Esagerare con il vino della messa
Lunedì, 21 gennaio 2013
«Ha perfettamente ragione Berlusconi quando definisce il comunismo una
vergogna ed un crimine contro l'umanità. Peccato che questa logica tanto
elementare non venga compresa da tanta gente, cattolici inclusi e persino da
elementi giovanili di alcune Autorità che andrebbero redarguiti. Il comunismo è
un regime barbaro, che blocca la libertà di pensiero, tappa le bocche, rende
l'uomo schiavo, uccide chi la pensa diversamente.
Insomma, il comunismo è un regime ateo, pagano, satanico (al pari del
nazismo) in quanto pone la materia sopra lo spirito e pensa che l'uomo possa
essere soddisfatto e contento di un tozzo di pane.
E' questa la vera uguaglianza? No. Uguaglianza significa possibilità
reale che tutti possano partire alla pari senza scorciatoie e favori, ma alla
fine vinca il migliore.
Il comunismo, al contrario, è una gabbia ed ha fallito storicamente
ogni volta ed in ogni posto dove ha governato. Da questo punto di vista
Mussolini è stato meno cruento e il regime Fascista una dittatura blanda
rispetto al Comunismo.
E veniamo ai cattolici. Il cattolico, se rispettoso della Chiesa e del Magistero, mai potrà appoggiare
i comunisti, male ideologico della umanità e peste del secolo, come insegnavano
grandi Papi. Esiste ed è operante, una scomunica, ma revocata, contro la turpe
ideologia comunista, ma anche contro chiunque si renda promotore o propugnatore
di questa aberrante ideologia.
Per questo cari cattolici: evitate il comunismo e se potete, correggete
fraternamente. Stesso discorso vale per i nazisti, che vanno corretti ed educati.
L'umanità non deve mai più avere ideologie criminali del genere».
Abbiamo voluto pubblicare
integralmente l’articolo a firma di Bruno Volpe su Pontifex.it del 16 gennaio, dal titolo Comunismo, crimine contro l'umanità. I cattolici non possono
appoggiarlo, a testimonianza dei gravissimi pregiudizi che vive la Chiesa
di oggi e delle altrettanto gravi ingerenze che perpetra costantemente nella
vita dei cittadini.
Parlare di comunismo nell’era
moderna ed implicitamente attribuire le sue aberrazioni all’ideologia della
sinistra occidentale costituisce un falso storico. Nella sua impostazione la
breve in questione si rivela un mezzo volgare di propaganda tesa a turbare con
argomentazioni farneticanti l’esito delle prossime consultazioni elettorali
nazionali, attraverso la diffusione di gratuiti quanto infondati richiami a concetti morali, persino antitetici all’essenza
del cattolicesimo cui si dovrebbe presumere ispirato il pennaiolo di Pontifex, che difficilmente possono
risultare condivisibili.
Anzi, dalla descrizione che viene
fatta dei pericoli incombenti con l’epoca di un comunismo improbabile e di
maniera e dal contraltare che emerge dal delirio astioso di Volpe, si disvela senza volere una concezione del cattolicesimo truffaldina e mistificatrice, che dovrebbe
indurre alla rinnovata apoteosi dell’eterno imbroglio della supremazia dello
spirito sulla materia, che da secoli costituisce il nocciolo della cultura
clerico-fascista della Chiesa: più facile che il cammello passi per la cruna
dell’ago che s’aprano le porte del paradiso per un ricco. Ma l’affermazione,
valida erga omnes, dove per omnes si intenda
la gente comune e non certo il fior di filibustieri che la Chiesa annovera
tra coloro che hanno varcato il soglio di Pietro, trova immediata smentita in
quella tesi, tutta laica, secondo la quale è in errore chi pensasse che l’uomo
possa sentirsi soddisfatto e contento di un semplice tozzo di pane.
L’invasato Volpe, preso com’è
dalla vis accusatoria non si ferma a riflettere sulle idiozie che vomita a
raffica. Lo sdegno interiore che di lui s’è impadronito come i fumi dell’alcol
di un avvinazzato abituale lo inducono anzi a porsi il quesito se la conquista
del tozzo di pane possa ritenersi vera eguaglianza. La domanda è retorica e la
risposta è già nel suo difettoso caricatore ideologico. L’uguaglianza sta nella
partenza, nella sussistenza delle pari opportunità che godono tutti gli esseri
umani i quali, guarda caso – ma meglio sarebbe da dire per virtù dello Spirito Santo
– si autoselezionano, consegnando la vittoria al migliore.
E’ del tutto inutile rilevare che
Volpe, probabilmente giunto alla fine della bottiglia, si senta a questo punto
come in un transfert, traghettato in un mondo surreale più che ideale in cui l’eguaglianza
è un bene apodittico e, dunque, la selezione è solo frutto dell’esplicitazione
delle vocazioni individuali. Se così non fosse, c’è il sospetto che abbia
esagerato nella lettura dei saggi di eugenetica di quel Josef Rudolf Mengele,
passato alla storia per gli studi sul
fondamento biologico dell'ambiente sociale, oltre che per gli incredibili
misfatti compiuti nei campi di sterminio nazisti. Né nella rozza esposizione che
fa sul comunismo, peste del secolo, e sui suoi aberranti effetti sulla vita di
quanti abbiano sperimentato quel regime si pone mai il dubbio se un sistema
basato su una maggiore giustizia sociale, sull’eguaglianza difronte alla legge,
sulla sussistenza delle opportunità di integrazione e promozione sociale, sul
rispetto e l’equidistanza tra Chiesa e stato, sulla negazione dei privilegi di
casta e quant’altro costituisca l’essenza di una democrazia sociale, ovviamente
mondato dai miti sui bambini consumati a colazione, sia preferibile alla falsa
eguaglianza intrisa d’opportunismi e solidarietà di facciata che
sperticatamente difende. Volpi non ha dubbi, ma solo certezze, al punto che
persino Mussolini è promosso cherubino: qualche carico di carne umana stipato
in carri bestiame ed inviato all’amico Adolf in forma di presente non ne vorrà offuscare
di certo la memoria. Prossima mossa, la santificazione del buon Silvio da
Arcore, da raffigurare attorniato da tante “putte” se mai ci si dimenticasse
delle tante opere pie alla congregazione delle Olgettine.
Francamente sostenere che la
sinistra occidentale rechi in sé il germe di un totalitarismo barbaro tendente
alla privazione delle libertà individuali ed alla mortificazione della libertà
di pensiero e d’azione ci pare più il frutto di un’allucinazione maligna che
non una risultanza basata su dati di fatto. C’è piuttosto da sottolineare che i
mali imputati dal frastornato Volpe ai sostenitori di un’ideologia maggiormente
egualitaria, sono stati piuttosto i tarli velenosi del berlusconismo e del
ventennio in cui la peggiore feccia della società nazionale è venuta a galla,
spinta dal disfacimento dei valori tradizionali, quei valori sovente derisi e
calpestati dalla banda di delinquenti che s’è impadronita delle istituzioni ed
ha cercato, con ogni espediente, di trasformare la società italiana in una
putrida palude di malaffare, nella quale far trionfare i più esasperati egoismi
e biechi interesse di casta.
Fortunatamente, gli Italiani è da
tempo che si sono affrancati dalla schiavitù ideologica di una Chiesa di fine
serie, in cui i ciarlatani come Volpe, novelli Savonarola in credito di
lucidità, lasciano il tempo che trovano e sono relegati al ruolo di megafoni
rochi dell’integralismo più becero e
reazionario fine a se stesso.
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