I campioni del nepotismo
Venerdì, 8 ottobre 2010
(nella foto, Geronimo La Russa e il suo mentore, Maria Vittoria Brambilla, ministro del turismo)
Parlando di clientelismo, quello nepotistico in particolare, non si sa bene per quale motivo la mente effettui una rapida associazione tra il viso di chi, in posizione di potere, si dedica a questa pratica antica, - tanto antica da non essere ancora in grado di stabilire se sia nata prima dell’altrettanto remota pratica del meretricio, - e un altro apparato del corpo umano, collocato immediatamente sotto la zona lombare e che serve per assumere senza traumi ossei confortevoli posizioni di riposo su sedie, poltrone e oggetti simili. Il nepotista, infatti, si individua per la netta corrispondenza tra viso e l’apparato descritto, che adopera disinvoltamente al posto del primo, grazie all’inespressività del secondo, per celare ogni emozione innescata dall’essere smascherato, colto sul fatto, sorpreso ad abusare della sua posizione di potere per finalità non propriamente “istituzionali”.
Sebbene clientelismo e nepotismo vengano generalmente associati a pratiche di malcostume assai prossime, avendo l'una per oggetto favoritismi più o meno disinteressati ad amici ed amici degli amici, mentre l'altra la sfacciata elargizione di favori d’ogni genere a parenti prossimi e lontani, in realtà si tratta di cose abbastanza diverse, poiché il clientelismo ha come finalità la creazione di condizioni ideali per inescare uno scambio di reciproci favori, in una sorta di concussione impropria, talvolta solo potenziale. Nel secondo, caso il nepotista è mosso da “teneri” motivi familiari ispirati da commovente pietà per le condizioni d’un congiunto sfigato e, dunque, si prodiga, oltre decenza e dignità, per sistemarlo da qualche parte, persino conscio di sfidare lo zimbello, oltre che altre conseguenze più serie in qualche caso, quando la sua azione dovesse essere scoperta. Il nepotista, dunque, ha solo un obiettivo immateriale, un tornaconto sentimentale provenientegli dalla gratificazione d'aver compiuto un'azione samaritana senza scopo di lucro.
Quantunque non si possa parlare di vera e propria patologia, non v’è dubbio alcuno che le pratiche in questioni sono immediatamente correlate con lo status di politico del soggetto agente, e chi ritenesse che queste devianze fossero state vinte con la scomparsa dell’arrogantelle prima repubblica, non sa quanto si sbagliava, poiché a terzo millennio inoltrato e sotto il segno di un berlusconismo sbruffone e bugiardo clientelismo e nepotismo imperversano indomiti e persino più diffusi, sebbene non sempre emergano alla luce del sole, grazie allo sfilacciamento dei valori etici e morali cui questa nuova ideologia sembra portatrice.
Qualche esempio? Il reumatico Bertolaso, bisognoso di periodici massaggi rigeneranti, che insedia il cognato disoccupato in posto di prestigio nell’ambito delle opere di recupero della Maddalena per il G8 mai tenutosi in quel luogo, in barba ad una selezione che tenga conto di attitudini, professionalità comprovata e, visto che si parla di cosa pubblica, di un qualche concorsino di puro maquillage, magari truccato, per imbonire i soliti comunisti pronti a contestare la trasparenza e la legittimità di quell’arruolamento.
Un boiardo d’alto rango, peraltro sodale di Bertolaso, che svende favori e lavori a man bassa ad amici e conoscenti, pur di garantire la carriera al figlio guitto di terz’ordine
E il signor Gianfranco Miccichè? Sulla scorta delle ribalderie dei compagni di merenda, - ma non si sa bene chi porti i formaggini e il pan carré, - non trova migliore occasione per sistemare il fratellino con tanto di diploma d’acconciatore in una posizione di supertecnico superpagato, con il compito di esaminare i lavori per la costruzione della scuola dei Marescialli a Firenze, realizzata con soldi pubblici. Ovviamente avrà valutato che in certe funzioni bisogna avere l’attitudine a fare pelo e contropelo, e chi meglio d’un provetto barbiere si sarebbe trovato a proprio agio in un ruolo del genere?
