lunedì, ottobre 17, 2011

Incidenti di Roma: un salto nel passato

Lunedì, 17 ottobre 2011
Il dubbio s’insinua per bocca di Carmelo Briguglio, vicecapogruppo di Fli a Montecitorio ed ex membro del Copasir, il comitato di controllo sui Servizi segreti: «Dinanzi a un disegno eversivo che è stato organizzato e preparato da estremisti e black bloc che hanno messo a ferro e fuoco Roma, unico caso in Europa, la domanda è d'obbligo: ma che hanno fatto i nostri Servizi segreti, quelli alle dipendenze di Gianni Letta? Dov’era la nostra elefantiaca intelligence, quella che cucina per il Copasir rapporti periodici di dubbia utilità? Il dottor Letta informi il Parlamento e il Paese». E anche per Francesco Rutelli dell'Api «la prevenzione degli apparati investigativi verso i teppisti e i delinquenti è stata insoddisfacente».
Queste le considerazioni dell’ultim’ora sulla manifestazione degli "indignati" svoltasi a Roma il 15 scorso e conclusasi con atti di violenza inaudita, perpetrati da un nutrito gruppo di delinquenti organizzati di cui s’ignora la provenienza ma non la finalità: sabotare una massiccia manifestazione di popolo contro l’indecente politica economica e sociale attuata dal nostro governo, scandita da equivoche scelte di sostegno ad una finanza speculativa senza freno e senza regole. Una finanza che oramai detta legge ed impone ai governi dei paesi occidentali, senza eccezione alcuna, ricatti insostenibili, sotto forma di minacce di destabilizzazione economica pur di poter continuare indisturbata le proprie criminali operazioni di arricchimento. E così il denaro pubblico, quello estorto ai cittadini con tasse e gabelle in nome di un risanamento sempre più difficile da realizzare, deve essere convogliato a sostegno delle banche, per evitare che il tracollo di qualcuno di questi santuari inneschi un effetto domino con conseguenze terrificanti sul risparmio e la stabilità economica e politica.
E’ una sorta di cane che si morde la coda. Da una parte gli ingenti indebitamenti di bilancio degli stati, costretti a finanziare la spesa con l’emissione di titoli pubblici a rendimenti sempre più appetibili, ma che erodono gli introiti aggiuntivi frutto delle manovre; dall’altro le banche che sottoscrivono quei titoli, che con il passare dei giorni si rivelano sempre più carta di valore decrescente o, come nel caso dei titoli del debito greco, vere e proprie cambiali senza valore per il rischio default dell’emittente.
In altri termini, la crisi mondiale in atto, segnata anche da una stagnazione della crescita economica, sta rivelandosi sempre più una crisi di modello di sviluppo; una crisi in cui l’eccesso di mercato ha generato un far west finanziario senza precedenti.
E allora gli “indignati”, quel popolo eterogeneo fatto di precari, operai in pericolo di perdere il lavoro, cassintegrati, ex ceto medio, poveri sempre più numerosi, che reclamano una svolta decisa delle politiche dei governi, maggiormente orientate al sostegno dei deboli ed allo sviluppo, ha deciso di protestare, di sfilare per le vie di Roma per testimoniare con la partecipazione la sofferenza e l’insostenibilità della situazione.
In Italia, contrariamente a quanto è accaduto negli altri paesi, la mobilitazione aveva certamente anche una connotazione particolare, una protesta ancora più sentita verso un apparato politico di maggioranza ostaggio di un presidente del consiglio screditato all’inverosimile, che s’ostina a restare al suo posto forte di alchimie da mercato delle vacche, che gli garantiscono il sostegno del parlamento, sebbene travolto da scandali inqualificabili.
Ma sabato è successa qualcosa che era già nell’aria, qualcosa che ci ha improvvisamente trascinati indietro nel tempo, negli anni in cui una certa politica malata di golpismo strisciante si avvaleva del terrore e di forze oscure destabilizzanti per rendere credibile la propria permanenza al potere e allontanare le ipotesi di ricambio.
Bande di delinquenti organizzati ha stravolto il senso di quella protesta, infiltrandosi nello sterminato corteo, per seminare il panico, dando vita ad azioni di guerriglia urbana e di scontri con le forze dell’ordine al solo scopo di screditare la protesta pacifica e far passare per essenziale la permanenza di quei politici contestati, autori colpevoli della vessazione del popolo. Questo, d’altra parte, è un paese in cui storicamente servizi deviati e frange estremiste della reazione sono andati a braccetto con azioni criminali organizzate per intimidire i cittadini: Piazza Fontana, Piazza della Loggia, l’Italicus, tanto per citare alcune delle stragi attribuite troppo in fretta a presunti movimenti eversivi di sinistra, sono stati episodi di terrorismo in cui lo stato non era esente da gravissime responsabilità e di cui l’unica certezza sono stati i morti innocenti sacrificati in nome di un mistificato senso dell’ordine e della democrazia.
La prova di quanto questi sospetti siano vicini alla verità è riscontrabile nelle elucubrazioni di parte rilevabili in alcuni quotidiani di oggi, nei quali i persuasori occulti, incuranti delle prese di distanza di tutte le forze politiche, non hanno esitato a gettare l’ombra di una regia dei maitre à penser della sinistra dietro gli incidenti accaduti. Naturalmente s’è trattato dei soliti propagandisti dell’informazione, dei domestici della reale casa, maestri del fango e, essi stessi, personaggi di fango incapaci di obiettività e di deontologia.
Certo è che non saranno né le spregiudicate illazioni di quattro strilloni né la canagliesca azione di altrettanti delinquenti a modificare l’evidenza: il popolo è stanco e ogni giorno che passa è sempre più esasperato da una situazione nella quale, qualunque sia l’origine delle patologie del sistema, ha la certezza di esser chiamato a pagarne il conto.

(nella foto, un momento dei gravissimi disordini registrati alla marcia degli "indignati" del 15 scorso)

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