sabato, ottobre 28, 2017

Il cazzatellum di Renzi



Varata a colpi di fiducia la nuova legge elettorale – Ancora una volta trionfano gli interessi delle segreterie di partito nel designare i candidati – La destra, che ha capito quali vantaggi le offre la nuova legge, vota compatta – Decisivo il voto del gruppo del pregiudicato Denis Verdini a cui la nuova legge offre un salvacondotto

Sabato, 28 ottobre 2017
Finalmente, dirà qualcuno, abbiamo una legge elettorale. Una legge nata sulle rovine del Porcellum di Berlusconi e Roberto Calderoli, che la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittima, e sulla bocciatura parlamentare dell’Italicum di Matteo Renzi. Ma nonostante il raggiungimento di questo traguardo siamo ben lungi da un consenso generalizzato, poiché una quota significativa del parlamento s’è opposta con tutte le armi a disposizione per impedirne il varo e alla fine, come negli anni bui della dittatura fascista, la sua approvazione è avvenuta grazie al ricorso al voto di fiducia ed al coinvolgimento della destra nel voto finale.
A prescindere dai contenuti della legge, che regolamenta i meccanismi elettorali prossimi e su cui è del tutto superfluo parlare in questa sede, l’aspetto che ci interessa commentare è quello politico, in considerazione del fatto che il ricorso alla fiducia con la quale è stato approvato il provvedimento non è stato espresso dalla sola maggioranza, all’interno della quale si sono create gravissime e insanabili fratture, ma ha coinvolto Forza Italia di Silvio Berlusconi, la Lega Nord di Matteo Salvini e Alleanza Liberalpopolare-Autonomia del pregiudicato Denis Verdini, cioè la destra d’opposizione, che con il proprio voto a favore ha supplito alla defezione di larghissima parte della sinistra e del M5S dichiaratisi contrari all’approvazione di quella che considerano una legge profondamente antidemocratica.
E in effetti il virus dell’antidemocraticità nella nuova legge, battezzata Rosatellum dal nome del suo promotore, c’è tutto: dalla negazione ai i cittadini del diritto di scegliersi il proprio candidato al meccanismo delle coalizioni di comodo, che penalizzerà i partiti che correranno da soli ed avvantaggerà quelli che metteranno in piedi alleanze al solo scopo di raggranellare voti senza vincolo alcuno di programma, al premio di consolazione per il paladino Verdini, che grazie ad un emendamento dell’ultimora potrà presentarsi candidato di circoscrizione estera ed evitare così il flop elettorale a causa delle sue vicende giudiziarie.
I primi due aspetti sono in particolare quelli che fanno emergere l’intento golpista di coloro che hanno votato la legge, poiché è palese che l’imposizione di candidati designati direttamente dalle segreterie di partito mira a generare un parlamento addomesticato, una rappresentanza di servi obbedienti e pronti ad eseguire gli ordini della propria segreteria. E’ successo così con il Porcellum, doveva accadere così con l’Italicum, è questo lo scopo finale del Rosatellum.
Ma se questo non bastasse, ecco la chicca delle coalizioni farlocche, quelle improvvisate al solo scopo di convogliare voti verso il partito più grosso, che si dissolvono il giorno dopo le elezioni, messe in piedi senza uno straccio di programma con il solo scopo di ingannare l’elettore sull’eventualità che il leader di una data lista civetta possa effettivamente sedere in parlamento e rappresentare specifici interessi. La verità, che nessuno dice ma che tutti mormorano, è che questo meccanismo truffaldino e perverso è stato inventato esclusivamente per impedire ai 5 Stelle di divenire il partito più votato alle prossime elezioni, in considerazione del fatto che sarà l’unico a non ricorrere ad alleanze. Tutti gli altri si circonderanno di movimenti, liste civiche, partitelli che possibilmente non supereranno mai lo sbarramento, ma che comunque riverseranno i voti ottenuti nel partito leader dell’armata brancaleone. Non c’è che dire, una vera prova di grande democraticità.
Ma se l’intento di Matteo Renzi e del suo braccio armato Ettore Rosato, padre della legge in questione, era quello di ostacolare la concorrenza grillina, è stato comunque commesso un gravissimo errore di valutazione, di cui profitteranno certamente la destra di Salvini, Berlusconi, Meloni e Verdini, che non a caso e incuranti del rischio di perdere la faccia con i propri elettori si sono fiondati a votare la fiducia, consci che una legge elettorale così formulata andrà tutta a loro vantaggio e certamente non s’aspettavano un simile favore dal Guappo di Rignano e soci. Insomma, quella che doveva essere una legge che doveva ripagare le ambizioni egemone del PD s’è rivelata per il segretario di questo partito un autogol clamoroso, al punto che la legge meriterebbe  il più appropriato titolo di Cazzatellum.
E se i risultati nefasti per la sinistra piddina sono tutti da verificare, il caos all’interno del partito è ormai più che consolidato. Pietro Grasso, presidente del senato, - costretto a portare al voto dell’aula una legge sulla quale è stato inibito qualunque dibattito a causa dell’imposto voto di fiducia, - non ha esitato ad abbandonare il PD subito dopo il voto d’approvazione, dichiarando che dopo quella fiducia – definita a chiare lettere una violenza – non individuava più alcun elemento di comune identità né con la dirigenza né con le finalità del partito in cui aveva militato. Insomma, un’altra defezione per un PD ormai irriconoscibile e sempre più saldamente nelle mani di Matteo Renzi e del suo manipolo di fedeli sanculotti.
La genesi di questa legge elettorale costituisce l’ennesimo e sperabilmente l’ultimo errore  di una dirigenza di partito incapace di mettere a frutto le battaglie e l’abnegazione con le quali i padri fondatori hanno accreditato nel tempo l’immagine di un partito popolare e a servizio del popolo. Le nuove leve che lo hanno preso in mano, Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Ettore Rosato, Matteo Orfini, Matteo Richetti, Dario Franceschini, e i tanti altri pretenziosi arrogantelli illusi di poter condurre il partito su un sentiero ritenuto più moderno, ma in realtà infettato da un revisionismo spinto e centrista, ne hanno disperso il patrimonio identitario, abbagliati dall’idea che il doppiopettismo avrebbe potuto sdoganarlo e conferirgli quell’immagine di moderazione ritenuta maggioritaria nel dna del Paese. In realtà non si sono resi conto che la svolta a sinistra del Paese era stata motivata da un processo di maturità dei cittadini, che si attendevano una maggiore equità, un’attenzione al lavoro, una giustizia sociale più diffusa. La politica attuata è stata invece penalizzante per i ceti più deboli, spinti sempre più nella periferia del sociale, accondiscendente con il potere delle imprese, connivente con gli interessi delle banche e dei gruppi di potere finanziari, come a scimmiottare gli ormai dimenticati governi e invisi governi democristiani che hanno condotto allo sfascio l’intera società, sottovalutando che, a differenza del passato, la mobilità elettorale ha subito un enorme accelerazione grazie al processo di crescita culturale e al processo di autodiscredito che la politica s’è costruito nel tempo. Ciò porterà ad un probabile ribaltamento del quadro politico del quale PD e sinistra intera non dovranno che ringraziare se stessi. 


 

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