Alitalia, imbroglio senza fine
Giovedì, 13 novembre 2008
Qualche immagine bucolica in queste ore frenetiche di altalena delle borse, scioperi aerei, manifestazioni di studenti, occupazioni d’università e tensioni sociali varie, sicuramente non guasta. E c’è da dire grazie alla RAI, a quella televisione di stato così obiettiva e sensibile alla trasparenza dell’informazione, che qualche animo bieco taccia talvolta di servilismo smodato al potere di turno, se qualche ora fa abbiamo potuto godere di una rilassante esibizione di un cagnolino, un cocker se la memoria non inganna, intento a piroettare festoso attorno al suo padroncino, che, riconoscente per questa esibizione d’affettuosa allegria, gli avrà somministrato uno zuccherino sulla lingua rasposa, - anche se questo nel servizio del TG2, a dire il vero, non si è visto.
Il quadretto è stato ancor più piacevole perché ad allietarci c’era il faccione invero serioso ma gentile di Antonio Tajani, commissario UE in conto Italia, che ha trastullato i contribuenti italiani con la gioiosa (al limite della commozione) notizia della promozione da parte Comunitaria del piano di privatizzazione Alitalia.
Il cocker che allegramente gli sgusciava tra le gambe, sebbene tenuto saldamente al guinzaglio dal simpatico Tajani, ha provato ad un certo punto a porgli una domanda, - il che potrebbe sembrar strano a chi, inesperto d’animali, non sa quale simbiosi si possa scatenare nel rapporto d’affetto tra bipede e quadrupede.
Ed il quesito riguardava proprio le ricadute di tale placet sulle tasche degli Italiani, - che al di là del comprensibile patema per la sorte di qualche decina di migliaia di famiglie che resteranno senza tacchino e panettone nel prossimo Natale, dato che non troveranno posto a bordo delle scialuppe lanciate dalla caritatevole CAI ed affogheranno nel mare dei debiti contratti per continuare a campare, - sicuramente erano con le lacrime agli occhi nell’attesa di sapere quanto sarebbero stati chiamati a sborsare affinché il sagace Berlusconi potesse guadagnarsi l’agognata segnalazione al Nobel per la filantropia e materie accessorie.
Il simpatico Tajani ci ha fatto sapere, - tradendo anche lui una certa comprensibile emozione, - che l’UE ha benedetto l’operazione CAI, omettendo però di confessarci che qualche Commissario ha subito ricovero d’urgenza per irrefrenabile crisi da risata dopo la cerimonia di benedizione, con particolare riferimento al passaggio relativo ai debiti che dall’ex mostro aereo confluiranno nella cosiddetta bad company e che graveranno sulla tasca di pantalone-contribuente italiano
E’ stato a quel punto che il cocker, superando se stesso in arguzia, ha chiesto notizia dei 300 milioni prestati ad Alitalia da Prodi e confermati dal governo Berlusconi e che, si sa, la Comunità pretende siano resi onde evitare si configuri l’indebito aiuto di stato.
Tajani non è stato da meno e con fare mesto ma allo stesso tempo disinvolto ha dichiarato con una punta d’orgoglio «I soldi sono stati prestati ad Alitalia e da questa debbono essere resi. La CAI nulla ha che vedere con il debito in questione, che fa parte dei debiti Alitalia e, pertanto, confluirà nelle dotazioni della bad company».
«Ciò significa che saranno gli Italiani a pagare?» ha retoricamente chiesto precisazione il cocker, piroettando e scodinzolando festoso.
«Noi questo vorremmo evitarlo.», ha asserito poco credibilmente il commissario, che ha concluso «D’altra parte con il ricavato della vendita Alitalia possiamo pensare di far fronte a questo onere».
A questo punto il cocker, probabilmente appagato, non ha più posto altre domande, sicuro di essersi strameritato la zolletta premio. E la scenetta idilliaca ha avuto termine.
