venerdì, gennaio 30, 2009

Pensioni tra protervia e ingiustizia, l’ennesimo colpo di mano


Venerdì, 30 gennaio 2009
Lo dicessero apertamente una volta per tutte: “chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto, le pensioni sono abolite e non se ne parli più!”.
Questa sembra essere la logica finale con la quale i governi accattoni e truffaldini che si sono alternati, a partire da quello di Lamberto Dini del ‘95, intendono affrontare la questione dei conti pubblici. Una logica sciagurata, ai limiti del codice penale, con la quale si intende scaricare sui cittadini l’incredibile incapacità con la quale si sono amministrati negli anni i pubblici danari, quelli versati, - ma sarebbe più opportuno dire estorti, - da aziende e lavoratori per finanziare il sostegno alla vecchiaia.
Così Tremonti a Davos, dove si svolge il World Economic Forum, fa sapere che già dal 2010 intende attuare un ulteriore giro di vite sui meccanismi pensionistici, senza specificare se il provvedimento riguarderà il taglio dei rendimenti o, piuttosto, la riduzione delle finestre dalle attuali quattro a due o un nuovo innalzamento dell’età. Di certo, dal minaccioso «Sui coefficienti per il calcolo delle pensioni andremo dritti, senza la solita melina sindacale» traspare l’intenzione di infierire su coloro che già stanno male e che, secondo il ministro, dovranno stare ancora peggio.
Che il provvedimento possa rappresentare una stridente controtendenza delle misure anticrisi, che di fronte all’esercito dei disoccupati disperati con i requisiti per la pensione, ma inibiti per legge al suo accesso, e che dovrebbero anzi agevolare il collocamento a riposo di gente che non ha alcuna speranza di ricollocarsi nel mercato del lavoro, è fatto del tutto irrilevante, restando più importante privilegiare il principio dell’equilibrio dei conti economici dello stato, anche se con l’esproprio di un diritto consolidato nel tempo.
Della sortita di Tremonti non c’è certamente da stupirsi. E’ stato lui d’altra parte il vero autore della famigerata riforma Maroni nel precedente governo Berlusconi ed oggi, non pago e con una fantasia proterva da far invidia a qualche sadico gerarca di passata memoria, rispolvera un argomento che ne mette a nudo la pochezza culturale. Ovviamente, nulla dice questo campione di sana amministrazione sulla via vera che hanno seguito i soldi versati per le pensioni e che oggigiorno non sarebbero sufficienti per onorare l’impegno a sostenere il reddito dei pensionandi. La sua reticenza, associata ad un disprezzo per le regole veramente esemplare, lo porta a concludere che l’equilibrio del sistema si regge solo falcidiando questa voce di spesa, alla cieca , senza considerare le gravissime ripercussioni sociali che determinerà sulla vita di milioni di persone.
Altrettanto spregiudicata e demenziale è l’affermazione secondo la quale è necessario creare le condizioni per il mantenimento al lavoro di persone ancora in grado di dare un contributo attivo all’economia del Paese senza gravare sulle casse dello stato. Se il ministro Tremonti desse un’occhiata alle prime pagine dei quotidiani, - ché addentrarsi nelle pagine interne sarebbe forse pretendere troppo, - piuttosto che sfogliare riviste di ameno contenuto, si renderebbe conto che se il lavoro già scarseggia per i giovani, figurarsi per gli ultracinquantenni. Ma come accade di regola, è sempre comodo fare la predica ed i conti in tasca agli altri quando si è intenti a sbafare un piatto di lasagne o, come nel suo caso, si percepisce una lauta indennità mensile e si beneficia di regole pensionistiche al di fuori di ogni aggancio con i meccanismi previsti per i comuni mortali, peraltro pagate da quei cittadini ai quali periodicamente si chiede di stringere la cinghia o di arrangiarsi.
Vergogna!, non vi è altro termine per definire il disprezzo che suscitano queste proposte vessatorie, sintomo di una visione più che feudale del potere e dell’amministrazione della cosa pubblica.
Naturalmente a questo genio della finanza creativa, che non tiene in alcun conto i bisogni veri dei cittadini, ma cui sta a cuore solo l’applauso della claque di Bruxelles, lieta di non doversi vedere coinvolta con l’intervento comunitario nell’eventuale soluzione di problemi strettamente italiani, poco interessano gli effetti sciagurati di una decisione simile per lui ed il futuro del governo Berlusconi, né i probabili disordini sociali che potranno prendere spunto da questo ennesimo affronto alla pazienza dei cittadini: la tirannide non ha mai avuto occhi per la sofferenza e rispetto del consenso, altrimenti non sarebbe tale.
Ministro Tremonti, particolarmente di questi tempi i sacrifici debbono essere richiesti ed eventualmente imposti a chi effettivamente è in condizioni di evidente benessere ed ha il dovere di solidarietà nei confronti dei cittadini meno abbienti e fortunati. Allora, cominci lei ed i suoi colleghi, riducendo il suo appannaggio ed i tanti vergognosi privilegi che gode, e poi passi ai tanti nomi noti, a lei quanto al Paese, di gente con fortune invidiabili, tra l’altro non sempre di trasparente provenienza, effettivamente in grado di dare un contributo significativo alle disastrate casse dello stato.
Infierire sui soliti noti, sui cassintegrati, sui giovani precari a vita, sui percettori di reddito fisso, sui disoccupati, su chi campa con stipendi da già da fame e su chi è già disperato e non aspetta che la pensione per poter comprare qualcosa da mettere in tavola, per quanto sia cosa più agevole e sbrigativa, è non solo ingiusto ma persino stomachevole e odioso.

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