto, la regola dovrebbe divenire cogente per tutto il quadro politico, pena la cancellazione del sistema delle liste o dei listini bloccati che dir si voglia.
Un altra inquietante ombra è rappresentata dal previsto premio di maggioranza del 18% per quella coalizione che dovesse acquisire almeno il 35% dei consensi elettorali, sì da garantire la cosiddetta governabilità.
Francamente un premio così elevato, sebbene regolamentato da una soglia minima di consensi rispetto al Porcellum, ci pare azzardato, anche alla luce del precedente rilievo; mentre potrebbe essere maggiormente digeribile qualora l'asticella della soglia fosse ragionevolmente spostata più in alto. L'unica ragionevolezza, comunque, appare essere il ricorso ad un ballottaggio qualora nessuno dei due partiti che hanno conseguito il maggior numero di voti non raggiunga la percentuale prevista in soglia minima.
Con queste premesse, gli sviluppi sono un'incognita, poiché l'astensione registratasi all'interno della direzione del PD lascia prevedere strascichi dagli esiti incerti. Senza contare, poi, lo scontro tra Renzi e Cuperlo, proprio in quella sede, che, dovesse portare alle dimissioni proprio del secondo dalla carica di presidente del partito, aprirebbe sicuramente un pericolosissima frattura politica  e potrebbe rappresentare l'epilogo di quella diatriba divenuta palese con l'elezione del capo dello stato e, apparentemente, andata in sonno con la conclusione delle primarie.
Rimane, infine, la questione Grillo e M5S, che ha sparato a zero su tutte le proposte di Renzi ed ha rifiutato di aprire un tavolo di negoziato sulla legge elettorale. Questo senza alcun dubbio è l'ennesimo errore di un movimento privo di progetto ed incapace di cogliere le opportunità per dimostrare al proprio elettorato che non è andato in parlamento per occupare poltrone e garantire uno stipendio ai suoi cittadini-onorevoli. Ma questo è un altro tema, sebbene quel comportamento assottigli giorno dopo giorno il gradimento dell'elettorato e metta a nudo la vocazione alle smargiassate e la scarsa dimestichezza con la politica del duo Casaleggio-Grillo.
Noi ci auguriamo che in sede d'esame e d'approvazione la Camera sappia trovare i giusti correttivi a quella che si paventa come l'ennesima legge burla e antidemocratica, affinché non si consumi nell'ennesimo trionfo di una legge mentecatta realizzata ancora una volta per spartire poltrone in barba gli interessi del Paese.


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