Politica e nepotismo
Domenica, 18 settembre 2011
Cristiano Di Pietro, figlio dell’ex pm di Mani Pulite, è candidato alle prossime elezioni Regionali molisane di ottobre. Si proprio lui, il Cristiano battezzato “BMW e Valori” grazie ad una storiella di rimborsi per spese di trasferta a dir poco generosi, che sollevarono un nugolo di feroci critiche. E per chi volesse approfondire, http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5556
La notizia aveva lasciato perplessi già quando era stata comunicata. Ed ora scatena le prime «defezioni» e pubbliche proteste. «Di Pietro come Bossi e Berlusconi, accomunati dalla stessa concezione familistica e privatistica della politica», scrivono in una nota i membri del circolo Idv di Termoli (Cb) abbandonando il partito. Una candidatura, scrivono esprimendo il loro dissenso, «figlia della stessa concezione familistica e/o privatistica che presumibilmente ha mosso il capo della Lega Nord, Umberto Bossi, a candidare e a far eleggere il figlio al consiglio regionale della Lombardia o il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi a candidare e a far eleggere Nicole Minetti nello stesso consiglio».
Questa la notizia che oggi ci regala il Corriere della Sera, notizia di denuncia di un vezzo tipicamente nostrano e che la dice più che lunga sulle debolezze che affliggono i nostri politici, incapaci di sganciarsi dal noto proverbio napoletano “ogni scarafone è bell’a mamma soja”.
E non importa qui se il metodo “dipietrista” sia diverso da quello di Bossi: non un’imposizione in cima alla lista del nome del Trota, quel Renzo Bossi le cui qualità politiche sono notoriamente sotto il livello del percepibile, in modo da farlo risultare eletto grazie ad una manciata di voti minimi attribuita al partito, ma una lista di signor nessuno, nella quale il nome di Cristiano Di Pietro troneggia inevitabilmente.
Un vezzo di puro nepotismo al quale sono pochi coloro che riescono a sottrarsi. I “figli so’ piezz’e core” recita un altro adagio partenopeo e La Russa, il terribile Ignazio Benito Maria post-fascista tutto d’un pezzo e ministro della Difesa, che ha già un fratello, Romano, al parlamento europeo e un altro, Vincenzo, avvocato e politico già trombato in Forza Italia, non ha saputo resistere al canto delle sirena e al momento opportuno ha piazzato il primogenito Geronimo ai vertici dell’ACI, dopo un tentativo miseramente fallito di lanciarlo in politica. Naturalmente, il delfino di casa La Russa, già piazzato nel cda di Ligresti non si sa bene in base a quali competenze e frequentatore di salotti d'alto bordo in cui fare bricolage di signorine dal pedigree altisonante, di auto ci capisce come il comune automobilista e magari sarà stato piazzato all'ACI per la lontana assonanza del suo cognome con "la rossa" di Modena. Alla prima occasione sarà il caso di sentire sull'argomento la Brambilla.
Adesso è il turno di Di Pietro, che con il suo blitz ha sollevato le proteste tra i dirigenti e gli iscritti termolesi. «Avevamo chiesto – dice una nota dei dissidenti - di inserire personalità che avrebbero portato voti e qualità; ad esempio Vincenzo Greco, stimato notaio ed ex sindaco della città. Nessuno ci ha mai dato una risposta. Poi vediamo che si accolgono esponenti di altri partiti, come uno dei candidati alle primarie del Pd. Se il fosso lo saltano gli altri verso l'IdV per Di Pietro va bene, diversamente il partito mette veti e pregiudiziali. Questa visione strabica della politica non ci piace».
