La Banda Bassotti dei semafori cittadini
Mercoledì, 29 ottobre 2008
In tempi di barbarie non stupisce che anche i pubblici amministratori si mettano allegramente a rubare con il pretesto di rimpinguare le magrissime casse dei comuni, senza dimenticare, naturalmente, di far scivolare qualche banconota nelle proprie tasche mentre fanno il conteggio del bottino.
E’ quello che è successo in ben 27 comuni di questo sempre più squallido Paese, dove per arrotondare introiti e indennità personali si ricorreva al taroccamento dei semafori, opportunamente dotati di famigerato t-red, - il sistema fotografico automatizzato che immortala gli automobilisti che transitano con il rosso, - per poi far pervenire al tapino di turno una multa sostanziosa, i cui introiti andavano ad ingrassare le ditte appaltatrici dei sistemi semaforici, i responsabili della polizia municipale, qualche sindaco e qualche assessore al traffico.
La Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato oggi due milioni di euro in 27 comuni sparsi in tutta Italia, frutto delle multe elevate agli automobilisti con semafori che si ritengono truccati. Lo riferiscono fonti giudiziarie, aggiungendo che si tratta del risultato di un'indagine che nei mesi scorsi ha portato all'arresto di quattro imprenditori accusati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta, in relazione a gare indette da questi comuni per aggiudicarsi delle apparecchiature per le infrazioni stradali, i cosiddetti t-red. Secondo l'accusa, le società coinvolte nelle indagini, che prendevano una percentuale sulle multe, hanno manomesso, d'accordo con i comuni, i semafori in modo da ridurre la durata del giallo e far scattare subito il rosso, aumentando così gli introiti. I due milioni di euro sequestrati ai comuni costituivano il vero e proprio grisbi da spartire tra comuni, società di cui erano titolari i quattro imprenditori arrestati e complici dell’operazione criminosa.
L’indagine rischia di ampliarsi a macchia d’olio, visto che il t-red si va sempre più diffondendo ed il sistema della multe miliardarie è diventato un meccanismo per dare ossigeno alle disastrate casse di tutti i comuni d’Italia, complice un codice stradale che da strumento di disincentivazione delle infrazioni e di “rieducazione forzosa” degli indisciplinati alla guida si è trasformato in manuale della gabella. Peraltro, abbinato ad altri furbeschi sistemi di grassazione quotidiana, quali la copertura di intere aree di parcheggio con strisce blu o gialle, rispettivamente con sosta a pagamento o con sosta riservata ai residenti, e l’impiego di autovelox in tutte le salse tecnologiche, hanno trasformato in un business miliardario la gestione del traffico urbano.
Naturalmente, mentre con una protervia da delinquenti incalliti i comuni fanno fioccare come neve le multe per le predette infrazioni, sempre più frequenti, tanto le amministrazioni pubbliche sanno che i ricorsi sono complicati e farraginosi e comunque le avvocature comunali sono piene di scaldasedie pagati anche per gestire queste pratiche legali, nulla si muove sul fronte del rispetto degli obblighi previsti a carico delle medesime amministrazioni: obbligo di parcheggi gratuiti in prossimità di quelli a pagamento in disponibilità adeguata; dimensionamento delle singole aree di sosta, largamente inferiori alle misure stabilite dalle norme comunitarie; impiego degli introiti provenienti dalla violazione delle norme sulla sosta per la costruzione di parcheggi pubblici. Non c’è che dire in Italia ormai brilliamo anche per la gestione opportunistica e truffaldina persino nell’erogazione di servizi pubblici e nell’amministrazione della normativa sulla circolazione stradale. Potremmo concludere con il classico “siamo alla frutta”, se non fosse che il costo di quest’alimento è ormai assurto a bene da gioielleria, sicché contentiamoci del più azzeccato “non c’è più religione”, dato che anche il buon Dio ci nega il suo aiuto nel liberarci della feccia che ci governa.
E’ quello che è successo in ben 27 comuni di questo sempre più squallido Paese, dove per arrotondare introiti e indennità personali si ricorreva al taroccamento dei semafori, opportunamente dotati di famigerato t-red, - il sistema fotografico automatizzato che immortala gli automobilisti che transitano con il rosso, - per poi far pervenire al tapino di turno una multa sostanziosa, i cui introiti andavano ad ingrassare le ditte appaltatrici dei sistemi semaforici, i responsabili della polizia municipale, qualche sindaco e qualche assessore al traffico.
La Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato oggi due milioni di euro in 27 comuni sparsi in tutta Italia, frutto delle multe elevate agli automobilisti con semafori che si ritengono truccati. Lo riferiscono fonti giudiziarie, aggiungendo che si tratta del risultato di un'indagine che nei mesi scorsi ha portato all'arresto di quattro imprenditori accusati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta, in relazione a gare indette da questi comuni per aggiudicarsi delle apparecchiature per le infrazioni stradali, i cosiddetti t-red. Secondo l'accusa, le società coinvolte nelle indagini, che prendevano una percentuale sulle multe, hanno manomesso, d'accordo con i comuni, i semafori in modo da ridurre la durata del giallo e far scattare subito il rosso, aumentando così gli introiti. I due milioni di euro sequestrati ai comuni costituivano il vero e proprio grisbi da spartire tra comuni, società di cui erano titolari i quattro imprenditori arrestati e complici dell’operazione criminosa.
L’indagine rischia di ampliarsi a macchia d’olio, visto che il t-red si va sempre più diffondendo ed il sistema della multe miliardarie è diventato un meccanismo per dare ossigeno alle disastrate casse di tutti i comuni d’Italia, complice un codice stradale che da strumento di disincentivazione delle infrazioni e di “rieducazione forzosa” degli indisciplinati alla guida si è trasformato in manuale della gabella. Peraltro, abbinato ad altri furbeschi sistemi di grassazione quotidiana, quali la copertura di intere aree di parcheggio con strisce blu o gialle, rispettivamente con sosta a pagamento o con sosta riservata ai residenti, e l’impiego di autovelox in tutte le salse tecnologiche, hanno trasformato in un business miliardario la gestione del traffico urbano.
Naturalmente, mentre con una protervia da delinquenti incalliti i comuni fanno fioccare come neve le multe per le predette infrazioni, sempre più frequenti, tanto le amministrazioni pubbliche sanno che i ricorsi sono complicati e farraginosi e comunque le avvocature comunali sono piene di scaldasedie pagati anche per gestire queste pratiche legali, nulla si muove sul fronte del rispetto degli obblighi previsti a carico delle medesime amministrazioni: obbligo di parcheggi gratuiti in prossimità di quelli a pagamento in disponibilità adeguata; dimensionamento delle singole aree di sosta, largamente inferiori alle misure stabilite dalle norme comunitarie; impiego degli introiti provenienti dalla violazione delle norme sulla sosta per la costruzione di parcheggi pubblici. Non c’è che dire in Italia ormai brilliamo anche per la gestione opportunistica e truffaldina persino nell’erogazione di servizi pubblici e nell’amministrazione della normativa sulla circolazione stradale. Potremmo concludere con il classico “siamo alla frutta”, se non fosse che il costo di quest’alimento è ormai assurto a bene da gioielleria, sicché contentiamoci del più azzeccato “non c’è più religione”, dato che anche il buon Dio ci nega il suo aiuto nel liberarci della feccia che ci governa.
(nella foto, il famigerato semaforo di Segrate, Milano, che ha rilevato ben 35000 false multe in una settimana)
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