martedì, luglio 20, 2010

RAI – L’effetto CEPU


Martedì, 20 luglio 2010
Questa sicuramente non ci voleva. Non passano ventiquattr’ore dalla sua visita all’ateneo del CEPU, l’Ecampus di Novedrate, che Berlusconi deve incassare l’ennesimo smacco per decisione dei magistrati, - quei magistrati che non perde occasione per vilipendere con ogni sorta d’insulto e che oggi gli rendono pariglia rigettando il ricorso che il suo valletto Masi, direttore generale della televisione pubblica, aveva intentato contro la sentenza di reintegro di Paolo Ruffini.
Un ricorso che Masi aveva preparato con tignosa attenzione, con il supporto di una nutrita schiera di eminenti legali, contro quel provvedimento di reintegro che non aveva esito a definire davanti alla Commissione di Vigilanza frutto di una valutazione totalmente «infondata in fatto e in diritto». Ovviamente, di diverso parere è stato il collegio del tribunale del lavoro di Roma, chiamato a valutare la congruenza del reclamo inoltrato dalla RAI avverso la sentenza di primo grado, che non ha avuto alcuna esitazione nel rigettarlo, ritenendo insussistenti le ragioni opposte da viale Mazzini.
Uno smacco, non c’è altra definizione, per il direttore Masi e per la schiera dei servi che il Cavaliere ha disseminato in varie posizioni di comando in enti pubblici e privati da quando ha assunto il potere, con l’intento di addomesticare il sistema a proprio uso e consumo.
Ma il provvedimento, - di cui si conosceranno domani le motivazioni di merito, - va ben oltre il caso Ruffini, poiché mette a nudo la fragilità dei meccanismi giuridici cui fanno ricorso le falangi legali del premier ogni qual volta decidano di scatenare una qualche guerra di persecuzione contro il nemico di turno. Il che dovrebbe suggerire al presuntuoso Signore di Arcore di rivolgersi in futuro a legulei magari meno qualificati di quelli laureati nelle prestigiose aule del CEPU, ma con un retroterra decisamente più spesso e solido, quantunque acquisito in atenei dal nome meno roboante, in grado di evitargli passi falsi che servono esclusivamente ad erodergli ulteriori punti di gradimento e d’immagine.
Qualcuno parla già da qualche tempo di clima da fine impero, per indicare i continui show down del Cavaliere. Ma la cosa non sembra preoccupare il vanesio interessato, convinto com’è d’essere in grado di riuscire a fare ciò che non è stato possibile a madre natura: raddrizzare le gambe ai cani. E dunque, anziché salvare ciò che resta oramai della sua consunta immagine di vincente, almeno per poter trascorrere in un buon ritiro una vecchiaia in compagnia di positivi ricordi, si ostina a scagliarsi a testa bassa contro chiunque osi traversargli la strada accecato da incomprensibile odio.
E’ una fase di luna calante, che suggerirebbe a chiunque di farsi da parte e considerare chiusa una fase della propria esperienza. Ma il Cavaliere è fatto così: pervicace, indomito, irriducibile, convinto che quattro azzeccagarbugli pronti a soddisfare i suoi desideri di vendetta siano in grado di stravolgere la verità e di portare a casa il risultato che s’è prefisso.

(nella foto, Paolo Ruffini, direttore di RAI 3, reintegrato dalla magistratura dopo l'illegittima rimozione)

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