giovedì, luglio 01, 2010

Governo bugiardo servo della Lega


Giovedì, 1 luglio 2010
Sfacciati, arroganti, supponenti, bugiardi. Sono solo alcuni degli aggettivi qualificativi tra le decine possibili utilizzabili per definire l’armata sgangherata di Berlusconi, quello del “non metteremo mai le mani nelle tasche degli Italiani” con aumenti di tasse, ma che giorno dopo giorno perpetra scippi allucinanti ai loro danni.
Dopo aver acceso una guerra non ancora conclusa con Regioni ed enti locali per i tagli programmati con il provvedimento Tremonti, ancora in corso di acceso confronto in parlamento, tagli che mettono in ginocchio le capacità gestionali dell’apparato pubblico decentrato, ecco la nuova alzata d’ingegno del consiglio dei ministri, - ma sarebbe il caso di parlare di minestrone, vista l’incapacità di varare provvedimenti che non somiglino a maleodoranti resti di cavoli sommati ad ingiallite foglie di lattuga e piccioli di zucchine, - che ha deciso per far cassa di imporre il pedaggio su alcuni tratti stradali ai quali riconoscere questo nome è semplicemente sbalorditivo.
Il provvedimento sconta anche l’aumento generalizzato dei pedaggi su tutta la rete autostradale esistente, il cui introito andrà interamente all’ANAS per finanziare l’incremento di dotazioni richiesto e necessario per le opere di manutenzione e ammodernamento previste. E fin qui non ci sarebbe molto da dire, a parte le ovvie considerazioni sugli effetti inflazionistici di un rincaro che, automaticamente, si trasferirà sul costo finale di moltissimi prezzi al consumo di beni in larga parte di prima necessità, considerato che il trasporto merci nel Paese avviene prevalentemente su gomma.
Ciò che non è affatto concepibile è la decisione di gravare di pedaggio alcuni tratti extraurbani, come il GRA di Roma o la tangenziale di Torino, - peraltro forieri di un allargamento del provvedimento ad altri tratti tangenziali a centri urbani fortemente congestionati da traffico automobilistico, - che per la natura del servizio che rendono o per la fisionomia della loro strutturazione dovrebbero, al contrario, prevedere un premio a favore di chi vi si deve avventurare non avendo alcun altra alternativa.
E che la decisione assunta sia del tutto priva di minimo buon senso è nell’evidenza delle condizioni disastrose in cui versa, per esempio, la sedicente autostrada Catania-Palermo, che ha più le sembianze di una sconcia mulattiera che non di un’arteria meritevole del pomposo nome affibbiatole. Né fa accezione a questa considerazione la Salerno-Reggio Calabria, i cui eterni lavori d’ammodernamento hanno prodotto miglioramenti solo marginali, sicuramente non meritevoli da giustificare un pedaggio. In fine, non diverse sono le considerazioni opponibili ad un transito a pagamento sul GRA di Roma, divenuto oramai a tutti gli effetti un tratto di percorrenza urbana con una congestione di traffico, che nelle ore di punta definire disastrose equivale a minimizzarne la reale immagine apocalittica. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, consapevole di quanto la decisione del pedaggio sia una corbelleria bell’e buona, ha già dichiarato che fosse messo un casello per l’esazione non esiterebbe a sfondarlo con la propria auto.
Ma se questo non fosse di per sé sufficiente a bollare di miopia opportunistica il provvedimento, allora è doveroso richiamare i principi che dovrebbero essere alla base di un sistema che prevede il transito a pagamento su particolari strade. Il primo elemento deve essere individuato nell’alternatività dell’arteria sottoposta a pedaggio rispetto alla rete stradale ordinaria. Il secondo dovrebbe essere costituito dalla sussistenza di servizi qualificanti, come qualità del manto stradale, aree di servizio, corsie d’emergenza, aree di sosta, netta separazione in senso di marcia delle carreggiate, recinzione del tracciato, ecc., la cui manutenzione richiede un costo aggiuntivo, giustamente da scaricare in qualche misura sull’utenza. La caratteristica di queste vie di comunicazione, comunque, sta nell’opzione lasciata all’utente di servirsene o meno, senza per questo vedere menomato il proprio diritto alla mobilità in modo talmente grave da non lasciargli alternativa. Infine, se in epoche di attenzione al risparmio energetico e alle problematiche di inquinamento ambientale, deve giustamente essere disincentivato l’uso dell’auto privata, è necessario che ai percorsi stradali siano affiancati efficienti servizi di trasporto pubblico, ferroviario e pullman, offerti peraltro anche a tariffe competitive.
