venerdì, maggio 08, 2009

L’adulterio è bello….se maschio

Venerdì, 8 maggio 2009
A leggere i sondaggi d’opinione sul caso Berlusconi-Lario non sembra che al momento ci siano state ripercussioni sull’immagine del nostro Primo Ministro, che continua a godere di un significativo consenso popolare.
C’è da registrare, piuttosto, una sostanziale censura ai danni della signora Veronica, della qual si disapprova il metodo attraverso il quale ha denunciato le scappatelle del marito, che gioco forza ha finito per innescare un’eco mediatica e politica considerata decisamente esagerata dagli intervistati.
Il caso in questione, sul quale abbiamo già espresso il nostro punto di vista e che riteniamo possa motivare la rilevanza riscontrata, è significativo solo se riferito alle gravi accuse di presunta pedofilia attribuite al premier dalla consorte, poiché il resto fa parte delle vicende private di un menage familiare nel quale nessuno ha il diritto di interferire o di assurgere a giudice.
Naturalmente stupisce abbastanza che la cultura cattolica, così radicata nel nostro Paese, non esprima una netta condanna di chi con il proprio comportamento abbia determinato la crisi irreversibile di uno dei suoi valori cardine, il sacro vincolo del matrimonio, peraltro intervenuto in un nucleo familiare che sino a poche ore prima che scoppiasse il caso era stato sbandierato come un modello, come un esempio da emulare, così infarcito come appariva di amore genitoriale, di tenerezze coniugali e di armonia. In somma un vero e proprio presepio, con più moderni termosifoni al posto del tradizionale bue ed asinello.
Adesso ci s’interroga sulle ragioni per le quali nel nostro Paese le reazioni della gente siano diverse rispetto a quanto è accaduto negli USA al tempo di Bill Clinton o, più recentemente, in Francia, in occasione del divorzio tra Sarkozy e la moglie Cécile, che ha visto in entrambe le circostanze i consensi verso i due presidenti flettersi vistosamente.
I motivi di questo fenomeno non sono semplici da indagare e possono avanzarsi solo ipotesi supportate da un’analisi sociologica dei tratti culturali distintivi della nostra realtà.
L’Italia è un paese che conserva ancora una forte connotazione maschilista, nella quale l’uomo, - contrariamente a quanto lascerebbero intendere le ricerche sul processo di parificazione tra i sessi prodottosi nel tempo, - conserva uno status sociale predominante. A lui, come dimostrano le statistiche, sono riservate le posizioni di più elevata decisionalità nel mondo economico e finanziario, nella società in generale, nella politica. Le poche donne assurte a posizioni di responsabilità hanno dovuto superare ostacoli e diffidenze enormi, pregiudizi antichi e radicati, dovendo spesso dimostrare un talento ben al di là di quanto normalmente richiesto ad uomo. Questo successo, lastricato di sacrifici grandissimi, si verifica in casi talmente sporadici da confermarsi come eccezione ad una regola che, di fatto, riconosce la parità delle opportunità solo sulla carta.
Figlia di una cultura mediterranea più che europea, l’Italia assegna all’uomo nel contesto sociale un ruolo provvisto di gradi di libertà inimmaginabili per l’altro sesso: il gallismo, tipico fenomeno peninsulare, è fatto di costume ancora fortemente condiviso in larghe aree del nostro Meridione e atteggiamenti esibizionistici di forza ed esuberanza sono riconosciuti come esclusivo appannaggio del maschio, mentre suscitano fortissima condanna sociale qualora siano ostentati occasionalmente da una donna. E tale approccio, forte al punto di rappresentare vero e proprio pregiudizio, è largamente condiviso anche dalle donne, che sviluppano la propria cultura ed il sistema di valori in un contesto che ne condiziona l’autocoscienza e la libertà di disporre si sé senza censure e condizionamenti.
Come ebbe a dire con una frase ad effetto un eminente sociologo parecchi anni or sono, in questa realtà la donna appare subalterna ad un uomo subalterno alla cultura dominante. Da questo approccio di diverso e diseguale imprinting del ruolo femminile nel contesto sociale, discende in generale un’inconscia accettazione di manifestazioni maschili non permesse al femminile: il corteggiamento, l’ammiccamento lascivo, la battuta grassa o a doppio senso, il complimento pesante sono ritenute tipiche manifestazioni della condizione maschile, peccatucci veniali meritevoli di perdono o, al più, di benevolo compatimento, ma non elementi che di fatto alterano la percezione femminile, riproponendola al degradante ruolo di oggetto e non di soggetto.
L’adultero è dunque un soggetto che realizza, in modo certo discutibile ma non condannabile, il proprio ruolo di maschio, che risponde ad una inarrestabile pulsione di desiderio, che trova soddisfazione con la realizzazione di un atto che è presupposto non coinvolgere nella maggior parte dei casi. Paradossalmente, l’adultero è spesso ritenuto un uomo fedele, un uomo che si ferma alla superficie del rapporto, che soddisfa un istinto e poi, pago, torna, alla famiglia d’origine. V’è dunque una presunzione di scissione netta tra sentimento e conquista del partner, che ha radicato stereotipi di sciupa femmine, latin lover, play boy, tomber de femme, così affettuosamente considerati nell’immaginario femminile e oggetto di malcelata invidia da parte degli uomini. Diverse considerazioni sono riservate ad una donna: salvo rare eccezioni la maliarda, la mangia uomini, non gode di analoga ammirazione e rispetto, anzi è spesso apostrofata negativamente.
Nello schema di valori dominante difficilmente la donna è presupposta concedersi senza un coinvolgimento emotivo e passionale. L’adultera non tradisce solo con il corpo, ma principalmente con il sentimento. Il suo è comunque un tradimento che porta in sé i segni di un gravissimo vulnus verso l’uomo, di un uomo che fondamentalmente è padrone, proprietario e che difficilmente può accettare di farsi espropriare di ciò che possiede. Questa donna non merita perdono, ma condanna senza appello. Nella gerarchia sociale ella occupa oggettivamente un gradino più basso di quello riconosciuto all’uomo, che ne limita il libero arbitrio e le pulsioni.
Queste differenze fondamentali tra la cultura mediterranea e quelle nord europee, costituiscono la probabile chiave di lettura di comportamenti sociali diversi e di reazioni differenziati ai casi in esame. Le condizioni di maggiore parità effettiva tra uomini e donne, tradotte in parità di diritti e doveri, determinano le condizioni per una valutazione meno perdonistica dell’adulterio maschile, al quale è riconosciuto il peso di una violazione di principi etici prescindente dal sesso del colpevole.
Questo quadro giustifica l’immutato gradimento di Berlusconi, almeno per il momento, visto che la soap opera in atto non sembra affatto prossima alla conclusione e non esclude, già dalle prossime ore, nuovi e pruriginosi sviluppi per gli amanti del genere.


(nella foto: Sarkozy e l'ex-consorte Cécile)

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