Democrazia con ticket
Mercoledì, 19 ottobre 2011
Ufficio di una qualsiasi Questura d’Italia.
Ufficio di una qualsiasi Questura d’Italia.
Manifestante: «Buongiorno. Desidererei consultare il tariffario per le manifestazioni. Dovrei organizzare uno sciopero di cassintegrati e vorrei sapere a quanto ammonta la garanzia da rilasciare in base alla nuova legge Maroni».
Poliziotto di servizio: «In quanti siete? Qual è il percorso che contate di fare?».
Manifestante: «Guardi non ho un’idea precisa….. Spereremmo d’essere in tanti….. Mille, duemila. In quanto al percorso, il corteo partirà da piazza Roma e si concluderà in piazza della Libertà, passando per Corso Garibaldi, Via Manzoni e Via Nazionale».
Poliziotto di servizio: «E beh!, c’è qualche problema. Intanto sui numeri dovrebbe essere più preciso: sa, si paga a testa e qualora dichiarasse un numero di partecipanti inferiore a quelli che saranno contati, lei rischia una multa salata. Per quanto riguarda il percorso, le consiglierei di deviare per via Gioberti, visto che in via Manzoni ci sono banche e uffici oltre che i resti di un teatro romano, e la tariffa, visto il rischio di potenziali danneggiamenti, è più alta…… Ma è sicuro di non poter raggiungere il numero di cinquemila partecipanti? In quel caso è previsto uno sconto comitiva del 15% sulla tariffa, che permette di risparmiare qualcosina. Ovviamente la tariffa va maggiorata da imposta di transito e IVA del 21%».
Questo il fantomatico colloquio tra l’organizzatore di una manifestazione e un addetto della questura alla luce dei provvedimenti allo studio al Viminale dopo le vicende del 15 ottobre scorso a Roma.
Che l’Italia sembri sempre più un paese alla deriva non era necessario fosse confermato dalle cervellotiche iniziative di Roberto Maroni, peraltro immediatamente salutate con favore da parecchi suoi colleghi di maggioranza, che della democrazia hanno un concetto assai confuso, mentre hanno chiare le idee su tutto ciò che può costituire occasione per far soldi. Ma, francamente, appare alquanto bizzarro che a partire dai prossimi giorni, con la scusa di scoraggiare il verificarsi d’incidenti come quelli di piazza S. Giovanni, si debba pagare, o nel migliore dei modi, prestare cauzione per esercitare un diritto previsto dalla Costituzione e cioè quello di “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (art.21), di cui l’organizzazione di un corteo fa sicuramente parte. Tra l’altro, anche l’articolo 17 della Carta riconosce il diritto inviolabile dei cittadini di riunirsi pacificamente e senz’armi, riunioni per le quali non è richiesta alcuna autorizzazione, ma solo un preavviso, riconoscendo alle autorità preposte la facoltà di divieto solo per comprovati motivi di sicurezza o di pubblica incolumità.
In questa prospettiva, le iniziative allo studio non solo appaiono prive di senso, ma anche in palese violazione dei principi di democrazia che governano la Repubblica, il cui funzionamento non può essere messo in discussione sull’onda emotiva di una generale indignazione per i disordini e i fatti esecrabili che si sono verificati alcuni giorni or sono.
E che le previste restrizioni trovino persino il plauso di personaggi come La Russa o Ferrara, che in una fase della loro vita sono stati molto vicini a chi nelle manifestazioni si abbandonava a pestaggi ed atti di violenza, è sinceramente sconcertante, poiché costoro dovrebbero sapere molto bene che i facinorosi, fortunatamente minoranza, sono sempre in agguato e non possono essere additati a pretesto per limitare l’esercizio delle libertà. Allo stesso tempo non è immaginabile né che l’espressione del pensiero divenga un diritto di censo – chi ha soldi può farlo, mentre è negato a chi non può pagare – né che s’inventino cervellotiche e ridicole diavolerie per permetterne l’esercizio, una sorta di DASPO (divieto d’accesso alle manifestazioni sportive) per gli scioperi: come se non bastasse quanto sino ad oggi è stato fatto per rendersi universalmente ridicoli, ci mancherebbe la "tessera dello scioperante” per far ridere persino i Marziani.
