L’Italia che aspetta Godot
Venerdì, 6 febbraio 2009
Pressione fiscale al 43,3%, disoccupazione cresciuta negli ultimi 2 mesi di oltre un punto percentuale, inflazione oltre il 3% con un +1,6% nel solo mese di gennaio, politica della scuola e dell’università da ventennio fascista, varo di leggi a misura di assoluta impunità per il capo del governo, accanimento senza precedenti contro l’indipendenza della magistratura e previsioni di riforma che aggioghi la giustizia all’esecutivo, ventilata cancellazione dello strumento delle intercettazioni telefoniche anche per le indagini sui reati più gravi, riforma del sistema elettorale con sbarramento al 4% per cancellare definitivamente il pungolo del dissenso, ma con conservazione del diniego di esprimere alcuna preferenza, privatizzazione Alitalia con accollo di un debito imprecisato sul gobbo dei cittadini (la stima cresce ogni giorno e adesso si parla di oltre 3,5 miliardi) e regalia del nome storico ad un manipolo di affaristi-eroi, attacco senza precedente all’unità sindacale ed alla rappresentatività del sindacato più significativo, nuove minacce di revisione del sistema pensionistico, dileggio di milioni di lavoratori pubblici, collasso dei bilanci comunali, aggravio del deficit pubblico di oltre un punto percentuale, revisione al ribasso (dallo 0,5 al 2%) della contrazione del PIL, sterile quanto inconcludente ed infinito dibattito sul federalismo fiscale, accanimento senza precedente sulla questione immigrazione.
Questi sono in sintesi, - e ci scusiamo se ne abbiamo scordato qualcuno, - i temi edificanti sui quali il provetto governo Berlusconi ha fatto trascorrere ben 9 mesi dalla sua elezione.
Ve n’è abbastanza per convincere anche i più acerrimi oppositori e delusi del precedente governo Prodi sul fatto che la musica non è cambiata. Anzi, se cambiamento si è verificato, è stato solo in peggio, tenuto conto che Prodi e soci sono stati rispediti a casa per eccesso di rissosità e immobilismo, mentre nel caso del neo-salvatore della patria Silvio Berlusconi l’orologio della storia sembra aver preso a girare vorticosamente all’incontrario, con l’intento di condurci nel baratro di una democrazia Sudamericana, nelle quali il potere si confonde con l’arbitrio e chi comanda può permettersi di decidere ciò che gli aggrada di più tra l’indifferenza di cittadini schiavi e la selvaggia repressione dello scarso ma coraggioso dissenso.
Mentre il popolo è alla fame, attanagliato da un regime di prezzi ipertrofico anche per i beni di prima necessità, - basta guardare al prezzo di un kilo di pasta, vicino ai 2 euro, o di un kilo di pane, ben oltre i 4 euro in città come Milano, - e la disoccupazione è vicina a percentuali a due cifre, il nostro neo-salvatore della patria ed i suoi figuranti perdono il loro tempo a dibattere sull’allucinate paranoia della Lega, con la fissa dell’immigrazione, e assurde classi differenziate per Italiani, purosangue come i cavalli da corsa, e per i discendenti degli schiavi spartani, gli immigrati, perché i problemi del Paese si risolvono evitando la contaminazione tra la razza eletta e l’esercito dei servi della gleba.
La questione è talmente ridicola che c’è da credere che davanti a questa tragica buffonata persino Mengistu, Pinochet ed il suo maestro Hitler, con Mengele ed Heichmann, si stiano rivoltando nella tomba per il gran ridere.
Naturalmente non uno straccio di provvedimento per l’occupazione, il salario, la sospensione, - visto che pretenderne la cancellazione sarebbe utopia, - dell’indegno meccanismo delle assunzioni precarie, anche se di questi tempi, con i licenziamenti in massa proprio ad iniziare da questi disgraziati, la questione probabilmente si risolverà da sé.
