Anche il Quirinale alle prese con il taglio delle spese
Mercoledì, 3 ottobre 2007
A qualcuno che ci chiedeva cosa pensiamo del fatto che il Presidente della Repubblica non abbia ancora preso posizione nei confronti di in un Governo e di un’opposizione, che, giorno dopo giorno, sembra facciano a gara nel dare sconveniente spettacolo di se stessi, l’uno con le continue risse al proprio interno su tutto e di più, gli altri con la martellante quanto monotona campagna di denigrazione e di dissenso nei confronti dell’operato del primo: entrambi con scarsissimi risultati nel dare concrete risposte ai reali problemi del Paese, non abbiamo saputo dare una spiegazione certa.
Lungi da noi l’idea che l’Inquilino del Colle abbia esaurito la voglia di criticare le indegne gazzarre di una maggioranza, espressione dei giochi di partito e non di un programma, dove padre Barnum-Prodi con bonario faccione non fa che distribuire valium ai cittadini schifati, - non si capisce più se è un prete circense prestato alla politica o un circense politico che sta facendo al governo il seminario per diventare tale alla fine di quest’esperienza, - o che abbia dimenticato che i suoi scarsi poteri prevedono comunque l’invio di messaggi alle Camere, c’è venuto il dubbio che la forte attenzione alla riduzione dei costi dell’apparato politico debba considerarsi responsabile di questo incomprensibile silenzio.
Vuoi vedere che i tagli ai costi della politica hanno proprio colpito la dotazione di cancelleria del Quirinale, con buona pace di chi reclamava maggior rigore nelle spese?
Il buon Napolitano, uso servir tacendo quantunque non provenga dalla Benemerita, probabilmente preso dal comprensibile disagio di dover ammettere davanti alla nazione che le matite, se le vuole, deve portarsele da casa, preferisce non dire e non scrivere, in silente sofferenza, con quell’aplomb che da lui ci si deve attendere.
Eppure qualche settimana fa era sembrato sul punto di cedere al represso bisogno di dire la sua, quando dopo l’ennesima sfuriata dei soliti protagonisti del bar sport Forza Italia, ha dichiarato alla stampa che era un po’ stufo di farsi tirare per la giacchetta, magari con rischio di vedersela strappare da qualche energumeno insistente.
Beh, - abbiam pensato, - adesso scriverà e ne dirà quattro ai discolacci, che invece di fare i compiti per i quali sono stati smistati e mantenuti nelle case dello studente di Palazzo Chigi, Montecitorio, Palazzo Madama e così via, passano le loro giornate sul muretto a ridere e scherzare, raccontare barzellette, discuter di scemenze o montare risse da monelli per ingannare il tempo.
Certo c’è da dire che papà Napolitano, che virtualmente rappresenta tutti i cittadini – il virtuale è d’obbligo, visto che la maggior parte ci risulta esasperata ed incazzata nera per lo squallido spettacolo che offre la politica, ma lui non assume una posizione conseguente – sa di avere a che fare con una generazione di fancazzisti, la cui unica preoccupazione è quella di fare gli studenti di lungo corso, magari a vita, e farsi mantenere dalle famiglie, per cui come ogni buon padre di famiglia è costretto a passare da un atteggiamento ora indifferente ora burbero, nella speranza che i marmocchi impenitenti capiscano e si dirottino sulla retta via.
Purtroppo attendersi i miracoli in un’epoca di radicato laicismo come la nostra è puramente illusorio e presto o tardi il buon Vecchio dovrà rompere gli indugi e recarsi in cartoleria per acquistare quella matita di cui al Quirinale non si vede più traccia. Ci permettiamo di suggerirgli comunque che all’Ikea, con grande spreco di risorse economiche, le matite sono messe a disposizione della clientela, gratuitamente, anche se non ne danno una intera, ma appena un quarto, che basta per la vergatura del sospirato messaggio di diffida.
Forti di una lunga esperienza di vita, non ci illudiamo certo che l’attesa pergamena sortisca l’effetto di mortificare il comportamento degli incalliti fannulloni, ma siamo certi che una scossa alla loro tracotante sicurezza di perseverare nel bengodi è probabile l’assesti. Senza contare, che al peggio e per quanto possa esser doloroso per un genitore, può sempre decidere di sbattere fuori di casa gli inguaribili refrattari.