Poi c’è Bossi, il profeta della trasparenza e dell’onestà, che pur di salvare dalla disoccupazione eterna quel prodigio di suo figlio, non esita a metterlo capolista a Brescia per spedirlo a spese dei rincoglioniti che votano Lega in consiglio regionale, con tanto di principesco stipendio. Così la Trota, come il buon Umberto, cuore di babbo, chiama il rampollo di casa, ha una sistemazione per la vita dopo una più che disastrosa carriera scolastica durante la quale aveva manifestato la pasta di cui era fatto. Per onor di verità, il patriarca leghista aveva già stigmatizzato dli scarsi risultati negli studi del figlio e ne aveva attribuito la colpa agli insegnanti terroni cui era stato affidato il povero cucciolo. Tuttavia non ha mai chiarito se era il figlio il vero tonto o fossero i docenti che, nel parlare l’italiano, si esprimevano piuttosto in un idioma sconosciuto al rampollo, uso ad esprimersi con suoni gutturali d'origine celtica.
Ma, ultimo in ordine di tempo, ecco arrivare il prode ministro della Difesa, Ignazio La Russa, - che d’ora in poi passera alla storia come ministro della difesa degli interessi suoi.
Complice Maria Vittoria Brambilla, ministro del turismo per meriti oscuri e detta “mocio vileda rosa” per la fattezza della capigliatura vagamente somigliante al noto utensile diffuso tra le massaie, s’è visto nominato, senza aver esercitato nessuna cortese pressione, il figlio Geronimo ai vertici dell’ACI, probabilmente in virtù della notevole esperienza di guida maturata a bordo della sua Audi A3 e niente più. E’ vero, il giovane La Russa ha un curriculum di tutto rispetto: frequentazioni con Barbara Berlusconi, Paola Ligresti, Francesca Versace, Lucia Scajola, Micol Sabbadini, oltre che qualche starlet del programma culturale Grande Fratello, vedi Monica Ravizza, e poter vantare di aver scorrazzato sulla propria autovettura personaggi di cotanto rango per poi restituirli illesi ai rispettivi genitori deve aver pesato in modo determinante ai fini del suo incarico all’ACI. Certo, al suo attivo vanta una forte esperienza di membro del CdA della società capogruppo dell’impero Ligresti, incarico acquisito, sempre per competenza inoppugnabile in materia di finanza, assicurazioni ed edilizia, con l’eredità lasciatagli dal nonno Antonino. Insinuare che il giovanotto abbia acquisito il nuovo incarico perché figlio del potente Ignazio sarebbe del tutto fuori luogo, anzi qualificherebbe chi insinua come il solito maldicente di sinistra.
Comunque, il rampante Geronimo in questa lampante manifestazione di opportunità aperte a tutti i giovani di talento non è solo, essendo stato nominato in compagnia di altri due grandi professionisti del settore, tali Massimiliano Ermolli, figlio dell’arcinoto amico e prezzemoloso consulente di sua eminenza Silvio Berlusconi, e di Eros Maggioni, oscuro odontotecnico di Calolziocorte, di professione fidanzato del Mocio Vileda Rosa.
Naturalmente chiedere alla ministra conto e soddisfazione di queste nomine e dei criteri che sono stati utilizzati, sarebbe una pura perdita di tempo. In primo luogo perché solo porre la domanda evidenzierebbe un animus comunista, notoriamente inviso all’interessata. Secondariamente, perché si costringerebbe la poveretta ad una imbarazzante arrampicata sugli specchi pur di dimostrare quelle nomine come il segno di una volontà del governo, cui miracolosamente fa parte, di voler creare opportunità anche per le nuove leve, creando le condizioni per un ricambio generazionale. Ed essendo la brava donna avvezza ad indossare vertiginose quanto pruriginose minigonne, l’esito dell’arrampicata potrebbe imbarazzare anche colui che ponesse il quesito. In ultima ipotesi, ci si potrebbe magari sentire ribattere che si tratta di ragazzi promettenti, con una buona radicazione nei ceti che contano e che il successo dell’attività di un’impresa e dell’azione di un’istituzione è anche frutto del network personale che si è in grado di gestire: come dire, i tanti giovani disoccupati restano tali perché frequentano anonimi ragazzi come loro, non hanno ascendenti che contano e vivono in quella normale e piatta mediocrità che non fa merito. E se questi sono i plus dei delfini La Russa ed Ermolli, non è neanche opportuno inquisire sui requisiti premianti dell’odontotecnico Maggioni, di professione fidanzato. E che a buon intenditore bastino poche parole.
Scrive un lettore del blog di Franca Rame, c- he per prima s’è interessata a questa inqualificabile azione di plateale nepotismo, - a quanti sdegnosamente hanno criticato le nomine: “Ma è possibile che in questo paese, qualunque cosa faccia il governo Berlusconi non vada mai bene?”