Si parla di revisione dei meccanismi pensionistici, a cominciare dalle donne, perché la “spesa pensionistica è fuori controllo” e, dunque, vanno anche azzerati gli “assurdi” privilegi che godono le donne. Rinunciare alle tante macchine blu, con rispettivo autista con licenza di sberleffare i codice stradale e costo d’esercizio a carico della pubblica spesa, è invece irrinunciabile, ché se nella vecchia Cina i Mandarini usufruivano di lettiga e lettighieri, i neo-Mandarini della Repubblica debbono usufruire di una lussuosa Lancia Thesis, - nella peggiore delle ipotesi, - persino per portare i figli all’oratorio o l’amante a fare shopping.
Che mandare in pensione in deroga temporanea alle norme canaglia esistenti qualche migliaio di disperati, con tanto di requisiti contributivi ma in carenza dei nuovi limiti d’età varati in fretta e furia, possa costituire un mezzo per risolvere i problemi di sussistenza di altrettante famiglie, costrette ad espedienti di varia natura per arrivare alla maturazione del fatidico limite anagrafico imposto al loro congiunto, non sfiora nemmeno questi arroganti supponenti. Loro non hanno e mai avranno problemi di questa natura: parlamentari oggi, si ricicleranno al parlamento Europeo domani, in una qualche Assemblea regionale dopodomani, e in un posticino di sottogoverno, - magari ai vertici di qualche municipalizzata, - in caso di mancata investitura in una delle istituzioni prima dette e……..a “culo tutti quanti”, come diceva Francesco Guccini in una nota canzone degli anni ’70.
Certo, non sono chiare le ragioni per le quali il popolo non insorga contro un tale scempio di indifferenza e di ingiustizie sociali, quantunque non sia necessario scomodare il Machiavelli per sapere che, in fondo, il popolo è bruto, bue, e la sua maggioranza è sempre pronta a prostrarsi al potere ed ai potenti.
Fortunatamente ci sono nel Paese personaggi politici di ben altra statura, di pasta ben più solida e pregiata, in grado nel loro piccolo di pensare al bene della gente, sentimento nei fatti così distante dalle preoccupazioni del potere.
E’ il caso del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, novello Caronte di AN verso il PdL, che ha fatto l’impossibile per accaparrarsi l’AGS NATO (Alliance Ground Station) e portarlo alla base americana di Singonella, che costerà all’Italia un contributo di 150 milioni di euro. A leggere i giornali che della vicenda si sono occupati, si scopre che la Spagna, nel cui territorio avrebbe dovuto essere collocata la struttura di controllo aereo del Mediterraneo, ha rinunciato al progetto perché indisponibile a cacciare un contributo di 90 milioni euro. Ma il prode La Russa la pensa diversamente e sostiene che il costo previsto, quasi doppio di quello stimato dagli Spagnoli, è in realtà un investimento, che produrrà occupazione e ricchezza per il territorio di Lentini e Paternò, - quest’ultimo paese natale del ministro, - confinanti con la base di Sigonella.
A confermare la bontà della tesi di La Russa è intervenuto il direttore/editore del quotidiano catanese La Sicilia, Mario Ciancio, con un articolo che illustra i vantaggi dell’operazione: oltre mille villette monofamiliare per ospitare gli Americani che opereranno nella base e che si aggiungeranno a quelli già presenti a Sigonella, da costruirsi su un terreno attualmente piantumato ad agrumeto, per il quale, prontamente, è già stata concessa la variante per la lottizzazione.
Bravo Ciancio, così pronto a mettere il suo giornale al servizio dei grandi benefattori dell’umanità. Peccato si sia dimenticato di confessare ai suoi lettori che il terreno su cui sorgeranno le dimore per il personale di Sigonella è di sua proprietà!