«Ci spiace che i componenti del circolo dell’Italia dei Valori di Termoli non abbiano letto bene i nomi che compongono la lista elettorale e si siano fermati solo a quello di Cristiano Di Pietro - ribatte Pierpaolo Nagni, segretario regionale IdV Molise. - Infatti, a rappresentare il territorio per il partito c’è Antonio D’Ambrosio e non Cristiano Di Pietro. Ci rammarica, quindi, questa presa di posizione: loro sanno bene che il vero motivo dell’attacco è un altro. L’IdV non ha accettato il loro ricatto: infatti volevano imporre il nome di un candidato che, pur sollecitato in altre circostanze elettorali a correre con IdV, ha sempre scelto di non voler fare nessun percorso con l’Italia dei Valori. Al suo posto, abbiamo preferito ascoltare le istanze del territorio e rispettare un curriculum di grande professionalità e trasparenza come quello di D’Ambrosio che, pur provenendo da un altro partito politico, essendo uomo di una certa esperienza, ha colto al volo l’occasione offerta dall’Italia dei Valori e ha deciso di intraprendere con noi un discorso di lunga durata. Attaccarsi al nome di Cristiano Di Pietro, che, tra l’altro fa politica da tanto tempo (sic!, ndr), è solo un triste tentativo di spostare l’attenzione».
E bravo Di Pietro e i compagni/amici dell’IdV! Peccato che il metodo denunciato dai dissidenti sia purtroppo una regola consolidata per l’IdV. Un esempio? Siracusa, dove tal Raffaele Gentile, ex socialista ed ex sottosegretario del governo Prodi, grande collettore di tessere nell’ambito provinciale, è stato accolto con tanto di fanfara non appena ha lasciato intendere che, pur di riacquisire la visibilità perduta con il comatoso PSI, avrebbe come Caronte traghettato un bel mazzo di tessere al partito della colomba multicromatica. E i dirigenti fondatori del partito sul territorio? Beh, quelli erano oramai aficionados certi, gente che pur se aveva messo di tasca propria qualcosina per lanciare e far crescere il partito poteva benissimo contentarsi della stretta di mano occasionale di Giambrone e Orlando, i veri padroni/patrigni del partito nell’Isola. Per il resto, va capito che la politica è fatta anche d'inevitabile opportunismo, giusto per adattarsi alle regole del mondo.
Risultato, il partito magari cresce ad ondate, man mano che la disaffezione per una sinistra demagoga e inutile aumenta, ma, là dove qualche porcheriola è stata fatta, è scomparso sul nascere e difficilmente ritroverà adepti, con buona pace dell'ambizioso e nepotista Antonio.
(nella foto, Cristiano Di Pietro)
La notizia aveva lasciato perplessi già quando era stata comunicata. Ed ora scatena le prime «defezioni» e pubbliche proteste. «Di Pietro come Bossi e Berlusconi, accomunati dalla stessa concezione familistica e privatistica della politica», scrivono in una nota i membri del circolo Idv di Termoli (Cb) abbandonando il partito. Una candidatura, scrivono esprimendo il loro dissenso, «figlia della stessa concezione familistica e/o privatistica che presumibilmente ha mosso il capo della Lega Nord, Umberto Bossi, a candidare e a far eleggere il figlio al consiglio regionale della Lombardia o il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi a candidare e a far eleggere Nicole Minetti nello stesso consiglio».
Questa la notizia che oggi ci regala il Corriere della Sera, notizia di denuncia di un vezzo tipicamente nostrano e che la dice più che lunga sulle debolezze che affliggono i nostri politici, incapaci di sganciarsi dal noto proverbio napoletano “ogni scarafone è bell’a mamma soja”.
E non importa qui se il metodo “dipietrista” sia diverso da quello di Bossi: non un’imposizione in cima alla lista del nome del Trota, quel Renzo Bossi le cui qualità politiche sono notoriamente sotto il livello del percepibile, in modo da farlo risultare eletto grazie ad una manciata di voti minimi attribuita al partito, ma una lista di signor nessuno, nella quale il nome di Cristiano Di Pietro troneggia inevitabilmente.
