Obama, il leader del Partito Comunista Americano
Martedì, 30 novembre 2010
«E’ un complotto!», un attacco senza precedenti ad un uomo probo e santo. Ma capire da chi sia sferrato non è cosa agevole.
Andando per tentativi, comunque, si può provare a indovinare. I comunisti sono sicuramente nella regia: quelli ci sono anche quando il buon Silvio soffre di stitichezza, quindi figurarsi Wikileaks, al soldo di Bersani e Vendola con ogni probabilità, visto la monnezza falsa e tendenziosa che ha pubblicato su internet. Il premier ne è certo, il signor Assange ha scopiazzato tutto come un alunno delle elementari dalla carta straccia che quotidianamente circola in edicola e che lo diffama. Anche “l’addetta di quarta categoria” che ha stilato i rapporti riservati pubblicati da Wikileaks non dev’essere una secchiona, ma una dedita a scopiazzare da certa stampa sovversiva. L’interessata, intervistata mentre faceva le pulizie dei locali dell’ambasciata, suo lavoro abituale, ha smentito imbarazzata di leggere o acquistare stampa sovversiva, quantunque abbia ricordato che in qualche occasione recatasi nella vicina rivendita di via Veneto, dirimpetto alla sede romana della delegazione diplomatica USA, le sia stato detto che Libero e il Giornale erano andati esauriti in quei giorni, a causa d’una epidemia di diarrea scoppiata nella zona. Ecco, in quel caso potrebbe aver sbirciato qualche giornale come Caballero, Le Ore, Prendimi, che non si può escludere parlassero del premier italiano. In ogni caso, lei è americana doc e non toccherebbe mai, manco con la scopa, un giornalaccio come la Repubblica, Corriere della Sera o, men che meno, Il fatto quotidiano.
Il mistero rimane fitto. Che sia stato Murdoch? Il patron di Sky, da sempre ostile al Silvio per ragioni inconfessabili, dopo tutti i favori che ha ricevuto. L’ultimo aumentargli l’IVA sugli abbonamenti, per evitargli guai con il fisco. Vatti a fidare delle persone cui fai del bene.
Resta il fatto che l’ingrato, Murdoch, s’è fatto venire in studio una zoccola di lusso, tale Nadia Macrì, e l’ha pagata profumatamente per farle dichiarare d’aver partecipato a festini a casa Berlusconi. Ma quale festini? Una bicchierata tra amici, dopo i consueti esercizi spirituali, scambiata per festino? Certo se qualcuno l’avesse messo in allerta, magari non avrebbe fatto organizzare il catering a quella società segnalatagli da Mubarak, della quale, gli era stato giurato, poteva fidarsi ciecamente, visto che ci lavorava persino la nipote, certa Ruby.
E Lele Mora? Non parliamo di quello. S’è spacciato per lungo tempo per un emissario della Santa Sede, uno che va in giro a reclutare ragazze con la voglia di far la missionaria, che con la crisi delle vocazioni è opera d’alto valore morale. Ma fidarsi non è mai sufficientemente saggio e lui, il presidente del consiglio, uomo navigato ed esposto alle invidie e ai tranelli degli avversari, quelle educande con la fede nel cuore e con il rosario al collo le ha sempre fatte intervistare prima dal fido Emilio Fede, - che con quel nome è ben strano non abbia fatto il cardinale invece che il frequentatore di circoli di poker. Comunque, sta D’Addario, sta Macrì, sta Ruby e sti residuati d’irriconoscenza umana pagheranno il fio delle loro colpe: se non ci riuscirà Niccolò Ghedini con un ben assestato morso sulla giugulare, ci penserà il buon Dio, suo papà, che tutto vede e a tutto provvede.
Ma l’infamia più grande è la storia di Putin, l’amico Vladimir, con il quale in più occasioni ha condiviso pellegrinaggi nei santuari più reconditi della Russia, dormendo in scomodissime dacie disperse nella tundra e nella neve, con una pelle d’orso sopra per sfuggire ai rigori del freddo. Tant’è che, memore di quelle tristi notti di penitenza al freddo e al gelo, ha sentito il dovere di dedicargli una stanza nella sua modesta villetta in Sardegna, con tanto di “lettone Putin” in ricordo di questa fratellanza e del riparo ospitale che Vladimir avrebbe potuto trovare in quella casa. Adesso si specula anche su affermazioni innocenti del tipo «aspettami nel lettone di Putin»? E’ una porcheria intollerabile. Quell’indizio serviva solo a far capire al personale di servizio, brasiliano, ucraino, bulgaro, comunque straniero e a corto di conoscenze della lingua italiana, dove doveva recarsi per preparargli il giaciglio per la notte, visto che la sua stanza da letto è limitrofa a quella dell’amico russo.