Ad Antonio, - questo il nome dello sprovveduto commentatore, - bisognerebbe rispondere che non è affatto vero che qualunque cosa abbia fatto il governo Berlusconi non vada bene. E’ piuttosto che questo governo non ha ancora fatto l’unica cosa per la quale si meriterebbe l’immenso plauso degli italiani per bene, quelli onesti, senza intrallazzi e conti sospesi con la giustizia, quelli che sgobbano e pagano le tasse, quelli che vedono i propri figli marcire nell’ozio forzato o si prostituiscono per quattro spiccioli in ruoli umilianti e precari: andarsene fuori dalle balle con tutti gli spregevoli ipocriti di cui si circonda.
Sebbene clientelismo e nepotismo vengano generalmente associati a pratiche di malcostume assai prossime, avendo l'una per oggetto favoritismi più o meno disinteressati ad amici ed amici degli amici, mentre l'altra la sfacciata elargizione di favori d’ogni genere a parenti prossimi e lontani, in realtà si tratta di cose abbastanza diverse, poiché il clientelismo ha come finalità la creazione di condizioni ideali per inescare uno scambio di reciproci favori, in una sorta di concussione impropria, talvolta solo potenziale. Nel secondo, caso il nepotista è mosso da “teneri” motivi familiari ispirati da commovente pietà per le condizioni d’un congiunto sfigato e, dunque, si prodiga, oltre decenza e dignità, per sistemarlo da qualche parte, persino conscio di sfidare lo zimbello, oltre che altre conseguenze più serie in qualche caso, quando la sua azione dovesse essere scoperta. Il nepotista, dunque, ha solo un obiettivo immateriale, un tornaconto sentimentale provenientegli dalla gratificazione d'aver compiuto un'azione samaritana senza scopo di lucro.
Quantunque non si possa parlare di vera e propria patologia, non v’è dubbio alcuno che le pratiche in questioni sono immediatamente correlate con lo status di politico del soggetto agente, e chi ritenesse che queste devianze fossero state vinte con la scomparsa dell’arrogantelle prima repubblica, non sa quanto si sbagliava, poiché a terzo millennio inoltrato e sotto il segno di un berlusconismo sbruffone e bugiardo clientelismo e nepotismo imperversano indomiti e persino più diffusi, sebbene non sempre emergano alla luce del sole, grazie allo sfilacciamento dei valori etici e morali cui questa nuova ideologia sembra portatrice.
Qualche esempio? Il reumatico Bertolaso, bisognoso di periodici massaggi rigeneranti, che insedia il cognato disoccupato in posto di prestigio nell’ambito delle opere di recupero della Maddalena per il G8 mai tenutosi in quel luogo, in barba ad una selezione che tenga conto di attitudini, professionalità comprovata e, visto che si parla di cosa pubblica, di un qualche concorsino di puro maquillage, magari truccato, per imbonire i soliti comunisti pronti a contestare la trasparenza e la legittimità di quell’arruolamento.
Un boiardo d’alto rango, peraltro sodale di Bertolaso, che svende favori e lavori a man bassa ad amici e conoscenti, pur di garantire la carriera al figlio guitto di terz’ordine
E il signor Gianfranco Miccichè? Sulla scorta delle ribalderie dei compagni di merenda, - ma non si sa bene chi porti i formaggini e il pan carré, - non trova migliore occasione per sistemare il fratellino con tanto di diploma d’acconciatore in una posizione di supertecnico superpagato, con il compito di esaminare i lavori per la costruzione della scuola dei Marescialli a Firenze, realizzata con soldi pubblici. Ovviamente avrà valutato che in certe funzioni bisogna avere l’attitudine a fare pelo e contropelo, e chi meglio d’un provetto barbiere si sarebbe trovato a proprio agio in un ruolo del genere?
Poi c’è Bossi, il profeta della trasparenza e dell’onestà, che pur di salvare dalla disoccupazione eterna quel prodigio di suo figlio, non esita a metterlo capolista a Brescia per spedirlo a spese dei rincoglioniti che votano Lega in consiglio regionale, con tanto di principesco stipendio. Così la Trota, come il buon Umberto, cuore di babbo, chiama il rampollo di casa, ha una sistemazione per la vita dopo una più che disastrosa carriera scolastica durante la quale aveva manifestato la pasta di cui era fatto. Per onor di verità, il patriarca leghista aveva già stigmatizzato dli scarsi risultati negli studi del figlio e ne aveva attribuito la colpa agli insegnanti terroni cui era stato affidato il povero cucciolo. Tuttavia non ha mai chiarito se era il figlio il vero tonto o fossero i docenti che, nel parlare l’italiano, si esprimevano piuttosto in un idioma sconosciuto al rampollo, uso ad esprimersi con suoni gutturali d'origine celtica.