Bravo La Russa, che accetta di farsi sponsorizzare da un direttore/editore reticente e nell’occhio del ciclone per aver pubblicato sul suo giornale proprio qualche giorno, - senza alcun commento o avviso ai propri lettori sulle credenziali del personaggio, - una lettera di tal Vincenzo Santapaola, figlio del famigerato capo mafia Benedetto “Nitto”, in regime di 41bis come l’illustre genitore, con la quale reclamava la propria innocenza e si lamentava della “ingiusta” condanna subita per fatti di mafia.
Non c’è che dire, sembra lo scenario di Aspettando Godot: la gente che si lamenta del freddo, della fame e del proprio miserabile stato esistenziale, magari pensando al suicidio in attesa del mitico Godot che risolverà tutti i propri affanni. Ma Godot, in uno scenario quasi in assenza di spazio e di tempo, non arriverà mai e mai arriverà la salvezza sperata. Chiacchiere, chiacchiere, ma mai uno straccio di provvedimento effettivo che possa far sospettare una qualche miracolosa svolta. E così si perpetua nella sua drammaticità il nonsenso della vita quotidiana affidata alla schiera dei neo-Mandarini cui sta a cuore solo il proprio privilegio.
Mentre ci accingevamo a pubblicare l’articolo è giunta notizia dello scontro tra il premier ed il Capo dello Stato sul caso Englaro.
Quantunque ci riserviamo di trattare la questione in modo più ampio, esprimiamo una dura condanna per il comportamento di un Silvio Berlusconi, che, sfidando il Capo dello Stato e minacciando di modificare la Costituzione qualora dovesse perdurare il rifiuto di Napolitano di apporre la firma per la promulgazione del provvedimento varato oggi teso a vanificare una sentenza della Cassazione, con la quale si autorizzava la famiglia a metter fine ai 17 lunghi anni di sofferenze della figlia Eluana, ha varcato il confine della tollerabilità e manifestato l’intento golpista che da sempre accarezza. Questi comportamenti non sono ammissibili in democrazia e dunque sarà bene che i cittadini prendano coscienza dei gravissimi pericoli che stanno correndo le loro libertà fondamentali con la presenza al governo di un uomo che non ha mai fatto mistero del disprezzo per le istituzioni e per le regole della democrazia.
Pressione fiscale al 43,3%, disoccupazione cresciuta negli ultimi 2 mesi di oltre un punto percentuale, inflazione oltre il 3% con un +1,6% nel solo mese di gennaio, politica della scuola e dell’università da ventennio fascista, varo di leggi a misura di assoluta impunità per il capo del governo, accanimento senza precedenti contro l’indipendenza della magistratura e previsioni di riforma che aggioghi la giustizia all’esecutivo, ventilata cancellazione dello strumento delle intercettazioni telefoniche anche per le indagini sui reati più gravi, riforma del sistema elettorale con sbarramento al 4% per cancellare definitivamente il pungolo del dissenso, ma con conservazione del diniego di esprimere alcuna preferenza, privatizzazione Alitalia con accollo di un debito imprecisato sul gobbo dei cittadini (la stima cresce ogni giorno e adesso si parla di oltre 3,5 miliardi) e regalia del nome storico ad un manipolo di affaristi-eroi, attacco senza precedente all’unità sindacale ed alla rappresentatività del sindacato più significativo, nuove minacce di revisione del sistema pensionistico, dileggio di milioni di lavoratori pubblici, collasso dei bilanci comunali, aggravio del deficit pubblico di oltre un punto percentuale, revisione al ribasso (dallo 0,5 al 2%) della contrazione del PIL, sterile quanto inconcludente ed infinito dibattito sul federalismo fiscale, accanimento senza precedente sulla questione immigrazione.
Questi sono in sintesi, - e ci scusiamo se ne abbiamo scordato qualcuno, - i temi edificanti sui quali il provetto governo Berlusconi ha fatto trascorrere ben 9 mesi dalla sua elezione.