Gheddafi? Un gonzo, un pervertito con un debole per le Etiopi, le Somale e le Sudanesi, - mogli e buoi dei paesi tuoi!, - che ha cercato d’aiutare ad uscire dalla spirale del sesso ossessivo: forse Michael Douglas è stato abbandonato al suo destino quando ha confessato che la patonza era per lui come una droga? No. S’è cercato d’aiutarlo a disintossicarsi e con Gheddafi e stato lo stesso, proibendogli quelle di colore e facendolo passare alle biondine e alle rosse, che notoriamente hanno un altro gusto.
Infine, Bondi, quel pover’uomo sempre pronto a fargli da scendiletto, al punto d’avere ormai un tale olezzo di calzini sporchi quasi fastidioso. Questo fedelissimo servitore s’è infilato in una storia di redenzione, con una bulgara dal nome Dragomira Michelle Bonev, un tenero donnino con ambizioni per il varietà. Bene, le ha fatto avere un premiuccio, ingannando persino il perfido Tremonti; ha fatto acquistare dal samaritano Masi un cortometraggio per la RAI, dal titolo straziante Goodbye Mama, che la brava donna aveva confezionato in patria ricevendo pernacchie e coloriti “vaffan…”. Anche quest’opera caritatevole finisce ora per passare per indizio di perversione. Non c’è più mondo.
E chi non sarebbe in grado di comprendere l’avvilito stato d’animo di Silvio Berlusconi? Un uomo che da mane a sera prodiga a piene mani beneficenza agli afflitti e conforto alla gioventù diseredata. Persino la sua discesa in campo è stata motivata da quell’altissimo senso del dovere e dall’amore universale che nutre per il suo Pase e nessun ci vuol credere. E’ il martirio di Cristo che si rinnova.
Ma una cosa è emersa da questa disdicevole vicenda. Anche l’America finalmente ha mostrato il suo volto vero: è comunista a dispetto di ciò che si credeva, ed Obama, questo insospettabile principe nero fuori ma rosso dentro, - niente a che vedere con il Milan, - pare stia cambiando finalmente il nome al suo partito, da Partito Democratico in Partito Comunista Americano, per rimuovere ogni dubbio.
(nella foto, Dragomira Michelle Borov, la regista bulgara che ha commosso il ministro Bondi)
Andando per tentativi, comunque, si può provare a indovinare. I comunisti sono sicuramente nella regia: quelli ci sono anche quando il buon Silvio soffre di stitichezza, quindi figurarsi Wikileaks, al soldo di Bersani e Vendola con ogni probabilità, visto la monnezza falsa e tendenziosa che ha pubblicato su internet. Il premier ne è certo, il signor Assange ha scopiazzato tutto come un alunno delle elementari dalla carta straccia che quotidianamente circola in edicola e che lo diffama. Anche “l’addetta di quarta categoria” che ha stilato i rapporti riservati pubblicati da Wikileaks non dev’essere una secchiona, ma una dedita a scopiazzare da certa stampa sovversiva. L’interessata, intervistata mentre faceva le pulizie dei locali dell’ambasciata, suo lavoro abituale, ha smentito imbarazzata di leggere o acquistare stampa sovversiva, quantunque abbia ricordato che in qualche occasione recatasi nella vicina rivendita di via Veneto, dirimpetto alla sede romana della delegazione diplomatica USA, le sia stato detto che Libero e il Giornale erano andati esauriti in quei giorni, a causa d’una epidemia di diarrea scoppiata nella zona. Ecco, in quel caso potrebbe aver sbirciato qualche giornale come Caballero, Le Ore, Prendimi, che non si può escludere parlassero del premier italiano. In ogni caso, lei è americana doc e non toccherebbe mai, manco con la scopa, un giornalaccio come la Repubblica, Corriere della Sera o, men che meno, Il fatto quotidiano.
Il mistero rimane fitto. Che sia stato Murdoch? Il patron di Sky, da sempre ostile al Silvio per ragioni inconfessabili, dopo tutti i favori che ha ricevuto. L’ultimo aumentargli l’IVA sugli abbonamenti, per evitargli guai con il fisco. Vatti a fidare delle persone cui fai del bene.
Resta il fatto che l’ingrato, Murdoch, s’è fatto venire in studio una zoccola di lusso, tale Nadia Macrì, e l’ha pagata profumatamente per farle dichiarare d’aver partecipato a festini a casa Berlusconi. Ma quale festini? Una bicchierata tra amici, dopo i consueti esercizi spirituali, scambiata per festino? Certo se qualcuno l’avesse messo in allerta, magari non avrebbe fatto organizzare il catering a quella società segnalatagli da Mubarak, della quale, gli era stato giurato, poteva fidarsi ciecamente, visto che ci lavorava persino la nipote, certa Ruby.
