E alla fine tornò la monarchia
Mercoledì, 27 gennaio 2010
Detto e fatto!
Neanche il tempo di supporlo, - tra l’altro per burla, - che il buontempone che s’immaginava s’è fatto vivo e ha immediatamente proposto l’allargamento della legge salva-premier in discussione in parlamento anche ai familiari dello stesso.
Il buontempone non s’è dimenticato pure la servitù, sebbene abbia dovuto ricorrere a delle éscamotage letterarie per raggiungere lo scopo.
Dunque, da legge "ad personam" a legge "ad familiam". Estesa pure ai coimputati. Per sospendere il processo non solo per Berlusconi ma, giusto quando l'inchiesta Mediatrade marcia verso il dibattimento, anche al figlio Pier Silvio e a Confalonieri.
Di fronte a questa iniziativa, che puzza pericolosamente di restaurazione monarchica assolutistica, non crediamo sia più solamente possibile l’arma dell’ironia e del distinguo o la condanna verbale di ciò che si palesa come un abuso gigantesco.
Forse ci si dimentica che ci troviamo in un paese nel quale la maggioranza parlamentare che sostiene questo premier, pronto a calpestare ogni parvenza di legalità pur di salvare se stesso, è in maniera schiacciante pro-Berlusconi, che ha saputo costruirla scippando l’elettorato del diritto sacrosanto di votare il candidato che preferiva per imporgli una legge elettorale che obbliga a votare chi il partito ha già deciso debba essere eletto.
A questa barbarie della democrazia non v’è stata alcuna reazione popolare, eccezion fatta per i soliti “estremisti”, - come li definisce il coro dei beneficiati di area PdL, coro disposto a tutto pur di mantenere scranno e posizione piovutagli per grazia del dittatore di Arcore, - che hanno denunciato, inascoltati, come un parlamento così composto non rappresenti la volontà popolare, ma gli interessi di un capobastone, di un don Rodrigo qualsiasi, che premia i suoi fedeli bravi.
Adesso l’Udc di Casini lancia l’allarme, dopo aver quasi snobbato la questione, simulando stanchezza per l’individuazione eterna di una via di salvezza per Berlusconi, al punto da “prestare” Michele Vietti per l’elaborazione di un testo potabile di legge sul legittimo impedimento. Egualmente preoccupato il Quirinale, il quale ha forse sottovalutato la propria latitanza nell’imporre con gli scarsi mezzi a sua disposizione un maggiore rispetto delle regole democratiche a questo premier golpista.
In buona sostanza, gli azzeccagarbugli del golpista di Arcore vorrebbero il "concorso di persone", quindi udienze sospese quando il premier, i ministri (e loro vorrebbero pure i sottosegretari), hanno impegni istituzionali. Il che significherebbe che l’impedimento di uno di questi personaggi estenderebbe la sospensione a tutto il processo, complici compresi. Roba da matti! Come dire che chiunque dovesse commettere un reato e non potesse vantare il concorso di un ministro o un sottosegretario dovrebbe ritenersi spacciato, dovendo subire un processo e una probabile condanna.
La legge di cui parliamo, in pochi termini, inaugura una stagione sino ad ora sconosciuta. Dalla raccomandazione per trovare un posto di lavoro stiamo per transitare nell’era dell’imperseguibilità complice: ti trovi un “padrino” nel governo e ti dedichi a tempo pieno alle tue preferite scorribande criminali. Anzi, affinando il meccanismo e utilizzando gli strumenti già in essere, ti basta un mentecatto da scegliere ad arte, facendolo inserire da qualche segreteria di partito, opportunamente oliata prima, tra gli eleggibili al turno elettorale e così il gioco è fatto.
Al di là dello sdegno e della stizza che un progetto di legge come quello in questione genera, c’è da chiedersi se la misura non sia colma è sia finalmente giunto il momento di una resa dei conti popolare con questa morchia politica, che è convinta di poter fare ingoiare al cittadino ogni abuso e pazzia le passi per la mente.
Qui non è discussione il legittimo diritto di ogni cittadino di difendersi davanti ad accuse più o meno gravi che gli vengono mosse dagli organi inquirenti con ogni mezzo legale a sua disposizione. Qui ci troviamo davanti ad uno stravolgimento di ogni regola pur di esimersi dal doveroso confronto con la giustizia, ricorrendo ad espedienti pazzeschi come la depenalizzazione di certi reati (quelli in cui è coinvolto l’indagato), la pretesa immunità conseguente la copertura di cariche istituzionali (il presidente del consiglio), il divieto di celebrare processi quando si adducano autocertificati impegni istituzionali impedenti, con l’estensione di ogni attività processuale a tutti gli imputati (guarda caso adesso che Pier Silvio Berlusconi è implicato nel processo Mediatrade).
E’ necessario dire basta a questo clima d’intollerabile inciviltà giuridica e sociale voluto da questo sgorbio democratico di governo e da una destra famelica di poltrone, che avrebbe venduto l’anima a Satana (che in verità l’ha già fatto!) pur di accaparrarsi una poltrona in un posto di potere. Una destra che, nonostante le abiure, le ritrattazioni, le smentite, gli sdoganamenti di comodo, rimane profondamente fascista e squadrista, anche se ai vili pestaggi fisici nell’ombra adesso preferisce quelli verbali, velenosi e ossessivi ancorché plateali.
E’ l’ora di inondare le strade e le piazze, per far sentire la protesta e il dissenso dei cittadini perbene, che non possono più tollerare che i loro diritti contino meno di quelli di una casta di immondi mandarini, che rifiuta ogni freno, ogni limite, ogni sindacato sulle proprie azioni, ma è pronta a vessare chiunque in nome di quelle leggi che disprezza e aborre per sé.
Detto e fatto!
