Berlusconi flirta con UIL e CISL e schiaffeggia la CGIL
Mercoledì, 12 novembre 2008
L’atto è grave, particolarmente di questi tempi, in cui c’è un forte bisogno di coesione e di convergere su piani d’azione comuni per gestire una crisi che si preannuncia dura e lunga.
E invece le menti fini di palazzo Chigi pensano bene di profittare di un momento difficile anche per il sindacato, logorato dalle guerre di posizione su Alitalia e pubblico impiego, e tentano l’affondo per spaccare un interlocutore che nei prossimi mesi darà senza dubbio filo da torcere ad imprese e governo. L’innesco lo dà Berlusconi in persona, con ogni probabilità accecato da un rancore sordo nei confronti di tutto ciò che odora di sinistra, al punto da smarrire ogni residuo di ragione nel convocare ad un incontro ristretto, - come si dice in gergo sindacale, - Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, rispettivamente segretari confederali di CISL e UIL, a palazzo Grazioli per un colloquio riservato con Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, escludendo la CGIL di Guglielmo Epifani e l’UGL di Renata Polverini, - quest’ultima trattata come una scarpa dismessa, da buttare quando non serve più, adesso che la questione Alitalia è conclusa.
«Il presidente Berlusconi dimostra così» - si legge in una nota della CGIL - «di non avere alcun rispetto nei confronti dei suoi interlocutori, quando esprimono opinioni diverse dalle sue». Sul tema della crisi «il governo non prevede momenti formali di confronto con tutte le parti sociali, mentre quelli 'riservati' li tiene solo con alcuni soggetti, escludendo la Cgil, l'Ugl e tutte le altre rappresentanze di impresa», prosegue il leader Cgil. «Nei confronti della Cgil è un comportamento particolarmente grave perché abbiamo inviato al governo e alle altre parti sociali una piattaforma con le nostre proposte per affrontare la crisi» - ha aggiunto Epifani, che ha concluso «Con questo atteggiamento il governo esprime, così, la volontà di non aprire un confronto con la Cgil».
Ma se per certi versi non può stupire il comportamento di un Berlusconi, - che non ha mai fatto mistero di puntare all’annientamento del dissenso e, certamente, della CGIL, che il dissenso esprime in seno al movimento dei lavoratori e che in più rappresenta il braccio armato dei bolscevichi in odio preconcetto al leader della coalizione di governo, - desta stupore la leggerezza, - nella migliore delle ipotesi, - con la quale Bonanni e Angeletti si stanno prestando al gioco, frantumando ogni residua speranza di unità sindacale.
L’errore di palazzo Chigi e dell’organizzazione degli imprenditori è inoltre gravissimo di per se stesso, poiché mettere con le spalle al muro il sindacato più numeroso in quanto ad iscritti o presuppone una strategia precisa, che ha calcolato nei minimi dettagli il percorso e l’obiettivo o è sicuramente perdente nel medio termine. Non può non tenersi conto, infatti, delle ricadute che si determineranno a livello territoriale da questo schiaffo ad Epifani e soci, che certamente vedranno la propria posizione fortemente irrigidita nei confronti delle controparti datoriali con tutto ciò che consegue sulla conflittualità aziendale.
Né sarebbe accettabile credere che il pubblico sberleffo alla CGIL serva da segnale intimidatorio nei confronti del nuovo segretario che entro qualche mese dovrà sostituire Epifani alla guida della più grande organizzazione confederale. Anzi c’è da credere che la nuova segreteria, non fosse che per questioni di consolidamento del proprio prestigio, sferrerà un attacco ancor più duro al governo ed a UIL e CISL al momento accomodanti. In ogni caso siamo convinti che s’illuda grossolanamente chi ritiene che con le divisioni degli interlocutori si possa governare in modo maggiormente disinvolto e con minori ostacoli.
«Non è serio. Tutti gli interlocutori fino a prova contraria sono uguali», dice Pierluigi Bersani, ministro ombra dell'Economia, commentando l’accaduto, «mentre un governo che cerca di dividerli non fa l'interesse del Paese. Sono faziosi, ideologici, non hanno nessuna attitudine ad un sano pragmatismo», aggiunge Bersani, che notoriamente non è incline ai toni forti anche nei confronti degli avversari.
Il tempo confermerà le ragioni o il torto di un’operazione che al momento appare solo un vulnus difficilmente rimediabile a breve, così come farà da giudice al cedimento alle lusinghe di Angeletti e Bonanni. Di sicuro l’orizzonte dei mesi a venire è già incupito da minacciose nuvole temporalesche, che non lasciano presagire nulla di buono. E il 12 dicembre la CGIL ha già proclamato uno sciopero generale, da sola, contro tutti.