Lungi da noi l’idea che l’Inquilino del Colle abbia esaurito la voglia di criticare le indegne gazzarre di una maggioranza, espressione dei giochi di partito e non di un programma, dove padre Barnum-Prodi con bonario faccione non fa che distribuire valium ai cittadini schifati, - non si capisce più se è un prete circense prestato alla politica o un circense politico che sta facendo al governo il seminario per diventare tale alla fine di quest’esperienza, - o che abbia dimenticato che i suoi scarsi poteri prevedono comunque l’invio di messaggi alle Camere, c’è venuto il dubbio che la forte attenzione alla riduzione dei costi dell’apparato politico debba considerarsi responsabile di questo incomprensibile silenzio.
Vuoi vedere che i tagli ai costi della politica hanno proprio colpito la dotazione di cancelleria del Quirinale, con buona pace di chi reclamava maggior rigore nelle spese?
Il buon Napolitano, uso servir tacendo quantunque non provenga dalla Benemerita, probabilmente preso dal comprensibile disagio di dover ammettere davanti alla nazione che le matite, se le vuole, deve portarsele da casa, preferisce non dire e non scrivere, in silente sofferenza, con quell’aplomb che da lui ci si deve attendere.
Eppure qualche settimana fa era sembrato sul punto di cedere al represso bisogno di dire la sua, quando dopo l’ennesima sfuriata dei soliti protagonisti del bar sport Forza Italia, ha dichiarato alla stampa che era un po’ stufo di farsi tirare per la giacchetta, magari con rischio di vedersela strappare da qualche energumeno insistente.
Beh, - abbiam pensato, - adesso scriverà e ne dirà quattro ai discolacci, che invece di fare i compiti per i quali sono stati smistati e mantenuti nelle case dello studente di Palazzo Chigi, Montecitorio, Palazzo Madama e così via, passano le loro giornate sul muretto a ridere e scherzare, raccontare barzellette, discuter di scemenze o montare risse da monelli per ingannare il tempo.
Certo c’è da dire che papà Napolitano, che virtualmente rappresenta tutti i cittadini – il virtuale è d’obbligo, visto che la maggior parte ci risulta esasperata ed incazzata nera per lo squallido spettacolo che offre la politica, ma lui non assume una posizione conseguente – sa di avere a che fare con una generazione di fancazzisti, la cui unica preoccupazione è quella di fare gli studenti di lungo corso, magari a vita, e farsi mantenere dalle famiglie, per cui come ogni buon padre di famiglia è costretto a passare da un atteggiamento ora indifferente ora burbero, nella speranza che i marmocchi impenitenti capiscano e si dirottino sulla retta via.
Purtroppo attendersi i miracoli in un’epoca di radicato laicismo come la nostra è puramente illusorio e presto o tardi il buon Vecchio dovrà rompere gli indugi e recarsi in cartoleria per acquistare quella matita di cui al Quirinale non si vede più traccia. Ci permettiamo di suggerirgli comunque che all’Ikea, con grande spreco di risorse economiche, le matite sono messe a disposizione della clientela, gratuitamente, anche se non ne danno una intera, ma appena un quarto, che basta per la vergatura del sospirato messaggio di diffida.
Forti di una lunga esperienza di vita, non ci illudiamo certo che l’attesa pergamena sortisca l’effetto di mortificare il comportamento degli incalliti fannulloni, ma siamo certi che una scossa alla loro tracotante sicurezza di perseverare nel bengodi è probabile l’assesti. Senza contare, che al peggio e per quanto possa esser doloroso per un genitore, può sempre decidere di sbattere fuori di casa gli inguaribili refrattari.
Nel prendere atto della limitatezza di poteri riconosciuti al Padre degli Italiani, con l’occasione ci parrebbe opportuno proporre che un’eventuale riforma del diritto di famiglia, - che prima o poi s’avrà da fare non foss’altro che per adeguarsi ai tempi, - preveda qualche prerogativa in più per i genitori; magari quello di assestare qualche sonoro scappellotto alla bisogna, dato che non sempre le parole lasciano il segno e sono incisive negli animi dei più inguaribili scapestrati, così ristabilendo quel dignitoso potere di educazione cui deve essere dotato ogni padre di famiglia.
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