Neanche il tempo di supporlo, - tra l’altro per burla, - che il buontempone che s’immaginava s’è fatto vivo e ha immediatamente proposto l’allargamento della legge salva-premier in discussione in parlamento anche ai familiari dello stesso.
Il buontempone non s’è dimenticato pure la servitù, sebbene abbia dovuto ricorrere a delle éscamotage letterarie per raggiungere lo scopo.
Dunque, da legge "ad personam" a legge "ad familiam". Estesa pure ai coimputati. Per sospendere il processo non solo per Berlusconi ma, giusto quando l'inchiesta Mediatrade marcia verso il dibattimento, anche al figlio Pier Silvio e a Confalonieri.
Di fronte a questa iniziativa, che puzza pericolosamente di restaurazione monarchica assolutistica, non crediamo sia più solamente possibile l’arma dell’ironia e del distinguo o la condanna verbale di ciò che si palesa come un abuso gigantesco.
Forse ci si dimentica che ci troviamo in un paese nel quale la maggioranza parlamentare che sostiene questo premier, pronto a calpestare ogni parvenza di legalità pur di salvare se stesso, è in maniera schiacciante pro-Berlusconi, che ha saputo costruirla scippando l’elettorato del diritto sacrosanto di votare il candidato che preferiva per imporgli una legge elettorale che obbliga a votare chi il partito ha già deciso debba essere eletto.
A questa barbarie della democrazia non v’è stata alcuna reazione popolare, eccezion fatta per i soliti “estremisti”, - come li definisce il coro dei beneficiati di area PdL, coro disposto a tutto pur di mantenere scranno e posizione piovutagli per grazia del dittatore di Arcore, - che hanno denunciato, inascoltati, come un parlamento così composto non rappresenti la volontà popolare, ma gli interessi di un capobastone, di un don Rodrigo qualsiasi, che premia i suoi fedeli bravi.
Adesso l’Udc di Casini lancia l’allarme, dopo aver quasi snobbato la questione, simulando stanchezza per l’individuazione eterna di una via di salvezza per Berlusconi, al punto da “prestare” Michele Vietti per l’elaborazione di un testo potabile di legge sul legittimo impedimento. Egualmente preoccupato il Quirinale, il quale ha forse sottovalutato la propria latitanza nell’imporre con gli scarsi mezzi a sua disposizione un maggiore rispetto delle regole democratiche a questo premier golpista.
In buona sostanza, gli azzeccagarbugli del golpista di Arcore vorrebbero il "concorso di persone", quindi udienze sospese quando il premier, i ministri (e loro vorrebbero pure i sottosegretari), hanno impegni istituzionali. Il che significherebbe che l’impedimento di uno di questi personaggi estenderebbe la sospensione a tutto il processo, complici compresi. Roba da matti! Come dire che chiunque dovesse commettere un reato e non potesse vantare il concorso di un ministro o un sottosegretario dovrebbe ritenersi spacciato, dovendo subire un processo e una probabile condanna.
La legge di cui parliamo, in pochi termini, inaugura una stagione sino ad ora sconosciuta. Dalla raccomandazione per trovare un posto di lavoro stiamo per transitare nell’era dell’imperseguibilità complice: ti trovi un “padrino” nel governo e ti dedichi a tempo pieno alle tue preferite scorribande criminali. Anzi, affinando il meccanismo e utilizzando gli strumenti già in essere, ti basta un mentecatto da scegliere ad arte, facendolo inserire da qualche segreteria di partito, opportunamente oliata prima, tra gli eleggibili al turno elettorale e così il gioco è fatto.
Al di là dello sdegno e della stizza che un progetto di legge come quello in questione genera, c’è da chiedersi se la misura non sia colma è sia finalmente giunto il momento di una resa dei conti popolare con questa morchia politica, che è convinta di poter fare ingoiare al cittadino ogni abuso e pazzia le passi per la mente.
Qui non è discussione il legittimo diritto di ogni cittadino di difendersi davanti ad accuse più o meno gravi che gli vengono mosse dagli organi inquirenti con ogni mezzo legale a sua disposizione. Qui ci troviamo davanti ad uno stravolgimento di ogni regola pur di esimersi dal doveroso confronto con la giustizia, ricorrendo ad espedienti pazzeschi come la depenalizzazione di certi reati (quelli in cui è coinvolto l’indagato), la pretesa immunità conseguente la copertura di cariche istituzionali (il presidente del consiglio), il divieto di celebrare processi quando si adducano autocertificati impegni istituzionali impedenti, con l’estensione di ogni attività processuale a tutti gli imputati (guarda caso adesso che Pier Silvio Berlusconi è implicato nel processo Mediatrade).
E’ necessario dire basta a questo clima d’intollerabile inciviltà giuridica e sociale voluto da questo sgorbio democratico di governo e da una destra famelica di poltrone, che avrebbe venduto l’anima a Satana (che in verità l’ha già fatto!) pur di accaparrarsi una poltrona in un posto di potere. Una destra che, nonostante le abiure, le ritrattazioni, le smentite, gli sdoganamenti di comodo, rimane profondamente fascista e squadrista, anche se ai vili pestaggi fisici nell’ombra adesso preferisce quelli verbali, velenosi e ossessivi ancorché plateali.
E’ l’ora di inondare le strade e le piazze, per far sentire la protesta e il dissenso dei cittadini perbene, che non possono più tollerare che i loro diritti contino meno di quelli di una casta di immondi mandarini, che rifiuta ogni freno, ogni limite, ogni sindacato sulle proprie azioni, ma è pronta a vessare chiunque in nome di quelle leggi che disprezza e aborre per sé.
(nella foto, Michele Vietti, parlamentare UDC, che sta studiando un testo di legge sul legittimo impedimento)
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