Un vezzo di puro nepotismo al quale sono pochi coloro che riescono a sottrarsi. I “figli so’ piezz’e core” recita un altro adagio partenopeo e La Russa, il terribile Ignazio Benito Maria post-fascista tutto d’un pezzo e ministro della Difesa, che ha già un fratello, Romano, al parlamento europeo e un altro, Vincenzo, avvocato e politico già trombato in Forza Italia, non ha saputo resistere al canto delle sirena e al momento opportuno ha piazzato il primogenito Geronimo ai vertici dell’ACI, dopo un tentativo miseramente fallito di lanciarlo in politica. Naturalmente, il delfino di casa La Russa, già piazzato nel cda di Ligresti non si sa bene in base a quali competenze e frequentatore di salotti d'alto bordo in cui fare bricolage di signorine dal pedigree altisonante, di auto ci capisce come il comune automobilista e magari sarà stato piazzato all'ACI per la lontana assonanza del suo cognome con "la rossa" di Modena. Alla prima occasione sarà il caso di sentire sull'argomento la Brambilla.
Adesso è il turno di Di Pietro, che con il suo blitz ha sollevato le proteste tra i dirigenti e gli iscritti termolesi. «Avevamo chiesto – dice una nota dei dissidenti - di inserire personalità che avrebbero portato voti e qualità; ad esempio Vincenzo Greco, stimato notaio ed ex sindaco della città. Nessuno ci ha mai dato una risposta. Poi vediamo che si accolgono esponenti di altri partiti, come uno dei candidati alle primarie del Pd. Se il fosso lo saltano gli altri verso l'IdV per Di Pietro va bene, diversamente il partito mette veti e pregiudiziali. Questa visione strabica della politica non ci piace».
«Ci spiace che i componenti del circolo dell’Italia dei Valori di Termoli non abbiano letto bene i nomi che compongono la lista elettorale e si siano fermati solo a quello di Cristiano Di Pietro - ribatte Pierpaolo Nagni, segretario regionale IdV Molise. - Infatti, a rappresentare il territorio per il partito c’è Antonio D’Ambrosio e non Cristiano Di Pietro. Ci rammarica, quindi, questa presa di posizione: loro sanno bene che il vero motivo dell’attacco è un altro. L’IdV non ha accettato il loro ricatto: infatti volevano imporre il nome di un candidato che, pur sollecitato in altre circostanze elettorali a correre con IdV, ha sempre scelto di non voler fare nessun percorso con l’Italia dei Valori. Al suo posto, abbiamo preferito ascoltare le istanze del territorio e rispettare un curriculum di grande professionalità e trasparenza come quello di D’Ambrosio che, pur provenendo da un altro partito politico, essendo uomo di una certa esperienza, ha colto al volo l’occasione offerta dall’Italia dei Valori e ha deciso di intraprendere con noi un discorso di lunga durata. Attaccarsi al nome di Cristiano Di Pietro, che, tra l’altro fa politica da tanto tempo (sic!, ndr), è solo un triste tentativo di spostare l’attenzione».
E bravo Di Pietro e i compagni/amici dell’IdV! Peccato che il metodo denunciato dai dissidenti sia purtroppo una regola consolidata per l’IdV. Un esempio? Siracusa, dove tal Raffaele Gentile, ex socialista ed ex sottosegretario del governo Prodi, grande collettore di tessere nell’ambito provinciale, è stato accolto con tanto di fanfara non appena ha lasciato intendere che, pur di riacquisire la visibilità perduta con il comatoso PSI, avrebbe come Caronte traghettato un bel mazzo di tessere al partito della colomba multicromatica. E i dirigenti fondatori del partito sul territorio? Beh, quelli erano oramai aficionados certi, gente che pur se aveva messo di tasca propria qualcosina per lanciare e far crescere il partito poteva benissimo contentarsi della stretta di mano occasionale di Giambrone e Orlando, i veri padroni/patrigni del partito nell’Isola. Per il resto, va capito che la politica è fatta anche d'inevitabile opportunismo, giusto per adattarsi alle regole del mondo.
Risultato, il partito magari cresce ad ondate, man mano che la disaffezione per una sinistra demagoga e inutile aumenta, ma, là dove qualche porcheriola è stata fatta, è scomparso sul nascere e difficilmente ritroverà adepti, con buona pace dell'ambizioso e nepotista Antonio.
(nella foto, Cristiano Di Pietro)
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