giovedì, aprile 10, 2008

Storie di ordinaria follia elettorale


Giovedì, 10 aprile 2008
In ogni epoca le campagne elettorali sono state contraddistinte da un confronto tra le opposte fazioni aspro e serrato, con l’evidente obiettivo di convincere gli incerti o strappare consensi all’avversario. Durante i fatidici quaranta giorni di propaganda, i leader non solo non risparmiano accuse di inefficienza alla parte avversa, ma ricorrono ad ogni trucco linguistico per attrarre l’elettorato e così far propendere l’ago della bilancia a proprio favore. Da qui il ricorso all’iperbole, alla promessa più improbabile al limite della panzana, all’ammiccamento persino equivoco, che divengono mezzi di tentata persuasione a guisa di strumenti di un qualsiasi artigiano che apra la cassetta degli attrezzi e ne cavi un cacciavite o un semplice martello. Ovviamente il ricorso a questi strumenti è sempre più incalzante mano a mano che ci si avvicini all’epilogo della campagna elettorale ed il messaggio si rivolga agli ultimi refrattari e recalcitranti.
Nella campagna elettorale in corso i trucchi del mestiere sono stati utilizzati tutti. Ma mai come in questa tornata si era assistito al ricorso di una quantità così massiccia di imbecillità e stupidaggini, al punto che commentarle tutte richiederebbe la stesura di un volumetto e non di un breve articolo. Ad ogni buon conto e per onorar la cronaca, crediamo sia utile riassumere alcune delle corbellerie proferite dai pretendenti leader in lizza e lasciare al lettore il compito di trarne le dovute conclusioni.
Salario minimo per i precari e pensioni. Entrambi i leader dei partiti più significativi, PD e PdL, si sono rincorsi nello sparare balle spaziali in ordine al livello di retribuzione minima da riconoscere a tutti i giovani con impiego precario: 1000 euro. Naturalmente e al di là dell’effetto scenografico che tale boutade suscita, nessuno dei due ha però precisato dove saranno reperiti i soldi per finanziare tale meritoria iniziativa, né, tantomeno, quali giustificazioni saranno opposte ai milioni di lavoratori non precari che sgobbano per cifre largamente inferiori con il dramma d’arrivare a fine mese, che dall’interessante iniziativa non saranno toccati.
Ricorso alle armi. Il leader della Lega, Umberto Bossi, appreso che le schede elettorali sono congegnate in modo tale da favorire il rischio di annullamento del voto espresso dai singoli elettori, - i simboli da barrare sono talmente vicini che una sbavatura della matita renderà nullo il voto, - ha chiesto l’immediata sostituzione delle schede elettorali, pena il ricorso alle armi da parte del suo partito. Premesso che il signor Bossi in quanto a pagliacciate è secondo solo al suo sodale Berlusconi, la minaccia è sembrata a metà strada tra il malinconico ed il faceto. Per quanti sforzi siano stati compiuti, non siamo riusciti ad immaginare un esercito di fazzoletti verdi, magari in compagnia di un cadente carrarmato dissequestrato dalla Procura di Venezia, con alla testa il Bossi in carrozzella in compagnia di Borghezio, Maroni e Calderoli. Sarà comunque il caso di preavvertire l’impavido guerrigliero padano che il fucile si imbraccia dal calcio e non dalla canna.
Veltroni scrive a Berlusconi. Sull’onda delle scemenze che blatera il leader della Lega, alleato del grande statista di Arcore, Silvio Berlusconi, il prode Veltroni, simulando sconcerto, scrive una lettera al Cavalier Banana con la quale gli chiede di dichiarare lealtà alla Repubblica e fedeltà alle sue istituzioni. Il Cavaliere, che non perde occasione per trasudare livore, ha dichiarato irricevibile la missiva perché vergata “da un erede del PCI”, così perdendo l’occasione di smentire quanti lo vogliono strumentalmente ossessionato da questa squallida storiellina dei comunisti sempre pronti a tendergli tranelli.
