Strage Ustica. Polemiche infinite
Giovedì, 15 settembre 2011
Lo Stato è stato condannato dal Tribunale civile di Palermo a risarcire i familiari degli 81 passeggeri rimasti uccisi nell'esplosione dell'aereo DC 9 Itavia, avvenuta sopra i cieli di Ustica nel lontano giugno 1980. Ragione della condanna è nell’aver omesso il rispetto delle comuni regole di protezione di un’aerovia civile e nei plateali depistaggi susseguitisi negli anni da parte delle autorità militari, chiamate a fornire spiegazione su ciò che accadde la notte dell’incidente nei cieli di Ustica.
Ma Carlo Giovanardi, sottosegretario con delega alle politiche per la famiglia, intervenuto, non si sa bene a quale titolo, nel dibattito scatenatosi dopo la clamorosa sentenza, non ci sta e, in conferenza stampa con il sottosegretario ai trasporti, Aurelio Misiti, annuncia che «il governo impugnerà una sentenza ideologica, firmata da un giudice monocratico che butta a mare 31 anni di processi e perizie, ribaltando decisioni prese da una ventina di magistrati». Insomma, il governo farà ricorso perché reputa la sentenza «inaccettabile», come la definisce anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che spiega di condividere pienamente «quanto affermato in un comunicato dall'Aeronautica Militare, dove viene manifestata l'indignazione della Forza Armata per il tentativo di riaccendere dubbi e riaprire un caso oramai chiuso, dopo un procedimento durato oltre 30 anni e conclusosi in Cassazione con assoluzione definitiva e formula piena, per la non sussistenza del fatto, di tutti i militari». Ignazio La Russa ringrazia anche «per le parole di verità» espresse da Giovanardi, che ha ribadito che quel 27 giugno del 1980 «non c'era alcun altro aereo in volo vicino al DC 9 precipitato. Le conclusioni di una commissione di 11 periti internazionali nel 1994 parlarono di un'esplosione a bordo; le altre ipotesi, dal missile alla collisione, sono fantapolitica. Il governo ha fatto chiarezza in Parlamento e nessuno ha portato elementi solidi per contrastare quello che abbiamo detto». Nessun riferimento a quanto emerso dalle indagini, cioè che l’aerovia sulla quale fu stranamente indirizzato il velivolo Itavia quella tragica notte, peraltro per ragioni mai chiarite, sia riservata al transito di aerei militari e, abitualmente, sia percorsa da quelli francesi.
E se per Leoluca Orlando dell'Italia dei Valori «Giovanardi conferma la complicità politica ed etica del governo nei confronti degli assassini di Ustica», Walter Veltroni sembra invece sposare la tesi del giudice di Palermo, sottolineando come sia «molto grave che, dopo la sentenza di ieri, Giovanardi continui nella sua personale ostinata crociata contro la verità sulla strage di Ustica. E’ acquisita da anni la certezza che la notte del 27 giugno 1980, nel cielo sopra Ustica, si svolse una azione di guerra tra diversi aerei militari, che portò all'abbattimento del velivolo Itavia e alla morte degli ottantuno passeggeri». Carlo Giovanardi spiega invece che è la documentazione fornita dalla NATO a dimostrare che vicino al DC 9 dell'Itavia non volavano altri aerei, ammettendo invece che «il problema vero è la Libia che non ha mai risposto alle rogatorie». I legali dei familiari delle vittime della strage di Ustica, infatti, hanno già espresso l'auspicio che «in concomitanza della caduta del regime di Gheddafi, la nazione sia direttamente informata del contenuto degli archivi dei servizi segreti libici nei quali si ha ragione di ritenere che siano contenuti ulteriori documentazioni rilevanti sul fatto. E ciò consentendosi un accesso diretto da parte dell'Italia senza alcuna manomissione».
Ma Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, afferma anche che «è una bugia sostenere che solo la Libia non ha risposto alle rogatorie. Alle ultime non hanno risposto Francia, USA, Belgio e Germania e - conclude - quando ne abbiamo chiesto conto al Governo italiano questo non ci ha neppure degnato di riscontro».
In ultima istanza nel comportamento dei due ministri si può cogliere un raro esempio di sensibilità per la tragedia vissuta dai familiari delle vittime e trascinatasi senza alcuna chiarezza per oltre trent’anni. Forse mancheranno colpevolmente anche quelle certezze definitive cui c’è da credere facciano riferimento i due importanti membri del governo, quantunque i giudici palermitani abbiano motivato il loro provvedimento con l’accusa di non aver messo in atto tutte le misure di sicurezza che erano nelle facoltà degli enti dello stato per minimizzare un rischio possibile per il volo Itavia. Ma al di là di ogni ragionevole dubbio e di qualunque polemica, almeno l’umana pietas forse avrebbe dovuto suggerire a Giovanardi e La Russa di tacere e a non cercare, sulla pelle di 81 innocenti, unica certezza nell’intera vicenda, squallidi palcoscenici dai quali improvvisare comizi in difesa di chi altrettanto certamente si dimostrò complice omertoso di una strage indegna d’una qualunque democrazia.