L’atto è grave, particolarmente di questi tempi, in cui c’è un forte bisogno di coesione e di convergere su piani d’azione comuni per gestire una crisi che si preannuncia dura e lunga.
E invece le menti fini di palazzo Chigi pensano bene di profittare di un momento difficile anche per il sindacato, logorato dalle guerre di posizione su Alitalia e pubblico impiego, e tentano l’affondo per spaccare un interlocutore che nei prossimi mesi darà senza dubbio filo da torcere ad imprese e governo. L’innesco lo dà Berlusconi in persona, con ogni probabilità accecato da un rancore sordo nei confronti di tutto ciò che odora di sinistra, al punto da smarrire ogni residuo di ragione nel convocare ad un incontro ristretto, - come si dice in gergo sindacale, - Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, rispettivamente segretari confederali di CISL e UIL, a palazzo Grazioli per un colloquio riservato con Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, escludendo la CGIL di Guglielmo Epifani e l’UGL di Renata Polverini, - quest’ultima trattata come una scarpa dismessa, da buttare quando non serve più, adesso che la questione Alitalia è conclusa.
«Il presidente Berlusconi dimostra così» - si legge in una nota della CGIL - «di non avere alcun rispetto nei confronti dei suoi interlocutori, quando esprimono opinioni diverse dalle sue». Sul tema della crisi «il governo non prevede momenti formali di confronto con tutte le parti sociali, mentre quelli 'riservati' li tiene solo con alcuni soggetti, escludendo la Cgil, l'Ugl e tutte le altre rappresentanze di impresa», prosegue il leader Cgil. «Nei confronti della Cgil è un comportamento particolarmente grave perché abbiamo inviato al governo e alle altre parti sociali una piattaforma con le nostre proposte per affrontare la crisi» - ha aggiunto Epifani, che ha concluso «Con questo atteggiamento il governo esprime, così, la volontà di non aprire un confronto con la Cgil».
Ma se per certi versi non può stupire il comportamento di un Berlusconi, - che non ha mai fatto mistero di puntare all’annientamento del dissenso e, certamente, della CGIL, che il dissenso esprime in seno al movimento dei lavoratori e che in più rappresenta il braccio armato dei bolscevichi in odio preconcetto al leader della coalizione di governo, - desta stupore la leggerezza, - nella migliore delle ipotesi, - con la quale Bonanni e Angeletti si stanno prestando al gioco, frantumando ogni residua speranza di unità sindacale.
L’errore di palazzo Chigi e dell’organizzazione degli imprenditori è inoltre gravissimo di per se stesso, poiché mettere con le spalle al muro il sindacato più numeroso in quanto ad iscritti o presuppone una strategia precisa, che ha calcolato nei minimi dettagli il percorso e l’obiettivo o è sicuramente perdente nel medio termine. Non può non tenersi conto, infatti, delle ricadute che si determineranno a livello territoriale da questo schiaffo ad Epifani e soci, che certamente vedranno la propria posizione fortemente irrigidita nei confronti delle controparti datoriali con tutto ciò che consegue sulla conflittualità aziendale.
Né sarebbe accettabile credere che il pubblico sberleffo alla CGIL serva da segnale intimidatorio nei confronti del nuovo segretario che entro qualche mese dovrà sostituire Epifani alla guida della più grande organizzazione confederale. Anzi c’è da credere che la nuova segreteria, non fosse che per questioni di consolidamento del proprio prestigio, sferrerà un attacco ancor più duro al governo ed a UIL e CISL al momento accomodanti. In ogni caso siamo convinti che s’illuda grossolanamente chi ritiene che con le divisioni degli interlocutori si possa governare in modo maggiormente disinvolto e con minori ostacoli.
«Non è serio. Tutti gli interlocutori fino a prova contraria sono uguali», dice Pierluigi Bersani, ministro ombra dell'Economia, commentando l’accaduto, «mentre un governo che cerca di dividerli non fa l'interesse del Paese. Sono faziosi, ideologici, non hanno nessuna attitudine ad un sano pragmatismo», aggiunge Bersani, che notoriamente non è incline ai toni forti anche nei confronti degli avversari.
Il tempo confermerà le ragioni o il torto di un’operazione che al momento appare solo un vulnus difficilmente rimediabile a breve, così come farà da giudice al cedimento alle lusinghe di Angeletti e Bonanni. Di sicuro l’orizzonte dei mesi a venire è già incupito da minacciose nuvole temporalesche, che non lasciano presagire nulla di buono. E il 12 dicembre la CGIL ha già proclamato uno sciopero generale, da sola, contro tutti.
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