La democrazia secondo Berlusconi
Giovedì, 23 ottobre 2008
«Non permetterò l'occupazione delle università. L'occupazione di luoghi pubblici non è la dimostrazione dell'applicazione della libertà, non è un fatto di democrazia, è una violenza nei confronti degli altri studenti che vogliono studiare». Così ha minacciato Berlusconi nel corso della conferenza stampa indetta Palazzo Chigi in seguito alla notizie delle occupazioni degli atenei da parte degli studenti, che protestano contro i provvedimenti Gelmini sulla scuola.
Peccato si fosse dimenticato di indossare il fez, che gli avrebbe conferito un’aria più convincente e più intonata alla solennità delle dichiarazioni, peraltro rese ancor più minacciose dall’avvertimento lanciato alla giornalista che aveva posto la domanda: «Avete ancora almeno altri 4 anni per fare il callo a questi metodi. Io non retrocederò di un millimetro».
Queste dichiarazioni, prontamente condannate dall’opposizione per l’incredibile dose d’arroganza che trasudano, mettono chiaramente a nudo quali siano i metodi democratici su cui intende appoggiarsi il novello duce di Arcore, confortato dai sondaggi d’opinione che lo darebbero saldamente al vertice delle preferenze degli Italiani, se non addirittura in crescita. Né nel suo caso si può parlare di potere che gli ha dato in qualche modo alla testa, dato che in svariate occasioni ha dimostrato che la supponenza baldanzosa e la vendicativa arroganza sono le sue qualità più appariscenti, forti di un’impunità ad oggi non intaccata che gli dà diritto di affermare tutte le corbellerie che gli passano per la testa, senza pudore e senza timore.
Che poi le sue deliranti affermazioni talvolta gli generino qualche infortunio è cosa poco rilevante, tanto ha sempre pronta l’accusa ai media di manipolare le sue sortite, anche quando ci sono le prove registrate della sussistenza di ciò che ha detto. Men che meno si preoccupa di versare benzina sul fuoco con ciò che dice, sicuro di trovare un capro espiatorio pronto ad assumersi le responsabilità se qualcosa dovesse andare storto.
«Abbiamo dovuto convocare questa conferenza stampa», ha replicato Walter Veltroni, «dopo aver letto le parole del presidente del Consiglio di questo Paese, parole molto gravi, parole che possono essere cariche di conseguenze. Il premier», ha aggiunto, «soffia sul fuoco, il disagio sociale non è una questione di ordine pubblico: mi chiedo se in questo Paese è ancora possibile dissentire».
E che il dissenso in questo Paese sia giorno dopo giorno a rischio della reazione violenta di chi governa è negli atteggiamenti di disprezzo dissimulato verso l’opposizione, costantemente bersaglio del dileggio ora del premier medesimo ora dei suoi servi mediatici, che non risparmiano le critiche e le accuse di irresponsabilità e mancanza di senso dello stato ai promotori della manifestazione di protesta prevista per il prossimo 25 ottobre. Su questo evento Berlusconi ha, infatti, dichiarato: «Manifestare è una possibilità della democrazia ed anche noi ne usufruimmo. Noi, però, manifestammo contro la pressione fiscale del governo Prodi. La manifestazione del 25 ottobre è solo contro il governo e non ha proposte. La piazza non è il posto migliore per fare proposte. Le proposte si fanno in Parlamento» e c’è da credere che se ad indicare i luoghi in cui è più opportuno manifestare sia lui, allora non v’è dubbio alcuno che i promotori della manifestazione dovrebbero soprassedere ed obbedire come foche ammaestrate all'ordine del domatore.
Non è mancata infine una stoccata a giornali e televisioni, ovviamente quelle non allineate e non addomesticate come le quelle di sua proprietà, colpevoli non solo di dare notizia delle proteste in corso ma anche , - a dire del saccente primo ministro, - di fare da cassa di risonanza nella diffusione di informazioni fuorvianti e di diffondere «ansia e le situazioni solo di chi protesta», per poi concludere con tono da sceneggiata: «Sono preoccupato da questo divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà». Parole che svelano come la manifestazione in verità sia molto temuta dal leader della coalizione, che teme possa rappresentare il tappo finalmente cavato alla damigiana della contestazione latente..
La replica di Piero Martino del PD, comunque, non si è fatta attendere. «Oltre a prendere le contromisure adatte a bloccare le manifestazioni degli studenti, degli insegnanti e del corpo non docente della scuola», ha affermato il parlamentare, «Berlusconi invierà le forze dell'ordine anche nelle redazioni per verificare che il suo verbo venga amplificato come lui gradisce?».
Come si vede, le tensioni montano e la farsa cui ci aveva assuefatto Berlusconi sta assumendo le connotazioni di una pericolosissima guerra di minacciosi messaggi a cui si spera non debbano seguire provocazioni più consistenti, che in quel caso non potrebbero che imputarsi allo scellerato stile di un premier che ha smarrito il senso della misura e del tempo. E’ comunque opportuno che Berlusconi sia cosciente che nessuno rifiuterà di raccogliere il guanto qualora dovesse lanciarlo, dato che la democrazia ed i suoi valori, - la libertà di dissentire e di manifestare in tutte le forme lecite, - non potranno mai essere inibiti né con minacce farneticanti né con atti di prevaricazione fisica, poiché alla sua difesa s’è disposti a scendere per le vie per rispondere colpo su colpo con argomentazioni opportune e proporzionali. E in ogni caso se queste sono le concezioni che della democrazia e della liberta ha Berlusconi, allora occorre attrezzarsi per fargli capire che questa volta non si resterà inerti a guardare e subire.