Test di sanità mentale per le toghe. Ancora una volta Berlusconi scarica il vetriolo, di cui ha piene le tasche, sui magistrati, per i quali sollecita un test periodico di sanità mentale a conforto delle attitudini a svolgere una professione così delicata. Prescindendo dalla rozzezza della battuta, riteniamo che il Cavaliere farebbe cosa meritoria ed apprezzata dal Paese qualora il test in questione lo proponesse per coloro che esercitano attività politica, magari cominciando da se stesso, giusto per dare l’esempio e smentire qualche malignità. D’altra parte, l’ufficio parlamentare è cosa delicata e gravosa e, pertanto, non si comprende perché il test in questione non dovrebbe essere somministrato a chi attraversa l’atrio di Montecitorio o di Palazzo Madama, mentre sia previsto a carico di chi, per esempio, richiede un semplice porto d’arma.
Dell’Utri: Mangano è un eroe. Il test di cui sopra dovrebbe essere somministrato primariamente al signor Marcello Dell’Utri, storico amico del Cavaliere e coinvolto in vicende di mafia, quando dichiara, come fatto ieri, che Mangano, lo stalliere mafioso che lui stesso accasò ad Arcore nella magione del suo principale, sarebbe un eroe perché è morto in carcere senza aprire bocca, da mafioso esemplare. Naturalmente sappiamo che Dell’Utri finge di scherzare quando fa simili affermazioni, dato che al di là dell’Ambrogino d’Oro con cui vorrebbe insignire la memoria del mafioso conclamato, riteniamo più probabile che con la beatificazione di Mangano abbia voluto lanciare qualche messaggio elettorale a certi apparati innominabili.
Napolitano dovrebbe dimettersi dopo le elezioni. E’ questa la bizzarra richiesta del leader del PdL al Presidente della Repubblica, reo di essere stato eletto in concomitanza all’insediamento del governo Prodi. Anzi, questa è la condizioni perché la presidenza di una delle due camere nel nuovo parlamento possa andare all’opposizione. Ovviamente per il signor Berlusconi, che ha una visione della cosa pubblica assai approssimativa, quasi fosse l’organizzazione della servitù della sua villa di Arcore, è del tutto lecito sputare sull’indipendenza di certi apparati istituzionali e ritenere di poter sottoporre a lottizzazione Cencelli anche la più alta carica dello Stato. Non possiamo che provare disgusto per la meschinità di certe insinuazioni, sconosciute alla storia della Repubblica sino alla comparsa di questo allucinante e tronfio personaggio, che intende la democrazia a proprio ed esclusivo uso e consumo. La Presidenza della Repubblica, compostamente, tace.
Basta con queste facce di c……. Così la neo-candidata nelle liste del PSI, Milly D’Abbraccio, ha pensato bene di farsi pubblicità elettorale, apponendo lo slogan sotto il proprio fondo schiena nudo di cui ha tappezzato Cinecittà e quartiere Tuscolano a Roma. Troviamo la pubblicità del neo-parlamentare Milly D’Abbraccio estremamente appropriata, dato che dopo averci mostrato tutti i suoi orifizi e l’uso che di questi si può fare nei tanti film hard di cui si è resa protagonista, con il manifesto in questione riteniamo ci abbia offerto il meglio di sé.
Mi lusinghi pure ma non gliela dò. Questo è stato il commento di Daniela Santanché, leader di La Destra di Storace, a certe affermazioni sul suo conto di Berlusconi. E’ palese come il solito Berlusconi non perda occasione per far scadere il dibattito su argomenti pruriginosi ad effetto.
Da questi assaggi di ciò che potremmo definire ordinaria follia, non certo campagna elettorale, appare evidente che in tanti non hanno fatto buona memoria del famoso detto secondo il quale è meglio tener chiusa la bocca e dare l’impressione di essere stupidi, piuttosto che aprirla e rimuovere ogni dubbio……….. E comunque, viva l’Italia.

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