Camerata Silvio: eia, eia, alalà!
Lunedì, 28 gennaio
2013
E’ una campagna elettorale
avvelenata, tra le peggiori che si ricordino nella storia democratica della
Repubblica. Ma il paradosso sta nel fatto che i veleni non provengono dalle
formazioni politiche estreme, quelle di nuova formazione nate sull’onda del
malcontento diffuso e della contestazione dura alle misure imposte dal governo
dei professori o dalla cosiddetta antipolitica. I veleni sono il prodotto
derivato di quel mai risolto conflitto d’interessi che vede Silvio Berlusconi
sferrare quotidianamente colpi di maglio al civile confronto elettorale, nella
vana speranza di risalire la china di un consenso probabilmente compromesso per
sempre.
Dunque, non Grillo, con i suoi
toni dissacratori e irridenti, non la destra storica di Storace o Alemanno o La
Russa, non la sinistra di nuova composizione alternativa al PD. Chi alza i toni
e esacerba gli animi è quel Silvio Berlusconi che tenta in ogni modo di
strappare consensi agli avversari o alle frange dell’estremismo nostalgico per
non affondare definitivamente e finalmente vedersi costretto a pagare il fio
delle sue malefatte, senza compromessi e sconti dovuti al peso del suo ruolo
politico.
Ieri “Giornata della Memoria”. Sul binario 21 della stazione di Milano è
prevista una manifestazione che ricordi agli Italiani i misfatti razziali di
cui si rese complice il regime fascista di Benito Mussolini. Il Cavaliere non
rinuncia all’opportunità di trasformare la cerimonia di commemorazione in un’occasione
di propaganda elettorale e dichiara: «Il
fatto delle leggi razziali è stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini,
che per tanti altri versi invece aveva fatto bene. L’Italia non ha le stesse
responsabilità della Germania. Ci fu una connivenza che all’inizio non fu
completamente consapevole». Poi, come è suo rodato costume, di fronte alle
durissime reazioni di leader politici, intellettuali,
esponenti della comunità ebraica e persino della Chiesa, cerca di correggere il tiro ed afferma: «Non ci può essere alcun equivoco sulla
dittatura fascista, lo ribadisco, anche se pensavo che questo dato fosse chiaro
per tutta la mia storia politica passata e presente. Sono un storico amico d’Israele».
Ma lo scempio è compiuto e invano alzerà la voce contro la valanga di dure
polemiche che ha scatenato con le sue improvvide esternazioni, tacciando di «speculazioni elettorali» le critiche dei
suoi avversari.
La questione, che rappresenta l’ennesimo
scivolone di un leader senza ritegno e che in tutta evidenza ha completamente
perso il senso della misura, s’inquadra nella disperata strategia di tentare
con ogni mezzo di risalire la china di una disfatta politica foriera di ben
altre conseguenze. Quantunque sia noto che il Cavaliere ami il colpo ad effetto,
- convinto com’è che il far parlare di sé, anche ponendosi al centro di vivaci
polemiche, giovi a mantenere viva l’attenzione sul suo nome, - nel frangente il
tentativo è condotto con un cinismo ed una disinvoltura tali non consentire
giustificazione alcuna, poiché la speranza di convogliare un pugno di voti allo
sbando ed alla ricerca di una nuova identità non può certo consentire di
assolvere un regime perverso, una dittatura liberticida, una tirannia
casualmente forse meno crudele ma non esente dall’essersi macchiata di
gravissimi crimini contro l’umanità al pari del nazismo. Pretendere di assolvere
anche parzialmente il fascismo e le pratiche criminali di Benito Mussolini
sulla base di presunte mancanze di consapevolezza piena delle connivenze con un
alleato dedito allo sterminio sistematico di milioni di vite umane, rende per
certi versi ridicolo ogni tentativo assolutorio e ancora più fosca l’immagine
storica del Duce, l’immagine di un personaggio che, obnubilato dalla sfrenata
sete di potere, non avrebbe persino realizzato il senso degli orrendi misfatti
che venivano compiuti per ragioni abiette dal suo alleato e con la sua complicità. «Le
dichiarazioni rilasciate di Silvio Berlusconi appaiono non solo superficiali e
inopportune - ha affermato Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle
comunità ebraiche italiane, - ma, là dove
lasciano intendere che l'Italia abbia deciso di perseguitare e sterminare i
propri ebrei per compiacere un alleato potente, anche destituite di senso
morale e di fondamento storico. Le persecuzioni e le leggi razziste italiane ebbero origine ben prima della guerra
e furono attuate in tutta autonomia sotto la piena responsabilità dal regime
fascista».
Non di diverso tenore le
dichiarazioni dei principali leader delle forze politiche, che unanimemente
hanno stigmatizzato quello che appare sempre più lo scriteriato tentativo di protagonismo
di un uomo a corto di argomenti ed affetto da un’irreversibile deriva morale, che
lo fa abbandonare per improvvisazione all’esternazione di paradossali quanto allucinanti
imbecillità.
Pensare di accattivarsi una quota
d’elettorato con argomenti come questi è, d’altra parte, il chiaro sintomo che
la disperazione ha drammaticamente accorciato l’orizzonte e il debito di
lucidità s’accresce spaventosamente ogni giorno che passa. A ben considerare,
infatti, ci sarebbe da chiedersi chi consigli il politico Berlusconi di sortite
così autolesioniste, poiché il dissenso e lo sdegno che generano le polemiche
innescate su argomenti come quelli in questione superano di gran lunga l’effetto
popolarità sperato; anzi disvelano lati inediti di una personalità che, del
rispetto delle regole di civiltà, ha idee
profondamente discutibili se non meritevoli di condanna senza attenuanti.
Certo è che, comunque s’intenda
valutare la vicenda, alla quale non è da escludere possano seguire ulteriori
alzate d’ingegno del personaggio, la questione conflitto d’interessi dovrà
trovare una definitiva soluzione, qualunque sarà la componente politica che
uscirà vincitrice del confronto elettorale, poiché non è più possibile
riconoscere diritto di parola e di cittadinanza a chi dell’etica e della morale
fa carne di porco pur di raggiungere i propri inconfessabili obiettivi.
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