Ve n’è abbastanza per convincere anche i più acerrimi oppositori e delusi del precedente governo Prodi sul fatto che la musica non è cambiata. Anzi, se cambiamento si è verificato, è stato solo in peggio, tenuto conto che Prodi e soci sono stati rispediti a casa per eccesso di rissosità e immobilismo, mentre nel caso del neo-salvatore della patria Silvio Berlusconi l’orologio della storia sembra aver preso a girare vorticosamente all’incontrario, con l’intento di condurci nel baratro di una democrazia Sudamericana, nelle quali il potere si confonde con l’arbitrio e chi comanda può permettersi di decidere ciò che gli aggrada di più tra l’indifferenza di cittadini schiavi e la selvaggia repressione dello scarso ma coraggioso dissenso.
Mentre il popolo è alla fame, attanagliato da un regime di prezzi ipertrofico anche per i beni di prima necessità, - basta guardare al prezzo di un kilo di pasta, vicino ai 2 euro, o di un kilo di pane, ben oltre i 4 euro in città come Milano, - e la disoccupazione è vicina a percentuali a due cifre, il nostro neo-salvatore della patria ed i suoi figuranti perdono il loro tempo a dibattere sull’allucinate paranoia della Lega, con la fissa dell’immigrazione, e assurde classi differenziate per Italiani, purosangue come i cavalli da corsa, e per i discendenti degli schiavi spartani, gli immigrati, perché i problemi del Paese si risolvono evitando la contaminazione tra la razza eletta e l’esercito dei servi della gleba.
La questione è talmente ridicola che c’è da credere che davanti a questa tragica buffonata persino Mengistu, Pinochet ed il suo maestro Hitler, con Mengele ed Heichmann, si stiano rivoltando nella tomba per il gran ridere.
Naturalmente non uno straccio di provvedimento per l’occupazione, il salario, la sospensione, - visto che pretenderne la cancellazione sarebbe utopia, - dell’indegno meccanismo delle assunzioni precarie, anche se di questi tempi, con i licenziamenti in massa proprio ad iniziare da questi disgraziati, la questione probabilmente si risolverà da sé.
Si parla di revisione dei meccanismi pensionistici, a cominciare dalle donne, perché la “spesa pensionistica è fuori controllo” e, dunque, vanno anche azzerati gli “assurdi” privilegi che godono le donne. Rinunciare alle tante macchine blu, con rispettivo autista con licenza di sberleffare i codice stradale e costo d’esercizio a carico della pubblica spesa, è invece irrinunciabile, ché se nella vecchia Cina i Mandarini usufruivano di lettiga e lettighieri, i neo-Mandarini della Repubblica debbono usufruire di una lussuosa Lancia Thesis, - nella peggiore delle ipotesi, - persino per portare i figli all’oratorio o l’amante a fare shopping.
Che mandare in pensione in deroga temporanea alle norme canaglia esistenti qualche migliaio di disperati, con tanto di requisiti contributivi ma in carenza dei nuovi limiti d’età varati in fretta e furia, possa costituire un mezzo per risolvere i problemi di sussistenza di altrettante famiglie, costrette ad espedienti di varia natura per arrivare alla maturazione del fatidico limite anagrafico imposto al loro congiunto, non sfiora nemmeno questi arroganti supponenti. Loro non hanno e mai avranno problemi di questa natura: parlamentari oggi, si ricicleranno al parlamento Europeo domani, in una qualche Assemblea regionale dopodomani, e in un posticino di sottogoverno, - magari ai vertici di qualche municipalizzata, - in caso di mancata investitura in una delle istituzioni prima dette e……..a “culo tutti quanti”, come diceva Francesco Guccini in una nota canzone degli anni ’70.
Certo, non sono chiare le ragioni per le quali il popolo non insorga contro un tale scempio di indifferenza e di ingiustizie sociali, quantunque non sia necessario scomodare il Machiavelli per sapere che, in fondo, il popolo è bruto, bue, e la sua maggioranza è sempre pronta a prostrarsi al potere ed ai potenti.
Fortunatamente ci sono nel Paese personaggi politici di ben altra statura, di pasta ben più solida e pregiata, in grado nel loro piccolo di pensare al bene della gente, sentimento nei fatti così distante dalle preoccupazioni del potere.