Prescindendo dall’insolito regalo rilassante propostoci dal benemerito TG2, - al quale siamo riconoscenti per la dimostrazione di alta professionalità dei suoi dipendenti giornalisti, - desidereremmo porre noi qualche quesito al simpatico Tajani, dal quale, per ovvie ragioni, non ci attendiamo analogo trattamento premio di quello riservato al cocker che lo ha intervistato.
In particolare desidereremmo sapere se i soldi necessari per coprire il frutto della spregiudicatezza degli amministratori Alitalia e che costituiranno la “dotazione” della bad company saranno dei contribuenti o di qualche parente suo o del premier nobel per la filantropia, - ché, nella seconda ipotesi, sentiremmo persino l’impeto di inviare a Bruxelles una confezione di zollette omaggio con le quali il simpatico Tajani potrà premiare tutti i cocker o i bassotti di passaggio che riterrà opportuno. Se, ahimè!, dovesse esser più vera la prima ipotesi, che cioè si tratti di soldi dei contribuenti, pregheremmo il simpatico Tajani di risparmiarci certe scenette idilliache, con le quali confonde le idee a vecchietti e bambini, e da uomo abbia il coraggio di chiamare le cose con il loro vero nome, piuttosto che raccontare frottole penose.
La seconda domanda riguarda il ricavo dalla vendita di Alitalia, che ci risulterebbe essere del tutto ridicolo, dato che la valutazione della compagnia dalle stime di "esperti" (sic!) risulterebbe di poco sopra i 300 milioni (speriamo si svegli qualche magistrato!), tutti da incassare, e che comunque confluirebbero in un passivo (quello della bad company) che supera 2,5 miliardi: non si tratta forse di un’operazione di segno negativo o il contribuente dovrebbe scodinzolare come il cocker dell’intervista per il fatto di dover sopportare un debito leggermente inferiore rispetto a quello già preventivato?
Infine, ma che credibilità ha un governo comunitario che non ritiene aiuto di stato un contributo come quello riconosciuto ad Alitalia per il solo fatto che ne viene accollato l’onere alla collettività? Forse i suoi colleghi di Bruxelles pensano che i cittadini italiani siano abitanti di una regione decentrata del Burundi e, pertanto, capiscano di diritto e di economia quanto un cammelliere algerino d’astrofisica?
Il quadretto è stato ancor più piacevole perché ad allietarci c’era il faccione invero serioso ma gentile di Antonio Tajani, commissario UE in conto Italia, che ha trastullato i contribuenti italiani con la gioiosa (al limite della commozione) notizia della promozione da parte Comunitaria del piano di privatizzazione Alitalia.
Il cocker che allegramente gli sgusciava tra le gambe, sebbene tenuto saldamente al guinzaglio dal simpatico Tajani, ha provato ad un certo punto a porgli una domanda, - il che potrebbe sembrar strano a chi, inesperto d’animali, non sa quale simbiosi si possa scatenare nel rapporto d’affetto tra bipede e quadrupede.
Ed il quesito riguardava proprio le ricadute di tale placet sulle tasche degli Italiani, - che al di là del comprensibile patema per la sorte di qualche decina di migliaia di famiglie che resteranno senza tacchino e panettone nel prossimo Natale, dato che non troveranno posto a bordo delle scialuppe lanciate dalla caritatevole CAI ed affogheranno nel mare dei debiti contratti per continuare a campare, - sicuramente erano con le lacrime agli occhi nell’attesa di sapere quanto sarebbero stati chiamati a sborsare affinché il sagace Berlusconi potesse guadagnarsi l’agognata segnalazione al Nobel per la filantropia e materie accessorie.
