Basta!
Martedì, 20 settembre 2011
Se ne devono andare!, con qualunque mezzo e a qualunque prezzo, ma se ne devono andare.
Hanno ampiamente dimostrato non solo d’essere incapaci di governare il Paese, ma anche di avere quel minimo di spessore morale necessario per sedere al posto di comando e dettare le norme d’indirizzo e gestione di una nazione.
Un paese non può essere governato da puttanieri e affaristi, da traditori esaltati di fantomatiche secessione che mai saranno consumate, da sospetti malavitosi e da malavitosi conclamati, che fanno da intermediari del malaffare e da rappresentanti della malavita organizzata.
Questa notte l’Italia ha dovuto incassare l’ennesimo colpo allo stomaco da parte di S&P, agenzia di rating internazionale, che ha stabilito che la credibilità del paese è sempre più debole. Ed è una credibilità che s’assottiglia sempre più a causa di un governo comatoso e rissoso, tenuto in piedi dagli immondi interessi di un presidente del consiglio “a tempo perso”, la cui preoccupazione principale è stata per sua ammissione quella di “far girare la patonza”, - ovviamente incurante di ciò che gira agli Italiani, - non certo di gestire al meglio le preoccupazione della gente, quella povera gente stuprata in massa da una politica infame e volgare, che con sistematicità criminale gli addossa l’onere delle crisi che si amplificano con i suoi comportamenti e che deve subire manovre di risanamento avvilenti. Tutto questo mentre chi potrebbe contribuire in maniera più sostenibile è posto al riparo da ogni onere grazie alla protezione di una classe politica malvagia, che include se stessa nel circolo ristretto dei graziati dalla sorte e ostenta violento disprezzo verso chi protesta e reclama.
Il declassamento dell’Italia e la catastrofe ulteriore che tale declassamento si porta dietro non si può imputare esclusivamente all’effetto di manovre insufficienti per fronteggiare la crisi economica in atto, ma - va detto senza ipocrisie e senza reticenze - è per la maggior parte da imputare alla presenza in capo all’esecutivo di un premier da quattro soldi, di un personaggio che ha fatto della sua conquistata posizione di capo del governo un salvacondotto, per non varcare la soglia del carcere per gli atti criminali commessi prima della sua comparsa in politica, e un lasciapassare per continuare a commettere ogni sorta di ribalderia.
Attenzione, ribalderie il cui onere è ricaduto sulla collettività, visto che gli appalti di lavori pubblici o le nomine ai vertici di importanti aziende o persino le nomine in posti di governo sono sempre state funzionali alla realizzazione di condizione favorevoli affinché si potesse soddisfare la sua vorace fame di “patonza”, in prima battuta, e pilotare la messa in atto di provvedimenti a favore della sua costellazione d’aziende e dei suoi interessi personali, in seconda istanza.
Adesso viene a raccontarci che il giudizio di S&P è politico, non tecnico. Come sarebbe politico tutto ciò che mette a nudo lo squallore delle azioni che compie e la morbosità ossessiva con la quale freme nel desiderio incontenibile di giacere con la disgraziata di turno in cerca di notorietà e guadagni facili.
Non vuol rendersi conto che le migliaia di esternazioni, di confessioni scabrose, di frequentazioni equivoche hanno fatto di lui solo uno sgorbio morale, che deve esclusivamente allo scudo d’armadillo che se fatto cucire sul volto il coraggio di presentarsi in pubblico per raccontare meschinità a nastro. L’onestà integerrima di Papa, gli aiuti ad un lenone bisognoso dal nome Tarantini, le commoventi storie sulla nipote di Mubarak, giusto per fermarsi alle ultime tristissime gag che ci ha offerto, ne fanno un personaggio sfigurato, di cui persino la storia probabilmente si vergognerà narrarne le gesta ai posteri.
