mercoledì, ottobre 15, 2008

Caro Cavaliere, dissento dai saluti a Bush


Mercoledì, 15 ottobre 2008

Egregio Cavaliere Berlusconi, ho visto le immagini della sua recente visita negli Stati Uniti, dove si è recato per porgere un saluto, che qualcuno con gusto macabro ha definito ultimo, al suo amico personale George W. Bush.
Premesso che mi permetto dissentire dal considerare personale la sua visita, dato che il viaggio per recarsi dal suo amico è stato pagato dai contribuenti italiani, fino a prova contraria, tra i quali disgraziatamente mi devo annoverare, desidero farle rilevare che lei è capo del governo di questo triste Paese e la scorta, le segretarie e quant’altro le è stato necessario per effettuare la visita le è stato messo a disposizione in questa veste, non certo perché ha fatto visita ad un compagno di tresette o di baldorie.
Parimenti, essendo gli Stati Uniti un Paese da sempre “amico” dell’Italia il suo saluto poco rileva, poiché primariamente andava presentato in nome dei cittadini di cui lei è componente e, senza il mio consenso, rappresentante.
Per quanto concerne l’opportunità di tale iniziativa, desidero farle notare che la collocazione a riposo – per non dire dipartita – del signor Bush ritengo sia vista con sollievo da tanti, oltre al sottoscritto, dovendo prendere atto che durante il suo lungo mandato il signore in questione ha messo in pratica tante di quelle iniziative censurabili, non ultima una guerra d’interesse vergognosa, al punto che, potendolo fare, sarebbe stato il caso di metterlo alla porta anzitempo, pur con la dovuta cortesia, giusto per non scendere al suo livello
Sul fatto che il personaggio passi alla storia, non v’era dubbio alcuno, sia per il ruolo che ha immeritatamente ricoperto che per le arroganze texane cui ha costretto il mondo, pertanto che lei abbia avvertito l’incontenibile dovere di rassicurarlo in tal senso stimola solo un sorriso, sebbene capisca come fosse suo desiderio, Unto dal Signore, rassicurarlo sul fatto che anche il buon Dio farà in modo che si conservi memoria di lui. D’altra parte, sono certo che ciò accadrà anche per lei, così come è accaduto a tutti coloro che hanno occupato posti di responsabilità nella vita di ogni comunità: da Gensis Khan a Napoleone, da Ghandi a Hitler, da Bush a Berlusconi e così discorrendo. Che poi il ricordo storico sia legato ad eventi gradevoli o sgradevoli ciò sarà dipeso da quel che si è fatto, dato che la storia è giudice integerrimo e poco incline alla clemenza.
Tornando al saluto mi farebbe cosa gradita se registrasse, anche a futura memoria e nel caso volesse ripetere uno show come quello che ci ha riservato, che non appartengo alla schiera di coloro soliti a degradare in ruffianerie e leziosità varie. Pertanto, se il protocollo imponeva una visita di commiato al potente di turno uscente, niente obbligava alla profusione di moine e accarezzamenti, almeno per rispettare i diritti dei dissenzienti che possono sentirsi obbligati al protocollo ma non al mero servilismo. Peraltro, mi auguro che i danni provocati dalla sua esuberante compiacenza non debbano ascriversi alle tasche degli Italiani. Anche questa è democrazia, caro Presidente, e la sottovalutazione dei sentimenti dei dissenzienti, in democrazia, è un atto di cui prima poi si pagano le conseguenze, anche se questo rischio quando si sta in sella e si guarda spavaldi dall’alto in basso appare più la farneticazione del perdente che non una possibilità eventuale.
Nell’approfittare dell’occasione che ho per comunicarle quel che penso, desidero porle una domanda, che non ritengo imbarazzante per uno come lei così avvezzo alle persecuzioni e, dunque, ormai agile a sgattaiolare nel trovare la risposta giusta: ma ha mai confessato al suo amico George di nutrire altrettanta amicizia e sfrenata simpatia per Putin? Sa, un comunista, un altro guerrafondaio ed arrogante, ma che sempre comunista rimane.
Io, comunque, la capisco, comprendo i sacrifici che bisogna sostenere per conservare buoni rapporti con tutti. E poi, non lo diceva anche il suo papà? “Se ti danno uno schiaffo, porgi l’altra guancia”.
Sfortunatamente, senza alcuna stima e non suo.

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