E Lele Mora? Non parliamo di quello. S’è spacciato per lungo tempo per un emissario della Santa Sede, uno che va in giro a reclutare ragazze con la voglia di far la missionaria, che con la crisi delle vocazioni è opera d’alto valore morale. Ma fidarsi non è mai sufficientemente saggio e lui, il presidente del consiglio, uomo navigato ed esposto alle invidie e ai tranelli degli avversari, quelle educande con la fede nel cuore e con il rosario al collo le ha sempre fatte intervistare prima dal fido Emilio Fede, - che con quel nome è ben strano non abbia fatto il cardinale invece che il frequentatore di circoli di poker. Comunque, sta D’Addario, sta Macrì, sta Ruby e sti residuati d’irriconoscenza umana pagheranno il fio delle loro colpe: se non ci riuscirà Niccolò Ghedini con un ben assestato morso sulla giugulare, ci penserà il buon Dio, suo papà, che tutto vede e a tutto provvede.
Ma l’infamia più grande è la storia di Putin, l’amico Vladimir, con il quale in più occasioni ha condiviso pellegrinaggi nei santuari più reconditi della Russia, dormendo in scomodissime dacie disperse nella tundra e nella neve, con una pelle d’orso sopra per sfuggire ai rigori del freddo. Tant’è che, memore di quelle tristi notti di penitenza al freddo e al gelo, ha sentito il dovere di dedicargli una stanza nella sua modesta villetta in Sardegna, con tanto di “lettone Putin” in ricordo di questa fratellanza e del riparo ospitale che Vladimir avrebbe potuto trovare in quella casa. Adesso si specula anche su affermazioni innocenti del tipo «aspettami nel lettone di Putin»? E’ una porcheria intollerabile. Quell’indizio serviva solo a far capire al personale di servizio, brasiliano, ucraino, bulgaro, comunque straniero e a corto di conoscenze della lingua italiana, dove doveva recarsi per preparargli il giaciglio per la notte, visto che la sua stanza da letto è limitrofa a quella dell’amico russo.
Gheddafi? Un gonzo, un pervertito con un debole per le Etiopi, le Somale e le Sudanesi, - mogli e buoi dei paesi tuoi!, - che ha cercato d’aiutare ad uscire dalla spirale del sesso ossessivo: forse Michael Douglas è stato abbandonato al suo destino quando ha confessato che la patonza era per lui come una droga? No. S’è cercato d’aiutarlo a disintossicarsi e con Gheddafi e stato lo stesso, proibendogli quelle di colore e facendolo passare alle biondine e alle rosse, che notoriamente hanno un altro gusto.
Infine, Bondi, quel pover’uomo sempre pronto a fargli da scendiletto, al punto d’avere ormai un tale olezzo di calzini sporchi quasi fastidioso. Questo fedelissimo servitore s’è infilato in una storia di redenzione, con una bulgara dal nome Dragomira Michelle Bonev, un tenero donnino con ambizioni per il varietà. Bene, le ha fatto avere un premiuccio, ingannando persino il perfido Tremonti; ha fatto acquistare dal samaritano Masi un cortometraggio per la RAI, dal titolo straziante Goodbye Mama, che la brava donna aveva confezionato in patria ricevendo pernacchie e coloriti “vaffan…”. Anche quest’opera caritatevole finisce ora per passare per indizio di perversione. Non c’è più mondo.
E chi non sarebbe in grado di comprendere l’avvilito stato d’animo di Silvio Berlusconi? Un uomo che da mane a sera prodiga a piene mani beneficenza agli afflitti e conforto alla gioventù diseredata. Persino la sua discesa in campo è stata motivata da quell’altissimo senso del dovere e dall’amore universale che nutre per il suo Pase e nessun ci vuol credere. E’ il martirio di Cristo che si rinnova.
Ma una cosa è emersa da questa disdicevole vicenda. Anche l’America finalmente ha mostrato il suo volto vero: è comunista a dispetto di ciò che si credeva, ed Obama, questo insospettabile principe nero fuori ma rosso dentro, - niente a che vedere con il Milan, - pare stia cambiando finalmente il nome al suo partito, da Partito Democratico in Partito Comunista Americano, per rimuovere ogni dubbio.
(nella foto, Dragomira Michelle Borov, la regista bulgara che ha commosso il ministro Bondi)
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