Comici e profetti spazzatura
L’avevamo previsto e si sta verificando. L’avvento di Silvio
Berlusconi in politica ha generato un imbarbarimento etico e morale senza
precedenti, le cui conseguenze non si sono certo estinte con l’uscita di scena
– ancorché non definitiva – del pernicioso personaggio. I disastri consumati da
Forza Italia prima e PdL dopo, in combutta con il movimento di pagliacci e
malfattori della Lega, richiederanno anni di impegnativi interventi di
risanamento dagli esiti incerti, in un corpo sociale che difficilmente riuscirà
a rimarginare le gravissime ferite inferte alla democrazia ed al senso di
fiducia su cui si regge l’identità nazionale.
E’ prova di questo sconquasso il proliferare degli scandali
che ogni giorno emergono a livello politico; il ricorso obbligato ad un governo
tecnico di salvezza nazionale sempre più costretto all’assunzione di misure
impopolari che sembrano solo vessare il Paese, quantunque motivate da una crisi
internazionale che non pare dar tregua; la spaventosa crescita della disaffezione
di una rilevante fetta del corpo elettorale dalla politica; la discesa in campo
ed il successo di nuovi personaggi, che con la politica nulla hanno a che
vedere, ma che rappresentano il sintomo pericoloso di un qualunquismo deleterio,
capace solo di speculare sul disgusto generalizzato che s’è impadronito dei
cittadini.
Questo disastro è la concimaia in cui squallidi predicatori
senza idee, infarciti come maleodoranti hamburger di slogan nichilisti, hanno
posto le radici e rischiano di catalizzare un consenso disperato verso un domani
senza futuro.
Beppe Grillo, comico al secolo, politico fai da te
dell’ultima ora, guitto da teatrino ambulante nella vita, è l’esempio più
significativo di questo new deal della politica nostrana. Un personaggio che
con le sue mille buffonate da pubblica piazza, magari capace di colpire al
cuore dei vizi italici, ma incapace d’esprimere una proposta compiuta, ha
scatenato da tempo l’assedio al giardino d’inverno della svergognata politica
tradizionale ed è riuscito a convogliare alla sua causa un numero considerevole
di lobotomizzati in crisi irreversibile di disperazione, convincendoli che la
denuncia farneticante di certe malefatte sia la ricetta pret-à-poter per
rilanciare l’Italia e farla risorgere dalle ceneri della distruzione
berlusconiana. Così, pur di apparire convincente il personaggio non si ferma
neanche davanti alle battute da cerebroleso e asserisce che la «mafia non ha mai strangolato i suoi clienti,
limitandosi a prendere il pizzo» nel tentativo di far passare per
sanguisuga un governo, che sicuramente sta commettendo grossolani errori di
valutazione nel gravare di tasse e balzelli i cittadini, ma che per evitare il
default del Paese è stato costretto a varare misure straordinarie e senza
precedenti.
Francamente pur non amando il governo Monti e pur divergendo
dalle sue scelte, non ce la sentiremmo di preferire un regime mafioso ad un
esecutivo pur vorace e persecutorio e
questo non per scelta di legalità, quanto per il rispetto che è comunque dovuto
a tuti coloro che nella lotta onesta e senza macchia al crimine organizzato ci
hanno rimesso la vita. E non sarà certo la sortita dell’idiota di turno né
l’applauso di una congrega di senza cervello che potrà cancellare il valore di
quel sacrificio, anche se quella congrega dovesse conquistare in un confronto
elettorale, sull’onda del qualunquismo più becero, il 10% dei consensi.
Piuttosto l’escalation di Grillo e della spazzatura che si
trascina dietro dovrebbe spingere la politica vera al classico colpo di reni,
all’uscita da un oscurantistico isolamento in cui sembra essersi chiusa. Non è
infatti possibile trincerarsi nelle sceneggiate dei veti incrociati su riforma
del mercato del lavoro, liberalizzazioni, tagli della spesa improduttiva,
tassazione di solidarietà dei grandi patrimoni, varo di una nuova legge
anticorruzione ed altri essenziali provvedimenti di riforma, poiché questi veti
puzzano troppo di difesa del privilegio o escamotage tese a salvare dalla
galera quel Silvio Berlusconi che non ha esitato a massacrare lo stato pur di
fare i propri porci comodi. Quest’andazzo, orchestrato proprio dalle indomabili
falangi berlusconiane, finiscono per dare ragione a chi ha gioco facile nel mettere
la politica, quella vera e seria, nel tritacarne del qualunquismo cieco.
Se oggi il governo Monti è costretto a varare un’imposizione
sulla proprietà immobiliare è perché qualche sprovveduto saccente populista ha
deciso di cancellare l’ICI sulle seconde case, pensando evidentemente più alle
sue numerose proprietà in Sardegna che al fabbisogno dell’erario e al deficit
di bilancio dello stato. E che adesso le stesse compagini politiche che avevano
già pensato di reintrodurre una tassa che desse ossigeno ai comuni dal 2014,
l’IMU, si scaglino contro questa imposizione sol perché anticipata all’anno in
corso, francamente non può che provocare sdegno. Questo camaleontico
comportamento politico non può certo stimolare o giustificare la condivisione
delle farneticazioni grilline.
«La politica è la cura
della Polis, la difesa dell'interesse dei cittadini è qualcosa di nobile. Se la
mafia uccide le persone – ha dichiarato Pina Maisano, vedova dell’imprenditore
Libero Grasso ucciso dalla mafia per non aver pagato il pizzo - la corruzione e la cattiva politica uccidono
il Paese. Io personalmente non ho ricette, ma quello di Grillo mi sembra
davvero un modo di fare politica pressappochista e superficiale».
«Grillo non è per
niente stupido –ha commentato Fabio Granata del FLI - il suo messaggio è ancora più inquietante e assume il profilo di una
pericolosissima manovra elettorale verso determinati ambienti. La mafia cerca
sempre contenitori sui quali contarsi e pesare e in una fase di transizione
come questa, parole di comprensione e di sostanziale legittimazione verso “cosa
nostra” sono inquietanti e pericolose».
E mentre a causa di un qualunquismo opportunista senza senso
la Grecia è ormai ad un passo dall’abisso, l’Italia con Grillo e qualche predicatore
idiota si gode la sua eutanasia, senza orgoglio, idee e futuro.
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