La legge ammazza blog
Mercoledì, 12 novembre 2008
Uno spettro si aggira per il Paese. Uno spettro lugubre e malvagio, che ancora una volta punta a soffocare la libertà dei cittadini, quella di parola. Lo spettro ha questa volta la forma di un DDL, con il quale si intenderebbe mettere il bavaglio ai tanti blog presenti nella rete, attraverso l’obbligo di registrazione al ROC, Registro Operatori Comunicazione, e la cui elusione d’obbligo renderebbe automaticamente stampa clandestina, con corrispettivo reato a carico dell’autore dello scritto, la pubblicazione via web di opinioni, critiche, commenti, intrattenimento e fatti di qualunque natura, espressione del pensiero non allineato.
Agli autori dei blog registrati, inoltre, sarebbero applicate le norme sulla diffamazione a mezzo stampa, con le conseguenze previste a carico degli organi di stampa ed i giornalisti.
L’esenzione dalla normativa sopraddetta riguarderebbe lo sparutissimo numero di blog privi di strutturazione organizzativa – ma la norma del DDL in discussione è al riguardo assai vaga – e con comprovate finalità prive di lucro. Ciò significa che la sola apposizione di un banner pubblicitario sul blog, che generi anche introiti minimali per il suo autore, farebbe di per sé incorrere nell’obbligo della registrazione di suddetta.
E’ superfluo sottolineare come la legge in discussione suoni al di là della interpretazione letterale come un tentativo censorio tendente a limitare fortemente la libertà di parola, attraverso il controllo di un’autorità terza sui contenuti del blog e con l’applicazione di una normativa penale smisurata rispetto alla reale diffusione del blog medesimo. Tale attacco malcelato alle libertà costituzionalmente garantite non può ritenersi in alcun modo tollerabile, anzi costituisce una sorta di intimidazione preventiva di marcato stampo totalitario nei confronti di tutti coloro che intendano esprimere in qualche modo il loro dissenso, pur nella compostezza e nelle regole imposte dalle leggi che concedono la libertà di querela a chiunque rilevi offesa da parole e scritti di terzi lesivi della propria onorabilità. E poiché le norma a tutela dell’onorabilità esistono, non si comprende il motivo di integrarle con leggi restrittive sulla stampa, se non in vista di creare un odioso clima censorio da MinCulPop, in cui troverebbero finalmente soddisfazione i media servili e prezzolati, aggiogati al controllo di chi governa e così cari alla classe politica al potere ed ai suoi leader.
Va precisato che il provvedimento in questione non è stato pensato dall’attuale governo, poiché già nel 2007 il governo Prodi aveva approvato il cosiddetto DDL Levi su analogo argomento, ed aveva poi fatto precipitosamente marcia indietro davanti alla valanga di critiche mossesi da più parti. La riesumazione del provvedimento non è, dunque, che un pallino fisso di chi esercisce il potere in questo Paese di falsa democrazia, che trova più agevole aggirare il disposto dell’articolo 21 della Carta Costituzionale con leggine mascherate da altre finalità, piuttosto che incamminarsi nel difficoltoso iter di emendare leggi costituzionali. In proposito, il lodo Alfano sull’immunità delle quattro più rilevanti cariche dello stato ne è un esempio plateale.
Di fronte a quest’ennesimo attentato alle libertà fondamentali del cittadino va registrato, oltre al dissenso di parecchi blog attenti a ciò che accade nelle pieghe della vita parlamentare, la presa di posizione di Italia dei Valori, il partito di Di Pietro, che ha gridato ad un atto di marcato stampo fascista avverso il provvedimento ed ha invitato alla disobbedienza qualora il DDL dovesse essere trasformato in legge a tutti gli effetti ed offrendo assistenza legale a chiunque dovesse incappare nella violazione della normativa.
Agli autori dei blog registrati, inoltre, sarebbero applicate le norme sulla diffamazione a mezzo stampa, con le conseguenze previste a carico degli organi di stampa ed i giornalisti.
L’esenzione dalla normativa sopraddetta riguarderebbe lo sparutissimo numero di blog privi di strutturazione organizzativa – ma la norma del DDL in discussione è al riguardo assai vaga – e con comprovate finalità prive di lucro. Ciò significa che la sola apposizione di un banner pubblicitario sul blog, che generi anche introiti minimali per il suo autore, farebbe di per sé incorrere nell’obbligo della registrazione di suddetta.
E’ superfluo sottolineare come la legge in discussione suoni al di là della interpretazione letterale come un tentativo censorio tendente a limitare fortemente la libertà di parola, attraverso il controllo di un’autorità terza sui contenuti del blog e con l’applicazione di una normativa penale smisurata rispetto alla reale diffusione del blog medesimo. Tale attacco malcelato alle libertà costituzionalmente garantite non può ritenersi in alcun modo tollerabile, anzi costituisce una sorta di intimidazione preventiva di marcato stampo totalitario nei confronti di tutti coloro che intendano esprimere in qualche modo il loro dissenso, pur nella compostezza e nelle regole imposte dalle leggi che concedono la libertà di querela a chiunque rilevi offesa da parole e scritti di terzi lesivi della propria onorabilità. E poiché le norma a tutela dell’onorabilità esistono, non si comprende il motivo di integrarle con leggi restrittive sulla stampa, se non in vista di creare un odioso clima censorio da MinCulPop, in cui troverebbero finalmente soddisfazione i media servili e prezzolati, aggiogati al controllo di chi governa e così cari alla classe politica al potere ed ai suoi leader.
Va precisato che il provvedimento in questione non è stato pensato dall’attuale governo, poiché già nel 2007 il governo Prodi aveva approvato il cosiddetto DDL Levi su analogo argomento, ed aveva poi fatto precipitosamente marcia indietro davanti alla valanga di critiche mossesi da più parti. La riesumazione del provvedimento non è, dunque, che un pallino fisso di chi esercisce il potere in questo Paese di falsa democrazia, che trova più agevole aggirare il disposto dell’articolo 21 della Carta Costituzionale con leggine mascherate da altre finalità, piuttosto che incamminarsi nel difficoltoso iter di emendare leggi costituzionali. In proposito, il lodo Alfano sull’immunità delle quattro più rilevanti cariche dello stato ne è un esempio plateale.
Di fronte a quest’ennesimo attentato alle libertà fondamentali del cittadino va registrato, oltre al dissenso di parecchi blog attenti a ciò che accade nelle pieghe della vita parlamentare, la presa di posizione di Italia dei Valori, il partito di Di Pietro, che ha gridato ad un atto di marcato stampo fascista avverso il provvedimento ed ha invitato alla disobbedienza qualora il DDL dovesse essere trasformato in legge a tutti gli effetti ed offrendo assistenza legale a chiunque dovesse incappare nella violazione della normativa.
Non c’è che dire. Se mai ci fossero stati dubbi, il viatico di questo governo, capace ogni giorno solo di creare una nuova categoria di scontenti, sta dimostrando come ormai sia divenuto interesse primario della libertà e della democrazia liberarsi in fretta di una politica che sempre più mostra il volto arrogante e protervo della razza padrona, decisa a ridurre in cattività ogni dissenso e spadroneggiare come meglio gli aggrada.
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