giovedì, ottobre 11, 2007

L’autogol del sì


Giovedì, 11 ottobre 2007
Alla fine la farsa del welfare si è conclusa: hanno vinto i sì ed ha trionfato la democrazia. Non che avessero vinto i no non ci sarebbe stato un trionfo di democrazia, ma chi avrebbe mai avuto il coraggio di raccontare a D’Alema, Fassino, Rutelli, Bonino, Dini e così via, che da sempre sono convinti di incarnare l’essenza della democrazia, che questa volta avevano cannato? Quindi risultato giusto e, soprattutto, nuovo vigore alle esibizioni di democraticità prossime venture dei nostri paladini. Noi dissentiamo, ma è noto che in democrazia il dissenso, quando è minoranza, conta assolutamente nulla
Sia bene inteso, non è andato tutto liscio come ci si era augurato. Nelle grandi fabbriche, Fiat, Iveco, Riello, il no è stato schiacciante e sarà interessante cercarne di capire il significato, sebbene sia fuor di dubbio che chi lavora nella grande fabbrica sopporti uno stress sicuramente maggiore di chi opera in piccole realtà più a misura d’uomo, dove i rapporti personali sono forti e possono rendere la vita lavorativa meno alienante. Che i lavoratori dei grandi comparti abbiano detto no alla riforma delle pensioni inventata da questo governo spergiuro, riforma che – non ci stancheremo mai di gridarlo – è fortemente peggiorativa della già maligna Maroni, è pertanto comprensibile, dato che vedono allontanarsi nel tempo la possibilità di mettersi definitivamente a riposo, lontano dalla fabbrica disumana a godersi la pensione. Né va trascurato che la vittoria dei no si registra principalmente nel comparto metalmeccanico, che tradizionalmente è quello in cui le condizioni di lavoro sono più dure.
A fianco di queste seriose considerazioni, tuttavia, il referendum sul welfare riserva qualche comica sorpresa. I dipendenti del call center Wind, infatti, da sempre imbottiti di esemplari di quel precariato giovanile tanto deprecato, avrebbero scelto per il sì. Il che fa ritenere che, a parte i Tafazzi, autolesionisti che è possibile reperire in ogni aggregazione umana, questi giovani sfruttati alla stregua dei neri nei campi di cotone dell’800, senza uno straccio di futuro, pagati pochi euro come le colf extra comunitarie, poco abbiano effettivamente capito dei tanto decantati provvedimenti previsti a correzione della loro contrattualistica lavorativa inserita nel famigerato protocollo sul welfare. Non ci stupiremmo a questo punto se qualche giovanotto impiegato in queste realtà fosse uso rimborsare i quattro spiccioli percepiti all’azienda che gli dà lavoro, dato che la riconoscenza non è mai troppa.
Considerazioni molto simili debbono desumersi per il gregge dei lavoratori veri, che ordinatamente ha eseguito gli ordini dei boss sindacali ed ha votato sì, nonostante la fregatura evidente alle loro illusioni. C’è da aspettarsi da questi eroi della patria, che magari in una notte hanno subito la rapina di parte dei loro risparmi dal conto corrente per decreto del signor Amato, allora Ministro delle Finanze ed oggi Ministro degli Interni; che sempre per decreto dovettero pagare una demenziale tassa sul medico di famiglia o che dovettero pagare l’altrettanto allucinante tassa per l’Europa; che oggi siano fieri di devolvere al risanamento di questo stato vampiro una quota ben più rilevante: parte della loro vita, che avrebbero potuto impiegare alla cura degli hobby o ad altre meritate amenità, invece che continuare a lavorare per rimpinzare con i propri contributi il fondo pensioni INPS; per avere, tra l’altro, quando lo stato riterrà finalmente lecito, una pensione limata anche dalla revisione dei coefficienti.
Ma cosa occorre per scuotere le coscienze e far sì che la gente apre finalmente gli occhi? Ma non ci si rende ancora conto di essere in mano ad una classe politica, senza distinzione di colore, che tratta i cittadini come fossero asini cui far tirar la macina? Ma si ha contezza degli spregiudicati privilegi che godono questi sfruttatori dell’ignoranza e della pavidità collettiva? A cosa hanno rinunciato, loro, a fronte dei sacrifici immani cui hanno costretto i cittadini con questo grottesco provvedimento sul welfare?C’è qualcuno che se la senta di continuare a pagare una tessera sindacale dopo che i loro boss hanno svenduto i lavoratori come il biblico Esaù per un probabile piatto di lenticchie?
Sono quesiti ai quali non ci si attende una risposta, ma che varrebbe la pena porsi per dare senso alle scelte che si fanno, a volte in modo troppo affrettato. Non s’è mai visto un condannato a morte comprare la corda al proprio boia e andare pure fiero del suo gesto.

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