Peccato si fosse dimenticato di indossare il fez, che gli avrebbe conferito un’aria più convincente e più intonata alla solennità delle dichiarazioni, peraltro rese ancor più minacciose dall’avvertimento lanciato alla giornalista che aveva posto la domanda: «Avete ancora almeno altri 4 anni per fare il callo a questi metodi. Io non retrocederò di un millimetro».
Queste dichiarazioni, prontamente condannate dall’opposizione per l’incredibile dose d’arroganza che trasudano, mettono chiaramente a nudo quali siano i metodi democratici su cui intende appoggiarsi il novello duce di Arcore, confortato dai sondaggi d’opinione che lo darebbero saldamente al vertice delle preferenze degli Italiani, se non addirittura in crescita. Né nel suo caso si può parlare di potere che gli ha dato in qualche modo alla testa, dato che in svariate occasioni ha dimostrato che la supponenza baldanzosa e la vendicativa arroganza sono le sue qualità più appariscenti, forti di un’impunità ad oggi non intaccata che gli dà diritto di affermare tutte le corbellerie che gli passano per la testa, senza pudore e senza timore.
Che poi le sue deliranti affermazioni talvolta gli generino qualche infortunio è cosa poco rilevante, tanto ha sempre pronta l’accusa ai media di manipolare le sue sortite, anche quando ci sono le prove registrate della sussistenza di ciò che ha detto. Men che meno si preoccupa di versare benzina sul fuoco con ciò che dice, sicuro di trovare un capro espiatorio pronto ad assumersi le responsabilità se qualcosa dovesse andare storto.
«Abbiamo dovuto convocare questa conferenza stampa», ha replicato Walter Veltroni, «dopo aver letto le parole del presidente del Consiglio di questo Paese, parole molto gravi, parole che possono essere cariche di conseguenze. Il premier», ha aggiunto, «soffia sul fuoco, il disagio sociale non è una questione di ordine pubblico: mi chiedo se in questo Paese è ancora possibile dissentire».
E che il dissenso in questo Paese sia giorno dopo giorno a rischio della reazione violenta di chi governa è negli atteggiamenti di disprezzo dissimulato verso l’opposizione, costantemente bersaglio del dileggio ora del premier medesimo ora dei suoi servi mediatici, che non risparmiano le critiche e le accuse di irresponsabilità e mancanza di senso dello stato ai promotori della manifestazione di protesta prevista per il prossimo 25 ottobre. Su questo evento Berlusconi ha, infatti, dichiarato: «Manifestare è una possibilità della democrazia ed anche noi ne usufruimmo. Noi, però, manifestammo contro la pressione fiscale del governo Prodi. La manifestazione del 25 ottobre è solo contro il governo e non ha proposte. La piazza non è il posto migliore per fare proposte. Le proposte si fanno in Parlamento» e c’è da credere che se ad indicare i luoghi in cui è più opportuno manifestare sia lui, allora non v’è dubbio alcuno che i promotori della manifestazione dovrebbero soprassedere ed obbedire come foche ammaestrate all'ordine del domatore.
Non è mancata infine una stoccata a giornali e televisioni, ovviamente quelle non allineate e non addomesticate come le quelle di sua proprietà, colpevoli non solo di dare notizia delle proteste in corso ma anche , - a dire del saccente primo ministro, - di fare da cassa di risonanza nella diffusione di informazioni fuorvianti e di diffondere «ansia e le situazioni solo di chi protesta», per poi concludere con tono da sceneggiata: «Sono preoccupato da questo divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà». Parole che svelano come la manifestazione in verità sia molto temuta dal leader della coalizione, che teme possa rappresentare il tappo finalmente cavato alla damigiana della contestazione latente..
La replica di Piero Martino del PD, comunque, non si è fatta attendere. «Oltre a prendere le contromisure adatte a bloccare le manifestazioni degli studenti, degli insegnanti e del corpo non docente della scuola», ha affermato il parlamentare, «Berlusconi invierà le forze dell'ordine anche nelle redazioni per verificare che il suo verbo venga amplificato come lui gradisce?».
Come si vede, le tensioni montano e la farsa cui ci aveva assuefatto Berlusconi sta assumendo le connotazioni di una pericolosissima guerra di minacciosi messaggi a cui si spera non debbano seguire provocazioni più consistenti, che in quel caso non potrebbero che imputarsi allo scellerato stile di un premier che ha smarrito il senso della misura e del tempo. E’ comunque opportuno che Berlusconi sia cosciente che nessuno rifiuterà di raccogliere il guanto qualora dovesse lanciarlo, dato che la democrazia ed i suoi valori, - la libertà di dissentire e di manifestare in tutte le forme lecite, - non potranno mai essere inibiti né con minacce farneticanti né con atti di prevaricazione fisica, poiché alla sua difesa s’è disposti a scendere per le vie per rispondere colpo su colpo con argomentazioni opportune e proporzionali. E in ogni caso se queste sono le concezioni che della democrazia e della liberta ha Berlusconi, allora occorre attrezzarsi per fargli capire che questa volta non si resterà inerti a guardare e subire.
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