A ben esaminare, di tutto ciò che prima è stato detto nulla è presente sia in Calabria che in Sicilia. La statale tirrenica, la SS18, è in realtà uno stretto budello che costeggia il mare e che da Napoli conduce a Reggio Calabria con centinaia di attraversamenti di paesi e frazioni. Questa strada, sebbene teoricamente più breve del percorso autostradale, - che com’è noto si addentra nel territorio calabrese scalando le montagne, - non può considerarsi in alcun modo un’alternativa alla disastrata A3. Allo stesso modo, i servizi ferroviari di collegamento nord-sud sono in uno stato di abbandono tale non costituire una surroga all’uso del mezzo privato su gomma.
Ad osservare la situazione siciliana il discorso è addirittura peggiore, visto che per ferrovia da Catania a Palermo sono richieste quasi cinque ore di percorrenza, mentre la percorrenza della statale 121 consiglia ancora oggi la stesura preventiva di testamento, - come scherzosamente asseriva negli anni ’60 un camionista, - dato che sono note la data e l’ora di partenza da uno dei due capoluoghi, ma è impossibile preventivarne quelle d’arrivo. La A19, fregiata dell’appellativo di autostrada, richiede per contro un tempo di percorrenza di almeno 2 ore e mezza abbondanti, sempre di non incappare in uno degli innumerevoli cantieri che restringono le carreggiate e costringono a file interminabili.
In questa situazione, - peraltro ostinatamente omessa da ogni valutazione da parte di chi assume provvedimenti come quelli in questione, - parlare di pedaggi è cervellotico per non dire scellerato e non può che costituire un elemento di potenziale regresso per le già disagiata zone interne delle due regioni.
Ovviamente, nei calcoli cinici di chi ha immaginato l’imposizione del pedaggio v’è la convinzione che saranno in pochi coloro che vorranno rinunciare per qualche spicciolo all’utilizzo di vie di comunicazioni comunque senza alternativa, con indubbi benefici per le casse di chi amministra i tratti in questione e un salasso insostenibile per i pendolari che giornalmente sono obbligati a raggiungere luoghi di lavoro e studio.
E se questo non è uno stratagemma per mettere le mani in tasca ai cittadini, peraltro quelli meno abbienti, considerata la popolazione di riferimento che più soffrirà la gabella, di cos’altro si tratta? Ma questo non era il governo che nel suo programma elettorale aveva persino previsto l’abolizione della già odiosa tassa di circolazione, nota come bollo auto o tassa di proprietà? Dato che questa voce d’entrata non sarà mai abolita perché non si pensa ad un suo inasprimento per colpire coloro che possiedono ingombranti SUV e fuoristrada dal costo d’acquisto di decine di migliaia di euro da devolvere all’affamata ANAS? Perché non si pensa ad un provvedimento come quello della più civile Svizzera che prevede un bollino annuo a pagamento che permette la libera circolazione su tutte le autostrade dello stato?
La verità è che se questo è ciò che qualche sconsiderato in camicia verde intende come primo passo del tanto decantato federalismo fiscale, forte del fatto che la Lombardia o il Veneto non hanno certo i problemi infrastrutturali presenti nel Mezzogiorno d’Italia, allora sarà il caso che getti la maschera e dica chiaramente che il suo concetto di Paese si ferma sulle rive del Po. Ma parimenti abbia almeno la dignità di non farsi usbergo delle menzogne di un premier screditato, che da una parte blandisce con false promesse e poi avalla la man bassa che si fa nel portafoglio dei cittadini con metodi molto più discutibili di quanto la chiarezza e l’onestà renderebbe inevitabili.

(nella foto, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno
)

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