Spiace in ultima analisi che idee così balzane frullino nella testa di un personaggio come Roberto Maroni, che, nonostante leghista, ha evidenziato in parecchie occasioni di avere un certo buon senso. A meno che e com’è inevitabile, la frequentazione prolungata di certi ambienti malati non abbia irrimediabilmente infettato il ministro, facendogli perdere il senso della misura e della realtà.
Poliziotto di servizio: «In quanti siete? Qual è il percorso che contate di fare?».
Manifestante: «Guardi non ho un’idea precisa….. Spereremmo d’essere in tanti….. Mille, duemila. In quanto al percorso, il corteo partirà da piazza Roma e si concluderà in piazza della Libertà, passando per Corso Garibaldi, Via Manzoni e Via Nazionale».
Poliziotto di servizio: «E beh!, c’è qualche problema. Intanto sui numeri dovrebbe essere più preciso: sa, si paga a testa e qualora dichiarasse un numero di partecipanti inferiore a quelli che saranno contati, lei rischia una multa salata. Per quanto riguarda il percorso, le consiglierei di deviare per via Gioberti, visto che in via Manzoni ci sono banche e uffici oltre che i resti di un teatro romano, e la tariffa, visto il rischio di potenziali danneggiamenti, è più alta…… Ma è sicuro di non poter raggiungere il numero di cinquemila partecipanti? In quel caso è previsto uno sconto comitiva del 15% sulla tariffa, che permette di risparmiare qualcosina. Ovviamente la tariffa va maggiorata da imposta di transito e IVA del 21%».
Questo il fantomatico colloquio tra l’organizzatore di una manifestazione e un addetto della questura alla luce dei provvedimenti allo studio al Viminale dopo le vicende del 15 ottobre scorso a Roma.
Che l’Italia sembri sempre più un paese alla deriva non era necessario fosse confermato dalle cervellotiche iniziative di Roberto Maroni, peraltro immediatamente salutate con favore da parecchi suoi colleghi di maggioranza, che della democrazia hanno un concetto assai confuso, mentre hanno chiare le idee su tutto ciò che può costituire occasione per far soldi. Ma, francamente, appare alquanto bizzarro che a partire dai prossimi giorni, con la scusa di scoraggiare il verificarsi d’incidenti come quelli di piazza S. Giovanni, si debba pagare, o nel migliore dei modi, prestare cauzione per esercitare un diritto previsto dalla Costituzione e cioè quello di “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (art.21), di cui l’organizzazione di un corteo fa sicuramente parte. Tra l’altro, anche l’articolo 17 della Carta riconosce il diritto inviolabile dei cittadini di riunirsi pacificamente e senz’armi, riunioni per le quali non è richiesta alcuna autorizzazione, ma solo un preavviso, riconoscendo alle autorità preposte la facoltà di divieto solo per comprovati motivi di sicurezza o di pubblica incolumità.
In questa prospettiva, le iniziative allo studio non solo appaiono prive di senso, ma anche in palese violazione dei principi di democrazia che governano la Repubblica, il cui funzionamento non può essere messo in discussione sull’onda emotiva di una generale indignazione per i disordini e i fatti esecrabili che si sono verificati alcuni giorni or sono.
E che le previste restrizioni trovino persino il plauso di personaggi come La Russa o Ferrara, che in una fase della loro vita sono stati molto vicini a chi nelle manifestazioni si abbandonava a pestaggi ed atti di violenza, è sinceramente sconcertante, poiché costoro dovrebbero sapere molto bene che i facinorosi, fortunatamente minoranza, sono sempre in agguato e non possono essere additati a pretesto per limitare l’esercizio delle libertà. Allo stesso tempo non è immaginabile né che l’espressione del pensiero divenga un diritto di censo – chi ha soldi può farlo, mentre è negato a chi non può pagare – né che s’inventino cervellotiche e ridicole diavolerie per permetterne l’esercizio, una sorta di DASPO (divieto d’accesso alle manifestazioni sportive) per gli scioperi: come se non bastasse quanto sino ad oggi è stato fatto per rendersi universalmente ridicoli, ci mancherebbe la "tessera dello scioperante” per far ridere persino i Marziani.
Spiace in ultima analisi che idee così balzane frullino nella testa di un personaggio come Roberto Maroni, che, nonostante leghista, ha evidenziato in parecchie occasioni di avere un certo buon senso. A meno che e com’è inevitabile, la frequentazione prolungata di certi ambienti malati non abbia irrimediabilmente infettato il ministro, facendogli perdere il senso della misura e della realtà.
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