(nella foto, il sottosegretario alla famiglia Carlo Giovanardi)
Ma Carlo Giovanardi, sottosegretario con delega alle politiche per la famiglia, intervenuto, non si sa bene a quale titolo, nel dibattito scatenatosi dopo la clamorosa sentenza, non ci sta e, in conferenza stampa con il sottosegretario ai trasporti, Aurelio Misiti, annuncia che «il governo impugnerà una sentenza ideologica, firmata da un giudice monocratico che butta a mare 31 anni di processi e perizie, ribaltando decisioni prese da una ventina di magistrati». Insomma, il governo farà ricorso perché reputa la sentenza «inaccettabile», come la definisce anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che spiega di condividere pienamente «quanto affermato in un comunicato dall'Aeronautica Militare, dove viene manifestata l'indignazione della Forza Armata per il tentativo di riaccendere dubbi e riaprire un caso oramai chiuso, dopo un procedimento durato oltre 30 anni e conclusosi in Cassazione con assoluzione definitiva e formula piena, per la non sussistenza del fatto, di tutti i militari». Ignazio La Russa ringrazia anche «per le parole di verità» espresse da Giovanardi, che ha ribadito che quel 27 giugno del 1980 «non c'era alcun altro aereo in volo vicino al DC 9 precipitato. Le conclusioni di una commissione di 11 periti internazionali nel 1994 parlarono di un'esplosione a bordo; le altre ipotesi, dal missile alla collisione, sono fantapolitica. Il governo ha fatto chiarezza in Parlamento e nessuno ha portato elementi solidi per contrastare quello che abbiamo detto». Nessun riferimento a quanto emerso dalle indagini, cioè che l’aerovia sulla quale fu stranamente indirizzato il velivolo Itavia quella tragica notte, peraltro per ragioni mai chiarite, sia riservata al transito di aerei militari e, abitualmente, sia percorsa da quelli francesi.
E se per Leoluca Orlando dell'Italia dei Valori «Giovanardi conferma la complicità politica ed etica del governo nei confronti degli assassini di Ustica», Walter Veltroni sembra invece sposare la tesi del giudice di Palermo, sottolineando come sia «molto grave che, dopo la sentenza di ieri, Giovanardi continui nella sua personale ostinata crociata contro la verità sulla strage di Ustica. E’ acquisita da anni la certezza che la notte del 27 giugno 1980, nel cielo sopra Ustica, si svolse una azione di guerra tra diversi aerei militari, che portò all'abbattimento del velivolo Itavia e alla morte degli ottantuno passeggeri». Carlo Giovanardi spiega invece che è la documentazione fornita dalla NATO a dimostrare che vicino al DC 9 dell'Itavia non volavano altri aerei, ammettendo invece che «il problema vero è la Libia che non ha mai risposto alle rogatorie». I legali dei familiari delle vittime della strage di Ustica, infatti, hanno già espresso l'auspicio che «in concomitanza della caduta del regime di Gheddafi, la nazione sia direttamente informata del contenuto degli archivi dei servizi segreti libici nei quali si ha ragione di ritenere che siano contenuti ulteriori documentazioni rilevanti sul fatto. E ciò consentendosi un accesso diretto da parte dell'Italia senza alcuna manomissione».
Ma Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, afferma anche che «è una bugia sostenere che solo la Libia non ha risposto alle rogatorie. Alle ultime non hanno risposto Francia, USA, Belgio e Germania e - conclude - quando ne abbiamo chiesto conto al Governo italiano questo non ci ha neppure degnato di riscontro».
In ultima istanza nel comportamento dei due ministri si può cogliere un raro esempio di sensibilità per la tragedia vissuta dai familiari delle vittime e trascinatasi senza alcuna chiarezza per oltre trent’anni. Forse mancheranno colpevolmente anche quelle certezze definitive cui c’è da credere facciano riferimento i due importanti membri del governo, quantunque i giudici palermitani abbiano motivato il loro provvedimento con l’accusa di non aver messo in atto tutte le misure di sicurezza che erano nelle facoltà degli enti dello stato per minimizzare un rischio possibile per il volo Itavia. Ma al di là di ogni ragionevole dubbio e di qualunque polemica, almeno l’umana pietas forse avrebbe dovuto suggerire a Giovanardi e La Russa di tacere e a non cercare, sulla pelle di 81 innocenti, unica certezza nell’intera vicenda, squallidi palcoscenici dai quali improvvisare comizi in difesa di chi altrettanto certamente si dimostrò complice omertoso di una strage indegna d’una qualunque democrazia.
(nella foto, il sottosegretario alla famiglia Carlo Giovanardi)
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