Non di meno fa il capobastone della Lega che gli serve da stampella, pur se nel suo caso a fare scandalo è la sua netta incompatibilità tra il ruolo di ministro e quello di facinoroso condottiero di un drappello di delinquenti che attentano continuativamente alla Costituzione. Invasato fuori controllo, con la lingua e il passo incespicante oltre che il cervello, continua imperterrito a proferir idiozie allucinanti su propositi secessionisti e referendum inammissibili, ad uso e consumo di un manipolo di frustrati in camicia verde, convinti di poter cambiare l’assetto costituzionale a proprio piacimento. Crede questo forsennato che quattro ridicoli rituali a base d’ampolle riempite d’acqua di fiume possano risolvere le disgrazie del Paese? Crede questo nano della morale, razzista e volgare, che basti insultare i suoi degni colleghi di governo per rendersi credibile? Se Roma gli fa schifo, come ipocritamente predica da sempre, lasci il suo immeritato e lussuoso appannaggio nelle casse che glielo erogano, piuttosto che intascarlo e poi sputarci sopra! Rompa il sodalizio omertoso e demagogico con quel “Berluscaz” che ha tanto vituperato, anziché strizzargli l’occhio e reggergli il bordone anche nei frangenti più equivoci e degradanti. Ma per chi dell’opportunismo ha fatto un credo ed una regola di vita, questi argomenti rimangono senza valore.
Questa non è politica. E’ uno squallido teatrino di marionette per affetti da gravi patologie mentali, che ci sta conducendo alla rovina: forse sono ancora parecchi coloro che non hanno capito che il default dell’Italia significherebbe licenziamenti di massa, impossibilità di pagare pensioni, blocco dei servizi sanitari e di tutto ciò che viene amministrato con i pubblici denari, e dunque uno stato di prostrazione e di povertà generale con conseguenze inimmaginabili. Ecco perché è necessario dire basta a questa ignobile farsa che si sta giocando sulla pelle dei cittadini, con una mobilitazione di massa che rispedisca immediatamente a casa una classe politica scellerata al punto da non avere precedenti.
(sotto al titolo, una vignetta di Vauro)
Hanno ampiamente dimostrato non solo d’essere incapaci di governare il Paese, ma anche di avere quel minimo di spessore morale necessario per sedere al posto di comando e dettare le norme d’indirizzo e gestione di una nazione.
Un paese non può essere governato da puttanieri e affaristi, da traditori esaltati di fantomatiche secessione che mai saranno consumate, da sospetti malavitosi e da malavitosi conclamati, che fanno da intermediari del malaffare e da rappresentanti della malavita organizzata.
Questa notte l’Italia ha dovuto incassare l’ennesimo colpo allo stomaco da parte di S&P, agenzia di rating internazionale, che ha stabilito che la credibilità del paese è sempre più debole. Ed è una credibilità che s’assottiglia sempre più a causa di un governo comatoso e rissoso, tenuto in piedi dagli immondi interessi di un presidente del consiglio “a tempo perso”, la cui preoccupazione principale è stata per sua ammissione quella di “far girare la patonza”, - ovviamente incurante di ciò che gira agli Italiani, - non certo di gestire al meglio le preoccupazione della gente, quella povera gente stuprata in massa da una politica infame e volgare, che con sistematicità criminale gli addossa l’onere delle crisi che si amplificano con i suoi comportamenti e che deve subire manovre di risanamento avvilenti. Tutto questo mentre chi potrebbe contribuire in maniera più sostenibile è posto al riparo da ogni onere grazie alla protezione di una classe politica malvagia, che include se stessa nel circolo ristretto dei graziati dalla sorte e ostenta violento disprezzo verso chi protesta e reclama.
Il declassamento dell’Italia e la catastrofe ulteriore che tale declassamento si porta dietro non si può imputare esclusivamente all’effetto di manovre insufficienti per fronteggiare la crisi economica in atto, ma - va detto senza ipocrisie e senza reticenze - è per la maggior parte da imputare alla presenza in capo all’esecutivo di un premier da quattro soldi, di un personaggio che ha fatto della sua conquistata posizione di capo del governo un salvacondotto, per non varcare la soglia del carcere per gli atti criminali commessi prima della sua comparsa in politica, e un lasciapassare per continuare a commettere ogni sorta di ribalderia.
