I due volti del ciarlatano
Le lezioni europee ridimensionano
Grillo e il M5S - Strabiliante affermazione del PD che con Renzi porta a casa
un successo insperato - Il modello Berlusconi basato sulle promesse ad effetto
adottato da Matteo Renzi si rivela vincente - Ormai è chiaro: siamo nell'era
dei ciarlatani
Sabato, 31 maggio 2014
Ha perso. In maniera inequivoca e
schiacciante: ha perso, dilapidando il favore di un'onda favorevole che avrebbe
potuto condurlo molto lontano e permettergli di condizionare in modo
determinante la politica del Paese e quella dell'Europa.
Così l'ex comico Beppe Grillo e i
suoi pentastellati in 16 ore di urne
aperte hanno bruciato il successo conquistato alle scorse elezioni politiche,
incapaci di riprendersi dalla sbornia consumata un anno fa e, in tutte
evidenza, mai smaltita. Una sbornia dovuta ad un successo basato
sull'aggressione verbale violenta agli avversari, all'insulto, al turpiloquio
ed ad una raffica di slogan suggestivi ma incapaci di trasformarsi in argomenti
in grado di fidelizzare un elettorato che, in fondo, profondamente deluso da un
berlusconismo smascherato dalle false promesse e non più in grado di produrre
nuove luci psichedeliche, e dalle vergognose meline messe in atto dalle altre
forze politiche in campo, aveva affidato la protesta e le speranze al guitto
genovese ed al suo seguito cibernetico.
Ma assunto il piglio dei tanti
mitici Signor No di certe trasmissioni televisive in cui con i quiz si
distribuiscono milioni, alla fine Beppe Grillo e la sua corte dei miracoli sono
caduti vittime del loro stesso frontismo, della chiusura a tutto tondo che
hanno ostentato a turno a Bersani, a Letta, a Renzi e ad ogni proposta
parlamentare e politica in cui avrebbero potuto farsi coinvolgere e dare un
contributo, preferendo alla collaborazione critica una stupida e infruttuosa
guerra d'Aventino priva di prospettiva. Né sono bastate le sceneggiate
dell'autoriduzione dei propri principeschi appannaggi parlamentari o le
scorribande sui tetti di Montecitorio a procacciare loro maggior consenso e credibilità:
l'ostracismo verso la stampa, le sortite sballate e irriverenti nei confronti
degli Ebrei ed i campi di concentramento nazisti, le epurazioni del dissenso
interno e l'oltranzismo ottuso alla fine hanno messo alla prova anche lo
stomaco degli abituati ad ingurgitare le sbobbe più pesanti e così è cominciato
il lento ma inesorabile processo di ridimensionamento di un fenomeno
paracircense che di politico ha sempre avuto assai poco.
Ma chi ritenesse di poter
attribuire la débacle di Grillo e del M5S ad un processo di maturazione degli
Italiani, pur se tardivo, commetterebbe un errore madornale, poiché ancora una
volta non avrebbe afferrato ciò che in realtà privilegiano i nostri
concittadini nell'attribuire credito. Non sono la concretezza, la capacità di
risolvere i problemi, in una parola i fatti che orientano le scelte, ma l'affidabilità
politica sembrerebbe piuttosto dipendere
dalla suggestione, dall'imbonimento, dalla capacità di promettere futuri a
tinte rosa. Non a caso ci si è dovuti sciroppare un ventennio di berlusconismo
basato sul vuoto pneumatico, ma infarcito di promesse di ricchezza, lavoro e
benessere a portata di mano per tutti. Siamo un popolo di speranzosi, un popolo
pronto ad abbandonarsi nelle mani del primo suonatore di piffero in grado di
far balenare un miraggio di welfare, che ci rapisca dal duro confronto con la
realtà pur se il ciarlatano di turno caccia fuori dal sacco della mercanzia specchietti
e collanine di vetro multicolore.
Questo sentimento di eterna
fanciullezza che ci contraddistingue ben lo ha interpretato Matteo Renzi che,
rinnovato Berlusconi della Maremma, dopo aver sferrato un poderoso calcione là
dove non batte il sole a Enrico Letta, s'è presentato sullo scenario politico
nazionale e in un qualche ora di assedi televisivi ha promesso di tutto: dalla
nuova legge elettorale alla riduzione dei parlamentari, dalla riforma del
senato alla riforma del mercato del lavoro, da massicci investimenti per
l'edilizia scolastica alla riforma della burocrazia. Il tutto da realizzare
nello spazio di qualche mese, con buona pace di iettatori, denigratori e
scettici.
Che poi nei fatti il signor
Matteo Renzi nulla abbia fatto, tranne l'elargizione di una mancetta elettorale
da ottanta euro nominali ad un ben definito numero di lavoratori dipendenti,
snobbando pensionati e senza reddito, non ha affatto avuto rilevanza: è bastata
la raffica di promesse e un obolo per trasformare un ciarlatano in un mito, in
un messia portatore di un verbo seducente.
Ecco che il meccanismo della
suggestione s'è rimesso rapidamente in moto: Renzi, il banditore della
sinistra, colui che di sinistra ha solo una vaghissima infarinatura, ma non
certamente l'impostazione ideologica, porta a casa un incredibile quanto
inatteso 41 percento alle scorse elezione per il rinnovo del parlamento europeo
quasi bulgaro. Un risultato non solo storico, che non si registrava per alcuna
compagine politica dagli anni '50 del secolo scorso, ma che ha dello
strabiliante, se si considera la frammentazione
endemica del quadro politico nostrano.
Ci sarebbe allora da interrogarsi
sulle ragioni di un simile successo, poiché non è certo sufficiente attribuire
tale exploit allo smascheramento di Grillo, all'inesorabile tramonto dell'appeal
berlusconiano, all'inconsistenza di partitucoli come Scelta Civica o i neodemocristiani
di Cesa - Casini per somma coerenza è
passato nel frattempo in FI - o alla scelta di SEL di imparentarsi con il greco
Tsipras, del tutto sconosciuto in Italia.
La spiegazione sta nella capacità
del giovanotto, novello talento della politica dello scoop, di ricalcare il
modello propagandistico che ha portato alla stelle l'ex Unto del Signore di
Arcore e lo ha mantenuto in sella per un ventennio, un modello improntato al
dialogo con l'immaginifico della massa, sebbene privo di concretezza e di
probabilistica traduzione in fatti reali.
Siamo un popolo di poeti,
navigatori e sognatori, ma sarebbe il caso di aggiungere a questi archetipi che
ci connotano nel mondo una categoria non meno significativa: quella dei
ciarlatani della speranza.
2 Commenti:
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