lunedì, novembre 29, 2010

La diplomazia dell’ipocrisia

Lunedì, 29 novembre 2010
Ne avevamo la convinzione, ma adesso è arrivata la conferma definitiva. Wikileaks, al secolo Julian Paul Assange, giornalista australiano con l’hobby della programmazione e di internet, ha rimosso ogni dubbio, anche ai più scettici, sulla natura poco nobile delle relazioni che governano il mondo.
Un mondo che non è affatto limpido, cristallino e onesto, ma che è governato dall’ipocrisia bieca e dall’inganno, dove le strette di mano, i baci e gli abbracci nascondono sistematicamente il disprezzo reciproco tra esseri umani, che del simulato rispetto e ammirazione fanno un arma per estorcere consenso, collaborazione e metodo di coltivazione del proprio tornaconto.
Ce n’è per tutti, da Dmitri Medvedev, il presidente della Confederazione Russa, che è Robin nel rapporto con Putin-Batman a Kim Jong-il, un ragazzo invecchiato e flaccido, anche per effetto dell'ictus che lo avrebbe colpito. Da Nicolas Sarkozy, autoritario e permaloso, prontissimo a bacchettare i membri del suo staff e il suo primo ministro Francois Fillon, ad Angela Merkel, tentennante e indecisa.
Sono alcuni dei giudizi dei diplomatici americani sui principali leader mondiali, come risultano da una prima lettura delle carte riservate diffuse da Wikileaks e pubblicate sul sito del quotidiano britannico The Guardian, tra i quali non potevano certo mancare il colonnello libico Gheddafi, un paranoico imbottito di botox (botulino contro le rughe) dedito al sesso maniacale con la sua infermiera ucraina, e Silvio Berlusconi, portavoce di Vladimir Putin, inaffidabile e vanitoso, inefficace per effetto della dissoluzione nella quale si dibatte a causa dei festini cui sistematicamente partecipa.
E questa inaffidabilità, che in qualche passaggio rasenta quasi la macchinazione, è considerata tale da costringere il segretario di stato Hillary Clinton a commissionare alla rete di spionaggio americana accertamenti approfonditi sugli affari eventuali tra il premier italiano e il capo del governo russo, sospettati di tresche tese a danneggiare gli interessi economici delle aziende statunitensi. Gli accordi ENI con Gazprom, piuttosto che le intese tra Finmeccanica e governo russo, sono stati passati al setaccio, con lo scopo di individuare tracce di malaffare da poter utilizzare per screditare gli accordi stessi e i loro registi.
In buona sostanza Wikileaks ci ha offerto uno spaccato vero e incontrovertibile di ciò che è la natura dei rapporti nella cosiddetta diplomazia. Un concentrato della diffidenza e del disprezzo mascherato da ipocrita formalismo, da un perbenismo di facciata, funzionale alla tecnica di manipolazione del consenso.
In questo, bisogna riconoscerlo, è indubbiamente più genuino Berlusconi, un uomo pieno di vizi e dalle virtù inesistenti, che ha il coraggio di fare le corna nelle foto ufficiali o di insidiare le colleghe straniere senza infingimenti. Ma è proprio questo stare fuori dal coro che lo rende inviso, questa modalità dissacrante di palesare le proprie debolezze senza un freno e il senso della dignità, non di se stesso, - che sarebbe suo personale problema, - ma il popolo italiano al cospetto del mondo.
La D’Addario, Ruby, la Macrì, la bulgara Bonev costata alle tasche degli italiani ben 400 mila euro, sarebbero solo fatti di vita privata se non ricadessero nella cornice descrittiva di un uomo pubblico che usa il potere ad esclusivo appagamento delle proprie pulsioni, sia di potere che sessuali. E qui non è in discussione ciò che rientra nei suoi inalienabili diritti personali di accompagnarsi a chi meglio crede. La storia dei padroni è seminata d’episodi di profittazione e abuso. Ne sono testimonianza le tante storie di operaie in fabbrica nel secolo scorso o delle mondine, o le avventure piccanti di tante donne impiegate come domestiche in famiglia o segretarie negli uffici.
Ciò che è comunque filo conduttore di queste vicende è lo stato d’abuso del potere che viene perpetrato dalla parte più forte, dal padrone, che ha molto spesso utilizzato lo stato di necessità per ottenere prestazioni aliene da ogni rapporto contrattuale e di subordinazione. Ma in questa prospettiva, l’abuso è rimasto e rimane un fatto privato, nulla a che vedere con l’immagine di una nazione che non può certo veder ridotti i propri cittadini ad un branco di satiri dissoluti a casusa delle irrefrenabili brame del suo capo di governo.
Qualcuno, ampollosamente e con il chiaro intento di drammatizzare, ha parlato delle carte di Wikileaks come di un 11 settembre della diplomazia. La similitudine francamente sembra assai impropria, poiché quella data ha rappresentato per l’umanità un tragico mutamento della propria esistenza, che ha seminato solo morte e distruzione, soprattutto lo stravolgimento delle regole di convivenza, evento dal quale non è che nata disperazione e sospetto. In questo caso è diverso. L’abbattimento di un muro d’omertosa riservatezza sulle ipocrisie che hanno governato il mondo non può che essere foriero di una rigenerazione, di una rivalutazione di sentimenti come il rispetto e la censura, che dovrebbero essere gli unici valori veri per accettare o tenere ai margini uomini indegni di se stessi, prim'ancora che di quel popolo che s’arrogano il diritto di rappresentare.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page