E’ il caso del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, novello Caronte di AN verso il PdL, che ha fatto l’impossibile per accaparrarsi l’AGS NATO (Alliance Ground Station) e portarlo alla base americana di Singonella, che costerà all’Italia un contributo di 150 milioni di euro. A leggere i giornali che della vicenda si sono occupati, si scopre che la Spagna, nel cui territorio avrebbe dovuto essere collocata la struttura di controllo aereo del Mediterraneo, ha rinunciato al progetto perché indisponibile a cacciare un contributo di 90 milioni euro. Ma il prode La Russa la pensa diversamente e sostiene che il costo previsto, quasi doppio di quello stimato dagli Spagnoli, è in realtà un investimento, che produrrà occupazione e ricchezza per il territorio di Lentini e Paternò, - quest’ultimo paese natale del ministro, - confinanti con la base di Sigonella.
A confermare la bontà della tesi di La Russa è intervenuto il direttore/editore del quotidiano catanese La Sicilia, Mario Ciancio, con un articolo che illustra i vantaggi dell’operazione: oltre mille villette monofamiliare per ospitare gli Americani che opereranno nella base e che si aggiungeranno a quelli già presenti a Sigonella, da costruirsi su un terreno attualmente piantumato ad agrumeto, per il quale, prontamente, è già stata concessa la variante per la lottizzazione.
Bravo Ciancio, così pronto a mettere il suo giornale al servizio dei grandi benefattori dell’umanità. Peccato si sia dimenticato di confessare ai suoi lettori che il terreno su cui sorgeranno le dimore per il personale di Sigonella è di sua proprietà!
Bravo La Russa, che accetta di farsi sponsorizzare da un direttore/editore reticente e nell’occhio del ciclone per aver pubblicato sul suo giornale proprio qualche giorno, - senza alcun commento o avviso ai propri lettori sulle credenziali del personaggio, - una lettera di tal Vincenzo Santapaola, figlio del famigerato capo mafia Benedetto “Nitto”, in regime di 41bis come l’illustre genitore, con la quale reclamava la propria innocenza e si lamentava della “ingiusta” condanna subita per fatti di mafia.
Non c’è che dire, sembra lo scenario di Aspettando Godot: la gente che si lamenta del freddo, della fame e del proprio miserabile stato esistenziale, magari pensando al suicidio in attesa del mitico Godot che risolverà tutti i propri affanni. Ma Godot, in uno scenario quasi in assenza di spazio e di tempo, non arriverà mai e mai arriverà la salvezza sperata. Chiacchiere, chiacchiere, ma mai uno straccio di provvedimento effettivo che possa far sospettare una qualche miracolosa svolta. E così si perpetua nella sua drammaticità il nonsenso della vita quotidiana affidata alla schiera dei neo-Mandarini cui sta a cuore solo il proprio privilegio.
Mentre ci accingevamo a pubblicare l’articolo è giunta notizia dello scontro tra il premier ed il Capo dello Stato sul caso Englaro.
Quantunque ci riserviamo di trattare la questione in modo più ampio, esprimiamo una dura condanna per il comportamento di un Silvio Berlusconi, che, sfidando il Capo dello Stato e minacciando di modificare la Costituzione qualora dovesse perdurare il rifiuto di Napolitano di apporre la firma per la promulgazione del provvedimento varato oggi teso a vanificare una sentenza della Cassazione, con la quale si autorizzava la famiglia a metter fine ai 17 lunghi anni di sofferenze della figlia Eluana, ha varcato il confine della tollerabilità e manifestato l’intento golpista che da sempre accarezza. Questi comportamenti non sono ammissibili in democrazia e dunque sarà bene che i cittadini prendano coscienza dei gravissimi pericoli che stanno correndo le loro libertà fondamentali con la presenza al governo di un uomo che non ha mai fatto mistero del disprezzo per le istituzioni e per le regole della democrazia.
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