mercoledì, ottobre 15, 2008

Da Catania, Sciampagnini per tutti

Mercoledì, 15 ottobre 2008
A leggere le notizie odierne che vedono il cavaliere Berlusconi in testa nella hit parade dei consensi degli italiani, con oltre il 62% delle preferenze espresse dal campione, c’è da restare allibiti. Ma non può che prendersi atto che l’IPR, l’istituto di rilevazione che ha eseguito l’indagine, ha consuntivato un risultato che, - potrà non piacere, - rispecchia l’umore degli Italiani, ai quali non si vedrebbe la ragione per la quale, in assenza di alternative credibili in questi momenti di tragica recessione, dovrebbe essere negato il diritto di acquistare, dopo accurata scelta, la corda con la quale impiccarsi.
Fa il paio con questa notizia, - apparentemente scollegata ma che la dice lunga sui risultati che la troupe del Cavaliere è in grado di consuntivare nel medio e lungo periodo, - quella del rinvio a giudizio di uno dei suoi più valenti collaboratori, quell’Umberto Scapagnini, suo medico personale, oggi senatore di questa strana Repubblica, e già per due mandati acclamatissimo sindaco di Catania, la nona provincia del Bel Paese.
Sarà che il sant’uomo Berlusconi sta espiando in terra qualche peccatuccio veniale, magari a causa delle sue propensioni alla galanteria eccessiva, in attesa comunque di accedere alla destra dell’Onnipotente, a cui ci si augura non tenterà di fare le scarpe, oppure più banalmente per semplice sfortuna, - che il termine sfiga non s’addirebbe ad un Unto del Signore, - resta il fatto che il Galantuomo durante la sua faticosa missione di redenzione degli Italiani di farabutti ne ha incontrati: Previti, condannato in via definitiva per reati non proprio leggeri, Dell’Utri, ancora in attesa di giudizio finale per le discutibili amicizie con le quali si attardava a bere una birra o gustarsi un cannolo; Niccolò Querci, suo impagabile scendiletto coinvolto in pratiche di malaffare; Dotti, insigne azzeccagarbugli Fininvest; e così via. Anche il fratello, Paolo, indiscusso talento imprenditoriale, è finito nelle maglie della giustizia, causa qualche affaruccio di depuratori, quasi a confermare che in ogni buona famiglia c’è una pecora nera. E adesso ci si mette anche il suo medico, che già si è beccato due anni e mezzo per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale e, non contento, si ritrova rinviato a giudizio con altre 46 perle d’onesta e trasparenza del Comune di Catania per falso ed abuso d’ufficio in relazione al clamoroso dissesto finanziario della città, gravata da oltre un miliardo di debiti.
E’ doveroso dare atto al prode Cavaliere di Arcore che, per quanto non abbia mai abbandonato i suoi apostoli nella sventura, ha sempre gridato a gran voce la sua estraneità alle gesta dei suoi ragazzi birichini, vittime sicuramente della protervia e dell’invidia di quattro magistrati in vena di protagonismo o al soldo dei soliti Farisei, che non hanno mai perso occasione per attaccarlo ai fianchi e svilire il suo verbo. Lui stesso, oggetto di processo per presunti intralci alla giustizia in combutta con un certo Mills, ha più volte lasciato intendere che si tratta di una montatura mostruosa tendente a qualificarlo a guisa di Barabba agli occhi dei fedeli.
Certo, Scapagnini l’ha fatta grossa. E per giunta ha avuto persino l’arroganza sprezzante di invocare l’intervento della magistratura per far luce sulle voragini dei bilanci del comune di Catania, ben sapendo che le cause della a dir poco allegra gestione non avrebbero potuto che essere imputate a lui ed ai suoi soci. Ma si sa che è del tutto normale che davanti al cadavere del disgraziato che hai messo sotto con l’auto la prima difesa consiste nel dire “non guidavo io”, salvo doversi correggere davanti all’evidenza d’esser solo in macchina. Sciampagnini, - com’è stato ribattezzato questo nobel per la buona amministrazione e non per la medicina, come sarebbe stato logico pensare, - grazie alle sue spumeggianti serate in compagnia di avvenenti signorine di buon cuore, ha provato a giustificarsi dichiarando che mentre qualcuno faceva man bassa del danaro (già scarso) presente nelle casse comunali era in ben altre faccende affaccendato: cene con amici, inaugurazioni, convegni, incontri galanti e, soprattutto, al capezzale del Maestro, così bisognoso di cure amorevoli, dati l’età e il crepacuore costante provocatogli dalle contumelie incessanti proferitegli da avversari e detrattori. Ma a quanto pare, sebbene gli abbiano creduto viste le testimonianze delle tante inconsolabili, gli è stato rammentato che il suo ufficio di sindaco non ammetteva distinguo alcuno nei confronti delle responsabilità istituzionali gravanti sul suo capoccione, né le cure prestate al malato illustre potevano costituire un salvacondotto per un operato a dir poco allucinante.
Non sappiamo se l’indagine che l’IPR ha condotto abbia coinvolto nel campione qualche Catanese, poiché sarebbe stato interessante conoscere quale gradimento ottiene ancora Berlusconi in una città ormai alla rovina e che, per uscire dalla melma nella quale si è scientemente cacciata con l’elezione e con la rielezione di Scapagnini, dovrà rassegnarsi a metter mano al portafogli per pagare i debiti e risalire la china. E che Berlusconi con le sue filosofie sia direttamente coinvolto non v’è dubbio alcuno, visto che ancora in molti si ricordano la sua visita pastorale in occasione della rielezione del suo pupillo, anche se non si è qualcuno affetto da stupefacente ingenuità avanza il dubbio che la visita fu motivata dall’improvviso desiderio di un gelato artigianale, voluttuosamente consumato nella centralissima via Etnea, e non per sostenere la candidatura dell'adepto d'Esculapio.
Di sicuro a Catania rimangono le voragini nelle strade per carenza di mezzi per la manutenzione; il centro della città è illuminato a giorni alterni e le periferie sono Bronx inavvicinabili dopo il tramonto, a causa del contingentamento della pubblica illuminazione per gli enormi debiti insoluti nei confronti dell’ENEL; i vigili, quei pochi che si vedono per strada – gli altri non si sa cosa facciano e dove siano – non elevano più le multe, tanto le Poste, che vantano crediti miliardari, non recapitano alcunché recante il logo comunale; la spazzatura si accumula come un simbolico trofeo della sconfitta, dato che i netturbini non ricevono da tempo lo stipendio; interi settori dell’amministrazione comunale sono paralizzati per l’inattività dei dipendenti, che non ricevono emolumenti da oltre 10 mesi e così via. Eppure, dopo l’abbandono di Scapagnini, che ha pensato bene di trasferirsi in Senato con tanto d’immunità prima della scadenza del secondo mandato, a Catania continua a governare il centro-destra, questa volta con un esponente di AN, Raffaele Stancanelli. Il neo sindaco, in un continuum di filosofia berlusconiana senza fine e, quel che è peggio, senza speranza, - quasi che per cambiare mentalità e registro basti solo sostituire gli uomini e non anche le regole, - ha infatti ritenuto opportuno nei primi giorni del suo insediamento stanziare 300 mila euro per uno stabilimento balneare, chiuso il giorno dopo dalla magistratura perché privo di licenza.
Quella di Catania è la storia sempre eterna del cambiare tutto per non cambiare niente, di cui i Catanesi non possano vantare alcuna primogenitura, ma della quale piangono le conseguenze.
(nella foto, Umberto Scapagnini)

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