Attenzione, ribalderie il cui onere è ricaduto sulla collettività, visto che gli appalti di lavori pubblici o le nomine ai vertici di importanti aziende o persino le nomine in posti di governo sono sempre state funzionali alla realizzazione di condizione favorevoli affinché si potesse soddisfare la sua vorace fame di “patonza”, in prima battuta, e pilotare la messa in atto di provvedimenti a favore della sua costellazione d’aziende e dei suoi interessi personali, in seconda istanza.
Adesso viene a raccontarci che il giudizio di S&P è politico, non tecnico. Come sarebbe politico tutto ciò che mette a nudo lo squallore delle azioni che compie e la morbosità ossessiva con la quale freme nel desiderio incontenibile di giacere con la disgraziata di turno in cerca di notorietà e guadagni facili.
Non vuol rendersi conto che le migliaia di esternazioni, di confessioni scabrose, di frequentazioni equivoche hanno fatto di lui solo uno sgorbio morale, che deve esclusivamente allo scudo d’armadillo che se fatto cucire sul volto il coraggio di presentarsi in pubblico per raccontare meschinità a nastro. L’onestà integerrima di Papa, gli aiuti ad un lenone bisognoso dal nome Tarantini, le commoventi storie sulla nipote di Mubarak, giusto per fermarsi alle ultime tristissime gag che ci ha offerto, ne fanno un personaggio sfigurato, di cui persino la storia probabilmente si vergognerà narrarne le gesta ai posteri.
Non di meno fa il capobastone della Lega che gli serve da stampella, pur se nel suo caso a fare scandalo è la sua netta incompatibilità tra il ruolo di ministro e quello di facinoroso condottiero di un drappello di delinquenti che attentano continuativamente alla Costituzione. Invasato fuori controllo, con la lingua e il passo incespicante oltre che il cervello, continua imperterrito a proferir idiozie allucinanti su propositi secessionisti e referendum inammissibili, ad uso e consumo di un manipolo di frustrati in camicia verde, convinti di poter cambiare l’assetto costituzionale a proprio piacimento. Crede questo forsennato che quattro ridicoli rituali a base d’ampolle riempite d’acqua di fiume possano risolvere le disgrazie del Paese? Crede questo nano della morale, razzista e volgare, che basti insultare i suoi degni colleghi di governo per rendersi credibile? Se Roma gli fa schifo, come ipocritamente predica da sempre, lasci il suo immeritato e lussuoso appannaggio nelle casse che glielo erogano, piuttosto che intascarlo e poi sputarci sopra! Rompa il sodalizio omertoso e demagogico con quel “Berluscaz” che ha tanto vituperato, anziché strizzargli l’occhio e reggergli il bordone anche nei frangenti più equivoci e degradanti. Ma per chi dell’opportunismo ha fatto un credo ed una regola di vita, questi argomenti rimangono senza valore.
Questa non è politica. E’ uno squallido teatrino di marionette per affetti da gravi patologie mentali, che ci sta conducendo alla rovina: forse sono ancora parecchi coloro che non hanno capito che il default dell’Italia significherebbe licenziamenti di massa, impossibilità di pagare pensioni, blocco dei servizi sanitari e di tutto ciò che viene amministrato con i pubblici denari, e dunque uno stato di prostrazione e di povertà generale con conseguenze inimmaginabili. Ecco perché è necessario dire basta a questa ignobile farsa che si sta giocando sulla pelle dei cittadini, con una mobilitazione di massa che rispedisca immediatamente a casa una classe politica scellerata al punto da non avere precedenti.
(sotto al titolo, una vignetta di Vauro)
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