Ma, ultimo in ordine di tempo, ecco arrivare il prode ministro della Difesa, Ignazio La Russa, - che d’ora in poi passera alla storia come ministro della difesa degli interessi suoi.
Complice Maria Vittoria Brambilla, ministro del turismo per meriti oscuri e detta “mocio vileda rosa” per la fattezza della capigliatura vagamente somigliante al noto utensile diffuso tra le massaie, s’è visto nominato, senza aver esercitato nessuna cortese pressione, il figlio Geronimo ai vertici dell’ACI, probabilmente in virtù della notevole esperienza di guida maturata a bordo della sua Audi A3 e niente più. E’ vero, il giovane La Russa ha un curriculum di tutto rispetto: frequentazioni con Barbara Berlusconi, Paola Ligresti, Francesca Versace, Lucia Scajola, Micol Sabbadini, oltre che qualche starlet del programma culturale Grande Fratello, vedi Monica Ravizza, e poter vantare di aver scorrazzato sulla propria autovettura personaggi di cotanto rango per poi restituirli illesi ai rispettivi genitori deve aver pesato in modo determinante ai fini del suo incarico all’ACI. Certo, al suo attivo vanta una forte esperienza di membro del CdA della società capogruppo dell’impero Ligresti, incarico acquisito, sempre per competenza inoppugnabile in materia di finanza, assicurazioni ed edilizia, con l’eredità lasciatagli dal nonno Antonino. Insinuare che il giovanotto abbia acquisito il nuovo incarico perché figlio del potente Ignazio sarebbe del tutto fuori luogo, anzi qualificherebbe chi insinua come il solito maldicente di sinistra.
Comunque, il rampante Geronimo in questa lampante manifestazione di opportunità aperte a tutti i giovani di talento non è solo, essendo stato nominato in compagnia di altri due grandi professionisti del settore, tali Massimiliano Ermolli, figlio dell’arcinoto amico e prezzemoloso consulente di sua eminenza Silvio Berlusconi, e di Eros Maggioni, oscuro odontotecnico di Calolziocorte, di professione fidanzato del Mocio Vileda Rosa.
Naturalmente chiedere alla ministra conto e soddisfazione di queste nomine e dei criteri che sono stati utilizzati, sarebbe una pura perdita di tempo. In primo luogo perché solo porre la domanda evidenzierebbe un animus comunista, notoriamente inviso all’interessata. Secondariamente, perché si costringerebbe la poveretta ad una imbarazzante arrampicata sugli specchi pur di dimostrare quelle nomine come il segno di una volontà del governo, cui miracolosamente fa parte, di voler creare opportunità anche per le nuove leve, creando le condizioni per un ricambio generazionale. Ed essendo la brava donna avvezza ad indossare vertiginose quanto pruriginose minigonne, l’esito dell’arrampicata potrebbe imbarazzare anche colui che ponesse il quesito. In ultima ipotesi, ci si potrebbe magari sentire ribattere che si tratta di ragazzi promettenti, con una buona radicazione nei ceti che contano e che il successo dell’attività di un’impresa e dell’azione di un’istituzione è anche frutto del network personale che si è in grado di gestire: come dire, i tanti giovani disoccupati restano tali perché frequentano anonimi ragazzi come loro, non hanno ascendenti che contano e vivono in quella normale e piatta mediocrità che non fa merito. E se questi sono i plus dei delfini La Russa ed Ermolli, non è neanche opportuno inquisire sui requisiti premianti dell’odontotecnico Maggioni, di professione fidanzato. E che a buon intenditore bastino poche parole.
Scrive un lettore del blog di Franca Rame, c- he per prima s’è interessata a questa inqualificabile azione di plateale nepotismo, - a quanti sdegnosamente hanno criticato le nomine: “Ma è possibile che in questo paese, qualunque cosa faccia il governo Berlusconi non vada mai bene?”
Ad Antonio, - questo il nome dello sprovveduto commentatore, - bisognerebbe rispondere che non è affatto vero che qualunque cosa abbia fatto il governo Berlusconi non vada bene. E’ piuttosto che questo governo non ha ancora fatto l’unica cosa per la quale si meriterebbe l’immenso plauso degli italiani per bene, quelli onesti, senza intrallazzi e conti sospesi con la giustizia, quelli che sgobbano e pagano le tasse, quelli che vedono i propri figli marcire nell’ozio forzato o si prostituiscono per quattro spiccioli in ruoli umilianti e precari: andarsene fuori dalle balle con tutti gli spregevoli ipocriti di cui si circonda.
(nella foto, Geronimo La Russa e il suo mentore, Maria Vittoria Brambilla, ministro del turismo)
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