Innovazione tecnologica e progresso del Sud
Mercoledì, 16 gennaio
2013
Mentre alcune ore fa denunciavamo
l’ennesima iniziativa cervellotica della nostra pubblica amministrazione, cioè
quella di imporre l’iscrizione scolastica d’ogni ordine e grado esclusivamente
per via telematica, con tutto ciò che implica per i tanti che non abbiano nel
nostro paese dimestichezza con un computer o non lo possiedano affatto, ecco
che sul fronte del servizio di connessione internet – gravemente carente in
vastissima parte delle aree geografiche nazionali, come rilevato, – arriva l’ennesima notizia
scoop: a partire da oggi entrano in funzione i nuovi servizi Tim “ultra
internet 4G” in otto città e in sette località turistiche italiane.
Il sistema, che permette la
trasmissione dati con una velocità fino a 100 Mbit/s in download e fino 50
Mbit/s in upload, consentendo la fruizione di servizi innovativi e contenuti
multimediali anche in mobilità, come il video streaming in HD, a tutti i possessori
di apparati mobili con tecnologia LTE rappresenta certamente un salto di
qualità notevole nella velocità di connessione, - sebbene tutto da verificare sul
campo, dato che le bufale dell’alta velocità consentita dal precedente 3G sono
ancora riscontrabili in modo diffuso. E’ infatti probabile che, come al solito,
ci si trovi difronte al consueto scoop pubblicitario, che giustificherà ritocchi
al rialzo delle tariffe senza un tangibile beneficio per l’utenza, visto che il
vecchio 3G difficilmente ha fatto rilevare le velocità di
connessione dichiarate dai gestori. D’altra parte e sino a quando l’Autorità di
controllo Agcom si renderà connivente, consentendo ai gestori di telefonia di
apporre nei contratti di erogazione del servizio la micidiale dicitura “con velocità di connessione sino a…..”,
le compagnie avranno buon gioco nello spacciare per innovative tecnologie a
maggior costo prive di effettivo valore aggiunto rispetto a quelle precedenti.
In buona sostanza, è proprio in virtù di quella apparentemente cautelativa
dicitura che i gestori invogliano alla sottoscrizione di contratti dalle
magiche virtù, ma che, nei fatti, divengono inattaccabili qualora le prestazioni
del servizio si rivelino persino al disotto della decenza.
Ma quantunque non sarebbe
giustificabile rifiutarsi di aprire all’innovazione tecnologica sol perché i
suoi vantaggi si rivelano più virtuali che effettivi, al cospetto di queste
nuove opportunità si pone legittima la domanda sul perché non vengano destinate
analoghi sforzi e risorse per migliorare l’efficienza dell’esistente. In altri
termini, ci si chiede quale sia il senso di investimenti in tecnologia 4G
quando l’Adsl, quella che dovrebbe correre sul filo telefonico di casa e permettere la connessione di un qualunque
computer, è ancora un miraggio per la maggior parte dei cittadini. Francamente
ci pare che l’operazione faccia il paio con quella pagliacciata del ponte sullo
Stretto di Messina, - opera faraonica costata miliardi di euro solo per la
progettazione e mai realizzata e da più parti auspicata come simbolo di una
modernità irrinunciabile e della continuità territoriale effettiva tra la
Sicilia e lo Stivale, mentre per percorrere in treno la tratta Siracusa-Catania
di appena 56 km, nella migliore delle ipotesi, occorrono ancora 70/80 minuti e circa
300 minuti per i 170 km che separano Catania da Palermo.
C’è l’evidente rischio che la
rinuncia a dirottare investimenti per l’ammodernamento dell’esistente piuttosto
che per l’introduzione di nuove tecnologie, ancorché funzionanti e peraltro a
vantaggio di pochi eletti, acuisca sempre più il divario sociale ed economico
tra nord e sud del paese, dato che storicamente è al nord che le innovazioni
trovano prioritariamente allocazione ed il sud è sovente la discarica di quell’obsolescenza
tecnologica che allarga l’atavico gap del sud con il resto dell'Italia e dell'Europa.
Un riscontro di questa politica
miope ci proviene dalle scelte operate nell’ambito del piano nazionale dei
trasporti: Salerno-Reggio Calabria ancora da ultimare, con il rischio che, a
lavori compiuti, l'opera sarà già obsoleta; alta velocità ferroviaria limitata al
capolinea di Napoli; cancellazione dei treni a lunga percorrenza nord-sud;
blocco dei finanziamenti per il completamento di progetti autostradali già avviati (si veda la strategica
CT-SR-Gela bloccata a Rosolini, senza alcun sentore di eventuale ripresa dei
lavori) e così via.
In questo quadro, dunque, parlare
di tecnologie innovative, in un paese che si trascina il fardello delle incompiute
o degli appuntamenti mancati, non può che stimolare critiche dissacranti nei
confronti di una classe politica che appare più protesa all’occupazione del
potere che non al suo esercizio in difesa delle istanze di quei cittadini che
governa. La questione della connessione a banda larga ai servizi internet, in un
paese che pretende di ridurre la spesa pubblica attraverso uno snellimento
delle procedure, dei nodi burocratici e dei vecchi sistemi d’interlocuzione con
la sua pubblica amministrazione, diviene allora prioritaria al punto da non
poter essere lasciata all’arbitrio dettato dalla convenienza del singolo
gestore di telefonia, ma deve rientrare in un piano scadenzato di realizzazione
con specifici vincoli temporali.
Eludere questi imperativi non
solo costituisce il banco su cui valutare l’efficacia e l’insuccesso della
politica, ma nel lungo termine reca in sè insito il grave rischio di poter generare il germoglio di sommovimenti
sociali di portata incalcolabile, visto che il sud non sarà più disposto a
giocare il ruolo né di stampella alle esigenze di forza lavoro di una nuova
ripresa economica, che presto o tardi dovrà arrivare a partire dal ricco nord, né potrà rassegnarsi a
vivere sine die in condizioni di cittadinanza di serie B: le iniziative del movimento dei Forconi di qualche tempo fa sono state le punte dell'iceberg di questo pericoloso malessere. La politica è avvisata.
(nell'immagine, il plastico del ponte sullo Stretto di Messina)
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