venerdì, luglio 25, 2014

La democrazia autoritaria



Iniziato l’iter per la riforma del senato – Forti dissensi all’interno di PD e FI che hanno promosso la riforma –Scontro durissimo con le opposizioni, che rifiutano l’idea di un senato non elettivo cui è riconosciuta l’immunità dei membri – Renzi minaccia di cancellare alla camera emendamenti non graditi

Venerdì, 25 luglio 2014
Il dibattito in corso sulle riforme costituzionali, che vede l’incrocio di provvedimenti atti a modificare la struttura e i compiti del senato e le competenze della camera dei deputati, oltre che la legge elettorale, è, per una parte, approdato in senato, dopo un lungo e travagliato iter in commissione.
Mentre rimane al palo la riforma della legge elettorale, oggetto di forti dissensi non solo con l’opposizione del  M5S e di SEL, ma anche di divergenze interne al PD e a FI, sul tavolo della discussione infuria lo scontro sulla riforma del senato, tant’è che al suo approdo in aula il provvedimento ha già visto ben 8000 emendamenti delle opposizioni tendenti a bloccarne il cammino d’approvazione con un ostruzionismo senza precedenti.
Prescindendo dai risultati che si conseguiranno da questa vera e propria guerra senza quartiere tra maggioranza ed opposizione, contrassegnata dai continui proclami di Matteo Renzi, che non intende mollare su alcuni principi cardine dell’accordo a suo tempo siglato con Silvio Berlusconi sulla riforma, non si può comunque non restare perplessi sulla ratio che soggiace al varo del nuovo senato, non più elettivo, ma formato da membri cooptati tra i sindaci delle città più importanti del Paese ed i consiglieri regionali. A questi membri, privi di un compenso per il mandato conferito, sarebbe stato deciso di riconoscere l’immunità prevista per i componenti della camera, guarentigia che ha sollevato un coro di proteste non solo perché già osteggiata per gli stessi parlamentari, ma che risulta del tutto indebita per un senato composto da personaggi che svolgono un ruolo in altre istituzioni per le quali questo beneficio è del tutto assente e che potrebbe costituire un grave pregiudizio alla procedibilità nei loro confronti in caso di commissione di reati comuni.
Se questo non bastasse di per sé a scatenare legittimi dubbi e tensioni, permangono comunque fortissime perplessità su un’istituzione composta da membri non eletti e che probabilmente con il metodo della cooptazione rischiano di rappresentare evidenti interessi di parte e non certo quelli di un corpo elettorale a cui è di fatto inibito esercitare uno dei fondamentali principi della democrazia: il voto per l’attribuzione di un mandato.
Tale forzatura era già contenuta nella legge elettorale bocciata dalla Consulta e improvvidamente riproposta nel progetto per la sua riforma; per cui non si capisce il senso di una scelta che ripropone il blocco delle liste. Lecito è pertanto parlare di progetto che odora di autoritarismo strisciante, grazie alla delega riconosciuta ancora una volta ai singoli partiti di imporre liste di candidati sulle quali non è possibile scegliere e proporre alternative attraverso l’espressione della preferenza.
E’ evidente che tra riforma del senato, ridefinizione dei poteri del parlamento e legge elettorale c’è un’intima connessione, uno strettissimo legame di intenti che lascia presagire all’orizzonte una svolta in cui i diritti dei singoli saranno sempre più affievoliti da una tirannia dei partiti, dagli uomini posti ai vertici di questi, ai quali sarà delegato per legge la libertà di imporre i candidati che più aggradano loro, coloro che dietro le quinte avranno dimostrato un senso di fedeltà e di obbedienza al capo, fuori da qualunque controllo diretto dei cittadini, ridotti ad un gregge asservito agli umori di chi s’è arrogato un diritto insindacabile di scelta.
Da questo quadro traspare inconfutabile ancora una volta il disegno berlusconiano, quel disegno realizzato con il malefico porcellum, bocciato dalla Corte Costituzionale e riproposto par pari in barba al basilare principio di democrazia che riserva al popolo la scelta dei propri rappresentanti.
Né tale stortura trova la minima correzione nell’ambito dell’organizzazione dei partiti medesimi, poiché il rifiuto di ricorrere ad un codificato sistema di primarie per la scelta dei candidati con i quali approntare le liste in ogni singola coalizione o movimento politico, salvo rare eccezioni, risponde proprio alla logica di garantire al leader del momento il consolidamento del proprio potere e di imporre agli eleggibili precise regole di comportamento.
Il segretario del PD, nonché capo del governo, ha il suo ben dire che le riforme in discussione non rappresentano quella deriva autoritaria sospettata da più parti. Ma non saranno certo le smentite, o comunque le parole, a rimuovere il sospetto che vi sia in atto un tentativo di ridurre i diritti democratici dei cittadini, imponendo loro meccanismi di rappresentatività avulsi dal loro controllo e basati su principi che perpetuano una casta lontana dalla realtà quotidiana e dai veri problemi della gente. Le stesse minacciose dichiarazioni di recuperare alla camera gli eventuali emendamenti votati in senato, rappresentano il chiaro sintomo di un’arroganza diretta a forzare il senso di decisioni non gradite. E, in fine, cosa commentare a proposito dell’ulteriore provvedimento in cantiere teso a modificare la base delle firme necessarie per il ricorso all’istituto del referendum popolare? E forse questo il segnale che intenderebbe smentire la sospetta deriva autoritaria del governo Renzi o, piuttosto, non ne è la definitiva conferma?
Non vi è alcun dubbio che l’Italia degli interessi di parte, della difesa delle piccole corporazioni e delle lobby abbia bisogno di una svolta riformista che acceleri i processi decisionali e svincoli l’attività dei singoli rappresentati del popolo dalle strette imposizioni delle segreterie di partito, così realizzando un miglioramento della democrazia. Ma illudersi che le iniziative in discussione rappresentino il tanto atteso momento di svolta progressista ci sembrerebbe faccia grande torto al senso comune dell’intelligenza.

 

2 Commenti:

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