domenica, giugno 01, 2014

I due volti del ciarlatano



Le lezioni europee ridimensionano Grillo e il M5S - Strabiliante affermazione del PD che con Renzi porta a casa un successo insperato - Il modello Berlusconi basato sulle promesse ad effetto adottato da Matteo Renzi si rivela vincente - Ormai è chiaro: siamo nell'era dei ciarlatani


Sabato, 31 maggio 2014
Ha perso. In maniera inequivoca e schiacciante: ha perso, dilapidando il favore di un'onda favorevole che avrebbe potuto condurlo molto lontano e permettergli di condizionare in modo determinante la politica del Paese e quella dell'Europa.
Così l'ex comico Beppe Grillo e i suoi pentastellati  in 16 ore di urne aperte hanno bruciato il successo conquistato alle scorse elezioni politiche, incapaci di riprendersi dalla sbornia consumata un anno fa e, in tutte evidenza, mai smaltita. Una sbornia dovuta ad un successo basato sull'aggressione verbale violenta agli avversari, all'insulto, al turpiloquio ed ad una raffica di slogan suggestivi ma incapaci di trasformarsi in argomenti in grado di fidelizzare un elettorato che, in fondo, profondamente deluso da un berlusconismo smascherato dalle false promesse e non più in grado di produrre nuove luci psichedeliche, e dalle vergognose meline messe in atto dalle altre forze politiche in campo, aveva affidato la protesta e le speranze al guitto genovese ed al suo seguito cibernetico.
Ma assunto il piglio dei tanti mitici Signor No di certe trasmissioni televisive in cui con i quiz si distribuiscono milioni, alla fine Beppe Grillo e la sua corte dei miracoli sono caduti vittime del loro stesso frontismo, della chiusura a tutto tondo che hanno ostentato a turno a Bersani, a Letta, a Renzi e ad ogni proposta parlamentare e politica in cui avrebbero potuto farsi coinvolgere e dare un contributo, preferendo alla collaborazione critica una stupida e infruttuosa guerra d'Aventino priva di prospettiva. Né sono bastate le sceneggiate dell'autoriduzione dei propri principeschi appannaggi parlamentari o le scorribande sui tetti di Montecitorio a procacciare loro maggior consenso e credibilità: l'ostracismo verso la stampa, le sortite sballate e irriverenti nei confronti degli Ebrei ed i campi di concentramento nazisti, le epurazioni del dissenso interno e l'oltranzismo ottuso alla fine hanno messo alla prova anche lo stomaco degli abituati ad ingurgitare le sbobbe più pesanti e così è cominciato il lento ma inesorabile processo di ridimensionamento di un fenomeno paracircense che di politico ha sempre avuto assai poco.
Ma chi ritenesse di poter attribuire la débacle di Grillo e del M5S ad un processo di maturazione degli Italiani, pur se tardivo, commetterebbe un errore madornale, poiché ancora una volta non avrebbe afferrato ciò che in realtà privilegiano i nostri concittadini nell'attribuire credito. Non sono la concretezza, la capacità di risolvere i problemi, in una parola i fatti che orientano le scelte, ma l'affidabilità politica  sembrerebbe piuttosto dipendere dalla suggestione, dall'imbonimento, dalla capacità di promettere futuri a tinte rosa. Non a caso ci si è dovuti sciroppare un ventennio di berlusconismo basato sul vuoto pneumatico, ma infarcito di promesse di ricchezza, lavoro e benessere a portata di mano per tutti. Siamo un popolo di speranzosi, un popolo pronto ad abbandonarsi nelle mani del primo suonatore di piffero in grado di far balenare un miraggio di welfare, che ci rapisca dal duro confronto con la realtà pur se il ciarlatano di turno caccia fuori dal sacco della mercanzia specchietti e collanine di vetro multicolore.
Questo sentimento di eterna fanciullezza che ci contraddistingue ben lo ha interpretato Matteo Renzi che, rinnovato Berlusconi della Maremma, dopo aver sferrato un poderoso calcione là dove non batte il sole a Enrico Letta, s'è presentato sullo scenario politico nazionale e in un qualche ora di assedi televisivi ha promesso di tutto: dalla nuova legge elettorale alla riduzione dei parlamentari, dalla riforma del senato alla riforma del mercato del lavoro, da massicci investimenti per l'edilizia scolastica alla riforma della burocrazia. Il tutto da realizzare nello spazio di qualche mese, con buona pace di iettatori, denigratori e scettici.
Che poi nei fatti il signor Matteo Renzi nulla abbia fatto, tranne l'elargizione di una mancetta elettorale da ottanta euro nominali ad un ben definito numero di lavoratori dipendenti, snobbando pensionati e senza reddito, non ha affatto avuto rilevanza: è bastata la raffica di promesse e un obolo per trasformare un ciarlatano in un mito, in un messia portatore di un verbo seducente.
Ecco che il meccanismo della suggestione s'è rimesso rapidamente in moto: Renzi, il banditore della sinistra, colui che di sinistra ha solo una vaghissima infarinatura, ma non certamente l'impostazione ideologica, porta a casa un incredibile quanto inatteso 41 percento alle scorse elezione per il rinnovo del parlamento europeo quasi bulgaro. Un risultato non solo storico, che non si registrava per alcuna compagine politica dagli anni '50 del secolo scorso, ma che ha dello strabiliante, se si considera la frammentazione  endemica del quadro politico nostrano.
Ci sarebbe allora da interrogarsi sulle ragioni di un simile successo, poiché non è certo sufficiente attribuire tale exploit allo smascheramento di Grillo, all'inesorabile tramonto dell'appeal berlusconiano, all'inconsistenza di partitucoli come Scelta Civica o i neodemocristiani di Cesa - Casini  per somma coerenza è passato nel frattempo in FI - o alla scelta di SEL di imparentarsi con il greco Tsipras, del tutto sconosciuto in Italia.
La spiegazione sta nella capacità del giovanotto, novello talento della politica dello scoop, di ricalcare il modello propagandistico che ha portato alla stelle l'ex Unto del Signore di Arcore e lo ha mantenuto in sella per un ventennio, un modello improntato al dialogo con l'immaginifico della massa, sebbene privo di concretezza e di probabilistica traduzione in fatti reali.
Siamo un popolo di poeti, navigatori e sognatori, ma sarebbe il caso di aggiungere a questi archetipi che ci connotano nel mondo una categoria non meno significativa: quella dei ciarlatani della speranza.
 

2 Commenti:

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