Il simpatico Tajani ci ha fatto sapere, - tradendo anche lui una certa comprensibile emozione, - che l’UE ha benedetto l’operazione CAI, omettendo però di confessarci che qualche Commissario ha subito ricovero d’urgenza per irrefrenabile crisi da risata dopo la cerimonia di benedizione, con particolare riferimento al passaggio relativo ai debiti che dall’ex mostro aereo confluiranno nella cosiddetta bad company e che graveranno sulla tasca di pantalone-contribuente italiano
E’ stato a quel punto che il cocker, superando se stesso in arguzia, ha chiesto notizia dei 300 milioni prestati ad Alitalia da Prodi e confermati dal governo Berlusconi e che, si sa, la Comunità pretende siano resi onde evitare si configuri l’indebito aiuto di stato.
Tajani non è stato da meno e con fare mesto ma allo stesso tempo disinvolto ha dichiarato con una punta d’orgoglio «I soldi sono stati prestati ad Alitalia e da questa debbono essere resi. La CAI nulla ha che vedere con il debito in questione, che fa parte dei debiti Alitalia e, pertanto, confluirà nelle dotazioni della bad company».
«Ciò significa che saranno gli Italiani a pagare?» ha retoricamente chiesto precisazione il cocker, piroettando e scodinzolando festoso.
«Noi questo vorremmo evitarlo.», ha asserito poco credibilmente il commissario, che ha concluso «D’altra parte con il ricavato della vendita Alitalia possiamo pensare di far fronte a questo onere».
A questo punto il cocker, probabilmente appagato, non ha più posto altre domande, sicuro di essersi strameritato la zolletta premio. E la scenetta idilliaca ha avuto termine.
Prescindendo dall’insolito regalo rilassante propostoci dal benemerito TG2, - al quale siamo riconoscenti per la dimostrazione di alta professionalità dei suoi dipendenti giornalisti, - desidereremmo porre noi qualche quesito al simpatico Tajani, dal quale, per ovvie ragioni, non ci attendiamo analogo trattamento premio di quello riservato al cocker che lo ha intervistato.
In particolare desidereremmo sapere se i soldi necessari per coprire il frutto della spregiudicatezza degli amministratori Alitalia e che costituiranno la “dotazione” della bad company saranno dei contribuenti o di qualche parente suo o del premier nobel per la filantropia, - ché, nella seconda ipotesi, sentiremmo persino l’impeto di inviare a Bruxelles una confezione di zollette omaggio con le quali il simpatico Tajani potrà premiare tutti i cocker o i bassotti di passaggio che riterrà opportuno. Se, ahimè!, dovesse esser più vera la prima ipotesi, che cioè si tratti di soldi dei contribuenti, pregheremmo il simpatico Tajani di risparmiarci certe scenette idilliache, con le quali confonde le idee a vecchietti e bambini, e da uomo abbia il coraggio di chiamare le cose con il loro vero nome, piuttosto che raccontare frottole penose.
La seconda domanda riguarda il ricavo dalla vendita di Alitalia, che ci risulterebbe essere del tutto ridicolo, dato che la valutazione della compagnia dalle stime di "esperti" (sic!) risulterebbe di poco sopra i 300 milioni (speriamo si svegli qualche magistrato!), tutti da incassare, e che comunque confluirebbero in un passivo (quello della bad company) che supera 2,5 miliardi: non si tratta forse di un’operazione di segno negativo o il contribuente dovrebbe scodinzolare come il cocker dell’intervista per il fatto di dover sopportare un debito leggermente inferiore rispetto a quello già preventivato?
Infine, ma che credibilità ha un governo comunitario che non ritiene aiuto di stato un contributo come quello riconosciuto ad Alitalia per il solo fatto che ne viene accollato l’onere alla collettività? Forse i suoi colleghi di Bruxelles pensano che i cittadini italiani siano abitanti di una regione decentrata del Burundi e, pertanto, capiscano di diritto e di economia quanto un cammelliere algerino d’astrofisica?
Simpatico Tajani, la prossima volta abbia la decenza di farsi intervistare da qualcuno che la costringerà a dire come stanno veramente le cose, ché tutti sono in grado di far bella figura al riparo dal contraddittorio e con la connivenza alla fandonie.
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